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L'opinione

I dubbi di Marinoni: “Tutti vaccinati entro giugno? Slogan, se saremo bravi sarà fine anno”

Le maggiori perplessità sono sul reperimento del personale e sulla possibilità di vaccinare 24 ore su 24.

La Lombardia sta entrando nella fase decisiva della campagna vaccinale contro il Covid-19: sabato 6 e domenica 7 febbraio in fiera a Milano circa 2.500 volontari dell’Azienda regionale dell’emergenza urgenza hanno ricevuto la seconda dose del vaccino, durante una sperimentazione organizzata per individuare il percorso migliore per effettuare le inoculazioni in più punti del territorio regionale e 24 ore su 24, in modo da completare la campagna massiva entro il mese di giugno.

Una condizione anticipata da Guido Bertolaso, responsabile della campagna di vaccinazione anti-Covid in Lombardia e coordinatore della specifica unità di crisi, che aveva ordinato che venissero cronometrati i tempi impiegati dall’inizio al termine della singola somministrazione per capire quanti fosse possibile farne in una giornata.

La risposta è stata chiara: 3-4 minuti per la fase di anamnesi e altrettanti per l’inoculazione, con i quindici minuti di osservazione, invece, che sono stati esclusi dal calcolo.

Un’organizzazione che, al momento, non soddisfa pienamente il presidente dell’ordine dei medici di Bergamo Guido Marinoni che, a margine della pubblicazione dell’avviso pubblico per la creazione di un elenco di personale medico-sanitario volontario per l’attuazione del piano vaccinale, ha espresso tutte le sue perplessità.

I dubbi, innanzitutto, partono dalla capacità di reperire il necessario personale sanitario che possa fisicamente compiere tutte le fasi della vaccinazione, dall’accoglienza fino al rilascio del certificato.

Una criticità che la stessa Ats ha ammesso per bocca del direttore generale Massimo Giupponi e del direttore sanitario Carlo Alberto Tersalvi: “Le difficoltà di reperimento del personale sono evidenti – hanno sottolineato – Si stima che si metterà a disposizione circa il 2-3% del personale sanitario attivo”.

E anche i numeri raccolti da Marinoni nelle ultime due settimane non sono incoraggianti: “Tramite canali interni abbiamo sondato la disponibilità dei medici di mettersi a disposizione su base volontaria: solo in 15 hanno risposto affermativamente. I volontari purtroppo non possono risolvere il problema: per forza di cose daranno una disponibilità limitata, non potremo chiedergli la stessa attività di chi invece verrà retribuito. La volontà di collaborare c’è, ma piani e progetti vanno fatti con altre risorse umane, con i medici delle strutture sanitarie. La carenza di medici si farà sentire, inutile negarlo: dovranno fare la parte di anamnesi e di raccolta del consenso informato, oltre alla decisione se vaccinare in quel momento la persona e osservarne eventuali effetti indesiderati”.

Altro punto critico sono le tempistiche: “Vaccinare 24 ore al giorno la vedo un’operazione complicata, anche dal punto di vista organizzativo – sottolinea Marinoni – I medici attivi difficilmente chiuderanno gli studi, all’interno dei quali comunque dovranno avere a disposizione delle dosi per le somministrazioni. L’unica strada possibile è quella della vaccinazione nelle grandi strutture, ma se riusciremo a trovare professionisti per vaccinare 12 ore al giorno sarà già un successo. Obiettivo tutti vaccinati entro giugno? A mio avviso solo slogan, se saremo bravi possiamo ragionare entro la fine dell’anno”.

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