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Sì dall'aifa

Covid, sì all’uso di anticorpi monoclonali: curano chi si ammala, ecco come

Il loro compito è impedire che il virus entri o che si replichi in maniera massiccia

L’Aifa, che è l’Agenzia italiana per il farmaco, ha dato il via libera all’uso di anticorpi monoclonali in Italia nella lotta al Covid. Ma cosa sono? Sono anticorpi sintetici, fabbricati in laboratorio e ottenuti da quelli naturali prodotti dai pazienti immunizzati, e servono per curare la malattia in fase precoce.

Il loro compito è impedire che il virus entri o che si replichi in maniera massiccia. Agiscono bloccando le strutture – come la proteina spike – che intervengono nella infezione delle cellule. Gli anticorpi monoclonali individuano siti molto specifici del virus: più siti riconoscono e maggiore è la loro efficacia. Per questo è preferibile usare una sorta di cocktail di anticorpi monoclonali.

Gli studi che stanno uscendo nelle ultime settimane parlano di una sostanziale efficacia nel ridurre le forme più gravi. Non prevengono le infezioni, non agiscono come i vaccini: vanno somministrati ai soggetti già infettati per impedire che si aggravino. La loro utilità è prevenire il passaggio alla forma più severa della malattia. Inoltre restano per qualche tempo circolanti nell’organismo.

La somministrazione prevede una infusione endovenosa di circa un’ora con un tempo di osservazione tra i 15 e i 30 minuti come nel caso dei vaccini.

Lo scudo contro il contagio dura solo qualche mese, non è certo efficace come quello del vaccino. Secondo gli esperti, i monoclonali vanno, dunque, utilizzati all’inizio della malattia, cioè entro 72 ore e non oltre 10 giorni da quando è stato riscontrato il coronavirus.

Risultano però poco efficaci quando il paziente ha sviluppato i sintomi più gravi. Ecco perché dovrebbero essere usati quanto prima, soprattutto in soggetti maggiormente a rischio di contrarre il Covid e di sviluppare la malattia nella forma più seria (anziani, diabetici, obesi, immunodepressi, ecc.).

L’Aifa ha approvato due tipi di monoclonali: gli americani Regeneron, mix di due anticorpi che abbatte la carica virale, ed Eli Lilly, che sarebbe in grado di ridurre la mortalità del 70%. Verso la primavera inoltrata dovrebbero essere disponibili anche quelli della Toscana Life Sciences. Costeranno circa 2.000 euro a dose che, secondo gli esperti, equivalgono a poco più di un giorno di ricovero, ma garantiscono la possibilità di garantire una terapia completa ai pazienti.

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