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L'esperto

Allarme a Bergamo, col lockdown sempre più ragazzi giocano d’azzardo online

Roberto Pominelli, psicologo e psicoterapeuta: "Una dipendenza che resta nell’ombra”

Il lockdown e la situazione di crisi economica e psicologica che si sta vivendo dall’inizio della pandemia hanno favorito il ricorso al gioco d’azzardo in Bergamasca.

É questo il quadro che Roberto Pominelli, psicologo e psicoterapeuta bergamasco da dieci anni specializzato nella dipendenza da gioco, traccia osservando un trend allarmante tra i suoi pazienti bergamaschi nel suo lavoro con il pubblico e il privato.

“Può sembrare un controsenso perché con le sale slot chiuse per le norme anti Covid e il divieto di uscire, si può subito pensare che non ci fossero occasioni per giocare e che, quindi, durante il lockdown ci potesse essere un calo del gioco d’azzardo. Ma non è così. Tutto il mondo, infatti, del gratta e vinci e del lotto, ad esempio, è sempre andato avanti ed era facile reperirlo. In particolare, è il gioco online che ha avuto un boom esponenziale“, spiega il dottor Pominelli.

É il mondo di internet che ha dato la possibilità a chi già era dipendente dal gioco di continuare ad alimentare il proprio desiderio ossessivo. Ma non solo. Ha offerto l’opportunità anche ai “neofiti” di dare inizio al gioco che, ben presto, può trasformarsi in compulsione e bisogno a cui è impossibile non rispondere.

E sono proprio i giovanissimi quelli che, durante il lockdown, hanno iniziato ad approcciarsi al gioco d’azzardo.

“Questo periodo di fermo obbligato in casa da soli ha fatto aumentare il numero dei giovani e dei giovanissimi nelle fasce d’età coinvolte dalla dipendenza, anche per quanto riguarda i minorenni, grazie alla loro capacità digitale e alla loro inclinazione verso i giochi online. L’età in cui il gioco è più diffuso è il tardo adulto, vale a dire i pensionati, sia uomini che donne, e poi ci sono i giovani. Perciò, mentre i ragazzi e le ragazze durante il lockdown hanno aumentato il loro gioco online, l’età più adulta ha continuato con quello che ancora era reperibile come il gratta e vinci e il lotto. Anche le scommesse a distanza hanno avuto un forte incremento”, continua Pominelli.

Molti si sono rivolti al gioco pensando di trovare la soluzione ai loro problemi economici aggravati dalla pandemia e, anche, una valvola di sfogo per la chiusura forzata in casa, la distanza degli affetti e la privazione della quotidianità e dei piccoli piaceri.

Ben presto, però, un semplice passatempo si può consolidare nella dipendenza. E diventa tale nel momento in cui si instaura il desiderio e la compulsione a trovare il gioco. Quando inizia ad entrare nella mente il pensiero che si vuole giocare di più, anche oltre le risorse economiche che si posseggono, arrivando a chiedere prestiti ad amici e conoscenti”, spiega lo psicoterapeuta.

“Attualmente solo nel mio studio privato a Bergamo ho in cura dieci persone, tra cui alcuni adolescenti. Purtroppo le persone dipendenti dal gioco d’azzardo sono difficili da intercettare e, quindi, da aiutare. Questo perché il training da gioco è diverso da quello per le sostanze, a partire dalla manifestazione degli effetti della dipendenza sul corpo che non sono così evidenti come per la droga o l’alcol. Si tratta, per lo più, di cambiamenti nel modo di comportarsi quotidianamente: chi è dipendente dal gioco, ad esempio, per lo più presenta stati di sofferenza acuta, irritabilità e continua preoccupazione verso un desiderio che supera tutto il resto, compresi gli affetti”.

Sono la famiglia e le persone vicine alla persona, quindi, che si devono accorgere di un comportamento anomalo e rivolgersi ai numerosi servizi pubblici presenti in Bergamo che si occupano nello specifico della dipendenza da gioco (guarda qui) e avviare una consulenza con uno specialista o un percorso con i gruppi di auto-mutuo-aiuto.

“Si tratta di una dipendenza che ancora rimane un po’ nell’ombra rispetto alla dipendenza di altre sostanze e questo perché, purtroppo, nel nostro mondo la cultura del gioco è molto radicata. La lotteria, la scommessa, il gratta e vinci fanno parte della nostra cultura e sono sempre disponibili. Bisognerebbe forse lavorare per invertire questo trend e favorire un pensiero diverso”, conclude Pominelli.

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