Giorgio berta

“Commovente quando per strada la gente mi chiedeva la riapertura del Donizetti”

Un cantiere che era una sfida. Un teatro che è un'istituzione. Giorgio Berta, presidente della Fondazione Teatro Donizetti racconta come ha vissuto questi mesi di restauro e ristrutturazione del teatro Donizetti.

Far quadrare i bilanci lo fa per lavoro e con grande passione, ma mettere insieme tutti i numeri di un cantiere come quello per il restauro del Teatro Donizetti non deve essere stato un compito facile. Non lo confida, ma qualche notte quel cantiere gli ha turbato il sonno e di giorno lo ha visto impegnato su molti fronti. Giorgio Berta, presidente della Fondazione Teatro Donizetti, racconta come è stata questa avventura epica di mettere mano ad un teatro che necessitava di interventi da decenni e che tutte le amministrazioni comunali hanno cercato di liberarsene al più presto.

Essere a capo di una Fondazione come la Donizetti non deve essere facile. Eppure, nonostante le tante paure delle passate amministrazioni pubbliche, lei è riuscito a chiudere il Donizetti restaurarlo nei tempi record e consegnarlo alla città. C’è un segreto o il fatto di avere una certa autonomia l’ha aiutata?

Nessun segreto o ragione particolare, salvo il fatto che hanno concorso una serie di situazioni o circostanze che hanno poi determinato questo risultato che io ritengo straordinario.

Quali sono queste circostanze?

Beh, un’organizzazione di persone di assoluto valore che hanno lavorato all’interno della fondazione, cito tutto il consiglio di amministrazione, il direttore generale Massimo Boffelli, e poi veramente tutte persone straordinarie. Mi piace citare anche le due aziende che hanno assunto l’Ati, la ditta Notarimpresa Spa e la Fantino Costruzioni Spa fatte di persone di qualità e di spessore. Ho avuto una certa autonomia, ma non è stato questo il successo, mi sono sempre confrontato in particolare con gli assessori Marco Brembilla e Nadia Ghisalberti, e soprattutto con il sindaco Giorgio Gori che ci hanno sempre dato il totale appoggio. Non è stata commissariata la Fondazione, tutte le scelte sono state condivise e ho sempre trovato pieno appoggio e devo riconoscerlo a tutti. Questo secondo me è stato uno dei motivi del successo di questa operazione.

Che sentimenti ha provato in questi mesi di cantiere? Non ha mai temuto di non farcela?

Temuto di non farcela spesso, speranza di farcela sempre. Sapevo con chi lavoravo, sapevo chi avevo alle mie spalle che mi dava tutta l’assistenza del caso, sapevo di essere sostenuto da tutte le persone che hanno condiviso con me questa avventura per cui c’erano tutte le condizioni straordinariamente concomitanti per portare a termine questo progetto. Vorrei solamente ricordare che a venti giorni dall’inaugurazione del Festival Donizetti abbiamo saputo che gli spettatori non avrebbero potuto entrare a teatro, che Placido Domingo non sarebbe potuto venire, grazie all’organizzazione soprattutto, questo bisogna dirlo chiaramente, di Francesco Micheli e tutto il suo staff siamo riusciti a fare un festival di cui hanno parlato tutti i giornali, siamo riusciti a creare una web tv attraverso la quale abbiamo permesso a più di duemila abbonati di assistere alle opere. Un risultato straordinario. Ha parlato di noi anche il Washington Post pare che non ci siano altri risultati che abbiano raggiunto gli stessi risultati.

Il Teatro Donizetti, il Sociale, il palatenda, vedrebbe bene un nuovo teatro, o un’arena estiva nella Bergamo Sud che si sta progettando? O sarebbe un azzardo?

Secondo me oggi non c’è l’esigenza. Noi abbiamo degli spazi che possono essere ampliati come il Lazzaretto. E poi non so francamente come evolverà l’offerta degli spettacoli all’aperto, perché oggi non è facile organizzarli, il rischio di perdere di ingenti somme è molto alto. Nessuno vuole più assumere questi rischi. Non lo vuole l’artista che comunque vuole il suo cachet, così come l’agente dell’artista e l’organizzatore, quindi il rischio ricade interamente sui chi possiede gli spazi e questo non è corretto. Prevedere degli spazi ad hoc forse l’investimento non vale l’operazione, credo che quelli che abbiamo potrebbero essere utilizzabili nel modo ottimale. Dobbiamo considerare poi che gli spazi che abbiamo, come il Teatro Donizetti, sarà utilizzabile per 11 mesi all’anno grazie al nuovo sistema di condizionamento.

C’è una data per una prossima inaugurazione aperta al pubblico o state aspettando la fine della pandemia?

L’inaugurazione è un evento talmente importante e rilevante che non lo deciderò solamente io, ma sarà decisa con il sindaco. Mi immagino un’inaugurazione in cui i bergamaschi possano essere presenti e possano partecipare direttamente, quindi come minimo bisognerà aspettare condizioni migliori quando le persone potranno circolare con una certa autonomia e tranquillità. Sarà una decisione presa dal sindaco perché il Teatro Donizetti va oltre l’autonomia della Fondazione e che investe anche degli interessi che vanno oltre quelli della Fondazione.

Riconsegna alla città il suo più bel teatro, che cosa vorrebbe dire ai bergamaschi?

Ai bergamaschi vorrei dire che li ringrazio infinitamente perché ci hanno sempre sostenuto, perché veramente non è un luogo comune se dico che per strada tanta gente mi ha sempre chiesto in questo periodo quando riaprivamo il teatro, perché tanti imprenditori e tante persone fisiche hanno sostenuto i lavori di restauro, perché nessuno mi ha mai chiuso la porta in faccia quando ho chiesto un contributo o una sponsorizzazione. Da questo punto di vista è stato veramente commovente la partecipazione della società, credo davvero che questo sia il teatro sia il teatro dei bergamaschi e se abbiamo realizzato questo risultato il merito è tutto loro.

Che cosa le ha lasciato questa esperienza? Le piacerebbe la guida di un’altra fondazione? Quale?

Questa esperienza mi ha arricchito, mi ha aiutato a capire tante cose, mi aiutato a gestire le relazioni che sono state complesse. Dopo di che: no, non ho nessuna intenzione di seguire un’altra fondazione o un altro incarico. Il sindaco mi ha dato questo mandato, io lo ringrazierò sempre perché ha permesso di legare il mio nome a quello della mia famiglia ad un avvenimento così importante. Sono fedele alla Fondazione Teatro Donizetti finché il mio mandato non scadrà. Non c’è spazio per un altro incarico importante, già ho portato via tanto tempo ai miei affetti, ho tanti libri da leggere e tanti dischi da ascoltare, e ho da recuperare tutta una serie di relazioni soprattutto familiari. Quando sarà terminato questo incarico magari se qualcuno me ne proporrà un altro altrettanto importante o che mi intrigherà non mi tirerò di certo indietro, ma per ora sto bene così.

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