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L'UE e noi

L'ue e noi

Le varie dimensioni, volute dall’UE, nel Piano per la ripresa e la resilienza

La predisposizione del Piano per la ripresa e la resilienza da parte del Governo italiano non può non tener conto dei numerosi documenti che il Parlamento e la Commissione europea hanno emanato in questi anni, nei quali sono emersi e acquistato spazio i valori dello sviluppo sostenibile, dell’economia circolare, del Green Deal europeo e la tassonomia sulla progettazione sostenibile

Il Commissario italiano Paolo Gentiloni, nella sua intervista (Sole 24 Ore del 22 Gennaio) sottolinea la necessità che il Piano, che dovrà presentare l’Italia, sia il più possibile concreto e tenga conto dei suggerimenti espressi dagli Organismi europei in numerosi documenti, sui quali è necessario raggiungere una convergenza di azioni da parte di tutti gli Stati membri, perché si attui un vero Mercato unico.

In sostanza, si tratta di applicare all’Unione europea gli stessi principi che noi consideriamo validi per l’Italia: le leggi emanate nel nostro Paese hanno valore e unificano i comportamenti dei cittadini dal Piemonte alla Sicilia. L’obiettivo finale dell’Unione è lo stesso: sui valori fondamentali della cultura; dell’etica; del diritto; dell’Agenda sociale; del mercato del lavoro; dell’ambiente; dei principi dello sviluppo sostenibile; dell’economia; della sanità; un insieme di atti con valore di legge, applicati con sensibile attenzione dalla Svezia alla Grecia, devono essere in grado di rendere ogni cittadino consapevole di appartenere a una civiltà che condivide gli stessi valori fondamentali. E La storia ci dimostra che ciò è possibile, perché la civiltà proposta da Roma ha unificato popoli, prima diversi, dal Vallo di Adriano a tutti gli attuali dodici Paesi della riva sud del Mediterraneo. Una condivisione di valori che è durata, consolidandosi, per diversi secoli. Ma questa condivisione di valori, che si contrappone ai disvalori del potere e della prevaricazione, non nasce per germinazione spontanea, deve essere alimentata costantemente dalla cultura, dalla convinzione del valore che rappresenta lo Stato di diritto, che regola, con l’equilibrio della divisione dei poteri, la vita degli stessi cittadini che abitano in Finlandia, Ungheria o in Germania.

La sensibilità e il rispetto verso l’ambiente che ci ospita, si rafforzano attraverso una serie di norme comuni, che valgono per i cittadini europei che abitano in Croazia e per quelli che abitano in Belgio. Il rispetto dell’uomo come aseità, e come individuo, inserito con altri nel più articolato e complesso mercato del lavoro, deve far riferimento ad un quadro di valori, condivisi e difesi, che valgono dal Lavoratore polacco a quello portoghese.

La riduzione della povertà culturale e economica deve diventare un impegno comune, perché dipende dalla capacità degli Stati di incrementare gli interventi nell’educazione e nella formazione; e nella saggezza delle leggi fiscali, che sanno equilibrare l’apporto della fiscalità, dal lavoro, alla rendita. Sui temi della fiscalità vi sono notevoli differenze fra gli Stati. Molti di questi sono arroccati su situazioni di privilegio, che non vogliono modificare, e si rifiutano di consentire alla Commissione e al Parlamento di rendere più equo il sistema, utilizzando e diffondendo i sistemi più giusti. Spesso, la difesa di privilegi nella distribuzione del reddito e la volontà di mantenere situazioni di comodo nei processi economici, si nascondono dietro falsi valori di nazionalismo e di populismo, che hanno facile presa su molte persone, poco attente ai fatti e alle circostanze che hanno caratterizzato la storia di tutta l’Europa, e non solo, nel passato. Se vogliamo dare un forte impulso alla società e all’economia, per riprenderci dopo il dramma della pandemia, dobbiamo, secondo i valori che ci propone il buon senso, e ci suggerisce la Commissione europea, inserire nel nostro Piano e nei Piani degli altri Paesi, una concreta serie di interventi che, sostenuti da valori comuni, convergano verso gli obiettivi di uno sviluppo omogeneo e convergente della società europea.

Transizione verde

Il Piano dell’Italia dovrebbe spiegare con quale misura contribuirà a conseguire la neutralità climatica per il 2050. L’energia e il clima rappresentano obiettivi climatici negli impegni indicati del piano energetico nazionale. È necessario chiarire, quindi, come viene rispetto il programma previsto per il clima, con l’obiettivo del 37% dell’investimento totale. A tal fine, e per dimostrare coerenza nei propri Piani, l’Italia dovrebbe utilizzare la metodologia per il monitoraggio del clima, che è stata suggerita e applicata nei progetti relativi ai Fondi strutturali, per quanto riguarda il calcolo del coefficiente di supporto agli Obiettivi di cambiamento climatico, (COM 2018/375, tabella 1, tabella 4 e tabella 6 dell’allegato I). La legge europea sul clima (COM 2020/50), con un orizzonte temporale al 2050, proposta dalla Commissione nel marzo 2020, stabilisce obiettivi e traguardi strategici in materia di clima.

La successiva proposta della Commissione, emanata il 15 settembre ha aumentato l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030 (COM 2020/ 562, investire in un futuro a impatto climatico zero, nell’interesse dei cittadini). Gli Stati membri dovrebbero specificare: la portata, la tempistica, e l’impatto previsto delle misure sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra; gli interventi previsti per l’adattamento ai cambiamenti climatici; la quota di energie rinnovabili; gli interventi che verranno attuati per l’efficienza energetica e per l’interconnessione elettrica. La azioni previste devono essere coerenti gli indicatori inseriti nei Piani nazionali dell’energia e del clima, redatti ogni anno. Per quanto riguarda gli obiettivi ambientali della transizione del verde, l’Italia dovrebbe spiegare come le misure saranno in grado di soddisfare gli obiettivi previsti per:

  • i rifiuti, (Direttive 2018/ 849,850,851,852)

  • l’uso dell’acqua, (COM 2014/ 177, relativa all’iniziativa dei cittadini europei su “Acqua potabile e servizi igienico-sanitari: un diritto umano universale!)

  • il controllo dell’inquinamento, (Direttiva 2016/2284 riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici)

  • la mobilità sostenibile (sia quella esterna, sia quella interna: ascensori, scale mobili, nastri trasportatori),( COM 2020/ 789 Strategia per una mobilità sostenibile)

  • la biodiversità, (COM 2020/380)

  • la protezione e il ripristino delle risorse delle acque marine (Direttiva quadro per l’ambiente marino 2008/105)

  • la transizione verso la sostenibilità alimentare, (COM 2020/381)

  • l’economia circolare, (COM 2020/98, secondo Piano d’azione)

E soprattutto garantire che nessuno sia lasciato indietro, cioè l’Italia deve spiegare come, nel disegno complessivo del Piano, vi sia la dovuta attenzione per assicurare una transizione giusta, anche per i meno favoriti (COM 2020/22, Fondo per una transizione giusta).

Una particolare attenzione dovrebbe anche essere prestata allo sviluppo e alla diffusione di ricerche e di competenze, necessarie per affrontare questi obiettivi e per accelerare la diffusione delle tecnologie che sono necessarie per una efficace transizione verde.
Nel Piano dell’Italia, nella sezione ove si indica in quale misura le proposte contribuiscono alla transizione verde, o quando si affrontano le sfide che ne derivano, è importante che siano presenti i sei obiettivi climatici e ambientali, definiti per facilitare gli investimenti sostenibili (COM 2020/852, Regolamento sulla tassonomia dell’UE), e cioè:

  • Investimenti per mitigare i cambiamenti climatici di foreste, infrastrutture e terreni europei, nonché la creazione e il ripristino di pozzi terrestri di carbonio. Le foreste e la vegetazione, rappresentano degli importanti pozzi di carbonio per il pianeta, in grado di assorbire circa il 30% delle emissioni di gas-serra, di origine antropica, cioè prodotte dall’attività umana. Si considera che un’attività economica è in grado di dare un contributo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici se contribuisce in modo sostanziale a stabilizzare le concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera, in linea con l’obiettivo di temperatura a lungo termine dell’accordo di Parigi, evitando o riducendo le emissioni di gas a effetto serra, o aumentando l’assorbimento di questi gas, attraverso prodotti o processi innovativi. La vegetazione assorbe CO2 durante la fotosintesi e ciò significa che, fintanto che le piante sono vive, possono essere un importante strumento di stoccaggio, a lungo termine, di anidride carbonica.
  •  Adattamento ai cambiamenti climatici. È questo un intervento necessario per aumentare la resilienza contro i disastri naturali e i cambiamenti climatici, tramite il miglioramento delle infrastrutture nelle aree protette; oltre a investimenti nel turismo naturalistico; nella piantumazione di alberi; e nel rendere più verdi gli spazi urbani.Un’attività economica dà un contributo sostanziale all’adattamento ai cambiamenti climatici se:a) individua soluzioni che riducono in modo sostanziale il rischio di effetti negativi del clima attuale e del clima previsto per il futuro, sull’attività economica, senza accrescere il rischio di effetti negativi sulle persone, o sulla natura;b) fornisce soluzioni di adattamento, che contribuiscono in modo sostanziale a prevenire o ridurre il rischio di effetti negativi del clima attuale e del clima previsto per il futuro sulle persone, o sulla natura, senza accrescere il rischio di effetti negativi.3) Uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marineSi considera che un’attività economica è in grado di dare un contributo sostanziale all’uso sostenibile e alla protezione delle acque e delle risorse marine, se contribuisce in modo sostanziale a conseguire il buono stato delle acque, sia superficiali, sia sotterranee, o a prevenire il deterioramento di acque che sono già in buono stato, oppure dà un contributo sostanziale al conseguimento del buono stato ecologico delle acque marine, o a prevenire il deterioramento di acque marine che sono già in buono stato ecologico.4) Transizione verso un’economia circolareSi considera che un’attività economica dà un contributo sostanziale alla transizione verso un’economia circolare, compresi la prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti, se:a) utilizza in modo più efficiente le risorse naturali, compresi i materiali a base biologica di origine sostenibile e altre materie prime, nella produzione;b) aumenta la durabilità, la riparabilità, la possibilità di miglioramento o della riutilizzabilità dei prodotti, in particolare nelle attività di progettazione e di fabbricazione;

    c) aumenta la riciclabilità dei prodotti, compresa la riciclabilità dei singoli materiali ivi contenuti, anche sostituendo o riducendo l’impiego di prodotti e materiali non riciclabili, in particolare nelle attività di progettazione e di fabbricazione;

    d) riduce in misura sostanziale il contenuto di sostanze pericolose e sostituisce le sostanze estremamente preoccupanti in materiali e prodotti in tutto il ciclo di vita, in linea con gli obiettivi indicati nel diritto dell’Unione, anche rimpiazzando tali sostanze con alternative più sicure e assicurando la tracciabilità dei prodotti;

    e) prolunga l’uso dei prodotti, anche attraverso il riutilizzo, la progettazione per la longevità, il cambio di destinazione, lo smontaggio, la rifabbricazione, la possibilità di miglioramento e la riparazione, e la condivisione dei prodotti;

    f) aumenta l’uso di materie prime secondarie e il miglioramento della loro qualità, anche attraverso un riciclaggio di alta qualità dei rifiuti;

    g) previene o riduce la produzione di rifiuti, anche la produzione di rifiuti derivante dall’estrazione di minerali e dalla costruzione e demolizione di edifici.5) Prevenzione e controllo dell’inquinamento.

    Si considera che un’attività economica possa dare un contributo sostanziale alla prevenzione e alla riduzione dell’inquinamento, se contribuisce in modo sostanziale alla protezione dell’ambiente dall’inquinamento mediante:

    a) la prevenzione o la riduzione delle emissioni inquinanti nell’aria, nell’acqua o nel suolo, diverse dai gas a effetto serra;

    b) il miglioramento del livello di qualità dell’aria, dell’acqua o del suolo, nelle zone in cui l’attività economica si svolge, riducendo contemporaneamente al minimo gli effetti negativi per la salute umana e per l’ambiente;

    c) la prevenzione o la riduzione al minimo di qualsiasi effetto negativo sulla salute umana e sull’ambiente, legati alla produzione e all’uso o allo smaltimento di sostanze chimiche;

    d) il ripulimento delle dispersioni di rifiuti e di altri inquinanti.

    6) Investimenti nella biodiversità.
    Si considera che un’attività economica possa dare un contributo sostanziale alla protezione e al ripristino della biodiversità e degli ecosistemi, se contribuisce in modo sostanziale a proteggere, conservare o ripristinare la biodiversità o a conseguire la buona condizione degli ecosistemi, o a proteggere gli ecosistemi che sono già in buone condizioni, mediante:
    a) la conservazione della natura e della biodiversità, o prevenendone il deterioramento, e proteggendo e ripristinando gli ecosistemi terrestri, marini e gli altri ecosistemi, al fine di migliorarne la condizione;
    b) l’uso e la gestione sostenibile del territorio, la protezione della biodiversità del suolo, la neutralità in termini di degrado del suolo e la bonifica dei siti contaminati;
    c) pratiche agricole sostenibili, comprese quelle che contribuiscono a migliorare la biodiversità oppure prevenire il degrado del suolo e degli altri ecosistemi, la deforestazione e la perdita di habitat; d) la gestione sostenibile delle foreste;

    Investimenti e infrastrutture

    Per gli investimenti sulle infrastrutture, così come è stato suggerito per il clima e per l’ambiente, l’Italia è invitata ad applicare la guida della Commissione, che è stata predisposta per attuare quanto contenuto nei regolamenti: InvestEU (COM 2020/403, Programma InvestEU) e nel “Supporto di reti e di infrastrutture di servizi in Europa” (Regolamento CEF 283/2014). Molte indicazioni sul valore degli interventi per il clima e per l’ambiente, si possono trovare nella “Guida sulla sostenibilità del clima”, inserita dalla Commissione nel regolamento InvestEU.

    Approcci agro-ecologici

    Stimolare gli approcci agro-ecologici all’agricoltura e aumentare gli investimenti che portano a una maggiore trasformazione del “valore aggiunto verde” da parte dei produttori primari, che renderebbe il settore agricolo più resiliente lungo la catena di approvvigionamento. Nel 2018, la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l‘alimentazione e l’agricoltura) ha proposto la definizione seguente: “L’agroecologia consiste nell’applicazione di concetti e princìpi ecologici per ottimizzare le interazioni tra i vegetali, gli animali, l’uomo e l’ambiente, senza trascurare gli aspetti sociali, di cui è opportuno tener conto se si vuole un sistema alimentare equo e sostenibile. Grazie alla creazione di sinergie, l’agroecologia può non soltanto contribuire alla produzione alimentare, alla sicurezza alimentare e alla nutrizione, ma può anche permettere il ripristino dei servizi ecosistemi e della biodiversità, che sono elementi essenziali per un’agricoltura sostenibile”.

    In conclusione, la predisposizione del Piano per la ripresa e la resilienza, da parte del Governo italiano, non può non tener conto dei numerosi documenti che il Parlamento e la Commissione europea hanno emanato in questi anni, soprattutto negli ultimi, nei quali sono emersi e hanno acquistato spazio i valori dello sviluppo sostenibile, dell’economia circolare, del Green Deal europeo e la tassonomia sulla progettazione sostenibile. I riferimenti ad alcuni di questi importanti documenti sono inseriti, a titolo di esempio, in questa nota, molti altri potrebbero essere citati.

*Antonello Pezzini nasce in provincia di Novara nel 1941. Si laurea in filosofia e consegue due master, ha un trascorso da preside di liceo, da consigliere comunale della Dc a Bergamo, da presidenza della locale Associazione Artigiani a membro del CDA dell’Istituto Tagliacarne. Sviluppa uno spirito imprenditoriale nel settore dell’ abbigliamento e ha insegnato economia all’Università degli Studi di Bergamo. La passione per l’energia sostenibile è più recente, ma in breve ne diventa un esperto in campo europeo: oltre alla carica al Cese, è presidente di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica e collabora con società di consulenza energetica.  Dal 1994 è membro del Comitato Economico e Sociale Europeo in rappresentanza di Confindustria.

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