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L'intervista

Il vicequestore Murtas in pensione: “Nel cuore il Papa e l’Atalanta. Ora farò l’avvocato”

Arrivato a Bergamo dalla Sardegna nel 1984, non se n'è più andato: "La prima sera che ero qui ho guardato la città dalle Mura e me ne sono innamorato"

Otto ottobre 1984. Dalla sua Arbus (in provincia di Cagliari) un giovane ispettore 23enne di nome Angelo Lino Murtas arriva a Bergamo per prendere servizio nell’allora caserma Custra a Monterosso.

All’ingresso incontra un altro nuovo arrivato, l’agente Antonio Montinaro, colui che poi divenne capo della scorta del giudice Giovanni Falcone e venne ammazzato nella strage di Capaci del 1992. I due diventano subito amici e quella stessa sera vanno a cena insieme in Città Alta. Dalle Mura osservano il panorama e si innamorano all’istante della nostra città: “Era uno spettacolo mozzafiato per noi. Io ho giurato di non andarmene mai più. Era come essere di fronte a una bella donna”, ricorda Murtas.

E così è stato, perchè nonostante le varie esperienze in giro per l’Italia n, dal confine con la Svizzera a Lampedusa, è sempre tornato qui e nei giorni scorsi ha concluso la sua carriera in polizia con l’incarico di dirigente del commissariato di Treviglio.

Murtas

Vice questore, com’è cambiata la criminalità Bergamasca in questi 37 anni?

All’epoca ricordo che c’era il processo contro Prima linea. Poi tante rapine in banca e in posta, in particolare da parte della banda della Val Cavallina. E fiumi di droga. Eroina negli anni ottanta. Cocaina negli anni novanta, a causa di Escobar il prezzo calò e aumentò la diffusione. Ora invece molti reati si possono commettere rimanendo in casa e collegandosi a un computer per truffare qualcuno o prosciugargli il conto.

Anche l’attività delle forze dell’ordine si è evoluta?

Certo, a quei tempi lavoravamo molto con pedinamenti, appostamenti e confidenti. Non esistevano microspie o gps. Bisognava rimanere per lunghe ore in attesa e in osservazione, magari sperando in un passo falso del malvivente. Si lavorava più con l’intuito personale, con la propria sensibilità. Ora, con le nuove tecnologie, è tutto più semplice.

Lei è stato spesso anche allo stadio per l’ordine pubblico durante le partite dell’Atalanta. Qui come sono le cose rispetto ad allora?

Prima non c’era la zona di sicurezza nell’antistadio come adesso e la gestione della gente era più complicata. Ora la situazione si è calmata, ma all’epoca c’era un gruppo di un centinaio di persone, che non definirei tifosi e nemmeno ultrà, che ogni domenica sistematicamente provocavano disordini, andando a infangare il nome dell’intera tifoseria. Ma io, quando sentivo qualcuno in giro per l’Italia parlare di atalantini violenti, mi ribellavo.

Quindi prendeva le difese dei sostenitori nerazzurri?

Assolutamente. Anche perchè pure io sono un tifoso della Dea. E spero che un giorno possa vincere lo Scudetto perchè è una bellissima squadra di una città meravigliosa, la migliore in Italia. Nessuno può vantare un posto come Città Alta, dove basta una passeggiata per rigenerarsi.

Murtas

Qual è l’operazione che ricorda con più piacere?

Tante. Ma c’è un incarico che mi ha emozionato più di tutti, quando sono stato chiamato in Vaticano, unico da Bergamo, a vigilare piazza San Pietro in occasione della canonizzazione di Papa Giovanni XXIII. Mia mamma aveva una devozione particolare per Roncalli. Infatti mi aveva chiamato Angelo Giuseppe come lui, ma all’anagrafe non lo accettarono perché era lo stesso nome di mio padre. Comunque credo che avessi Bergamo nel destino fin da piccolo.

Ora che ha raggiunto la pensione, cosa farà?

Continuerò a vivere a Bergamo con la mia famiglia e inizierò la carriera da avvocato, dopo che nei mesi scorsi ho superato l’esame di Stato. Avrò un occhio particolare per le vittime dei reati, che sono spesso poco tutelate. Una qualità che ho fin da piccolo, quando a scuola picchiai un bullo che aveva preso di mira un mio compagno malato.

Vuole ringraziare qualcuno per questa sua lunga esperienza in polizia?

In primis tutte le persone, gli enti e le associazioni che mi hanno dato possibilità per tutti questi anni di soccorrere il prossimo. Poi il compianto prefetto Ales, come l’ex capo della polizia Mangenelli, l’attuale Gabrielli e i tredici questori che si sono succeduti tra i quali, Ricciardi, Fabiano e l’attuale Auriemma. Da ultimo grazie a Treviglio e ai meravigliosi ragazzi del Commissariato.

Murtas

Il posto di Murtas a Treviglio sarà preso da un altro sardo, il vice questore Marco Cadeddu, fino a pochi giorni fa dirigente della Digos di Bergamo: “Ringrazio il questore e il dipartimento per questo incarico – le sue parole – . Sono entusiasta e determinato. Cercherò di fare del mio meglio in una zona, la Bassa, che merita il massimo dell’attenzione e del rispetto. Ringrazio i miei ragazzi della Digos per l’ottimo lavoro di prevenzione svolto in questi 3 anni in città”.

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