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A curno

Due anni senza Marisa, uccisa dal marito di fronte alla sorella: “Lacrime e rabbia senza fine”

Il 2 febbraio 2019 Marisa Sartori venne ammazzata a 25 anni dall'uomo che aveva deciso di lasciare. Deborha: "La ricordiamo cucinando i suoi gamberoni"

La condanna all’ergastolo dell’assassino di sua sorella non è bastata a placare il dolore e la rabbia per quell’incubo vissuto in prima persona la sera del 2 febbraio 2019. Deborha Sartori era con la sorella Marisa quando è stata uccisa a 25 anni con otto coltellate da Ezzedine Arjoun, quel marito violento da cui aveva deciso di divorziare.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, il tunisino quel sabato avrebbe atteso per ore l’auto con a bordo la moglie nei sotterranei della palazzina di via IV novembre a Curno, dove Marisa era tornata a vivere con la famiglia dopo averlo lasciato. Quando intorno alle 19 arrivò e scese per aprire il garage, la 25enne venne colpita su tutto il corpo con un coltello da cucina con la lama da 13 centimetri e cadde a terra in fin di vita. Deborha, 22 anni, era alla guida e la raggiunse per soccorrerla, ricevendo a sua volta tre fendenti al seno sinistro e all’addome.

A distanza di due anni, la ragazza ricorda “Mari” e ripercorre quella serata che ha cambiato per sempre la sua vita e quella della sua famiglia.

Quali sono i suoi ricordi di quella sera? Le urla di mia sorella che chiede aiuto. Io che scendo dall’auto e vengo presa a coltellate. Sono ferita, non so cosa fare. Chiamo l’ambulanza e poi salgo in casa a chiamare mio padre. Non ho più la forza per tornare giù. Lui la raggiunge e lei non respira più. Poi solo lacrime a non finire. E tanta rabbia.

Omicidio Marisa
Il luogo dell'omicidio

Che rapporto aveva con sua sorella? Da piccole litigavamo sempre, come molte bambine. Poi invece crescendo, ci siamo unite molto ed eravamo le migliori amiche l’una dell’altra. Abbiamo iniziato insieme a frequentare la compagnia di tunisini dove ha conosciuto Ezzedine, che all’inizio sembrava un ragazzo a posto.

Le raccontava qualcosa di lui? Sì, negli ultimi anni ero rimasta l’unica persona con cui poteva parlare perchè le impediva di rapportarsi con chiunque, così come le proibiva di fare qualsiasi cosa.

Le ha mai consigliato di chiudere quella relazione? All’inizio, come detto, lui sembrava una persona normale e io la incoraggiavo ad andare avanti contro il parere di tutti in paese. Io le dicevo di non farsi influenzare da quelle voci. Anche quando andò in Tunisia per sposarlo.

Quando ha capito che c’era qualcosa che non andava? Solo dopo un po’, quando mia sorella ha iniziato a confidarsi apertamente. Anche se credo che non mi raccontasse proprio tutto. Lei era sempre sorridente, chi la vedeva non poteva nemmeno immaginare cosa stesse vivendo.

Quando l’avete convinta a denunciarlo? Circa un mese prima dell’omicidio, il 29 dicembre, lei era andata in un centro commerciale a prendermi il regalo di compleanno. Lui la aggredì davanti a tutti e allora capimmo che era meglio dirle di chiudere. Ci rivolgemmo a un centro antiviolenza. Ringrazio l’avvocato Marcella Micheletti per esserci state vicino, anche se purtroppo non è servito a salvare mia sorella.

Giusy Elettuari, con le figlie Deborha e Marisa (Foto Fb)
Le sorelle Sartori con la mamma Giusy

Com’è adesso la vita senza di lei? Triste. Incompleta. Nella nostra camera ora il suo letto è sempre vuoto. A tavola, con mamma e papà, siamo solo in tre. Per ricordarla a volte cuciniamo i gamberoni seguendo la ricetta che ci aveva scritto lei su un foglio. Dentro di me le do sempre il buongiorno e la buonanotte, ma manca molto. Con il tempo però sto imparando a mettere da parte il rimorso per non essere riuscita a salvarla quella sera e a pensare solo alle cose belle di lei.

E i suoi genitori come la vivono? Papà non sta molto bene di salute, ma sta lottando come un leone ricordando sua figlia. Mamma pensa spesso a quella sera. Lei non era a casa. È arrivata dopo, ha visto le ambulanze e ha capito che era successo qualcosa a Mari.

Se avesse di fronte l’omicida di sua sorella, cosa gli direbbe? Non avrei parole, solo rabbia. Lo sogno spesso e non sono situazioni piacevoli. Non merita che qualcuno gli rivolga la parola, deve solo rimanere tutta la vita in carcere.

Siete soddisfatti quindi dell’esito del processo? Per come è fatta la giustizia italiana, con certi episodi dove non si arriva mai a una condanna, ci riteniamo fortunati. Ma questo ergastolo non basta a colmare il vuoto che ha provocato dentro di noi.

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