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Cinema

La recensione

“Il fotografo di Mauthausen”: dramma biografico sulla vita di Francisco Boix

Tratto da una storia vera: in un lager nazista un prigioniero catalano sfrutta il proprio lavoro per rubare i negativi delle fotografie che raffigurano le atrocità lì commesse

Titolo: Il fotografo di Mauthausen
Regia: Mar Targarona
Genere: drammatico, biografico, storico
Durata: 150’
Interpreti: Mario Casas, Richard van Weyden, Alain Hernàndez, Stefan Weinert, Adrià Salazar
Programmazione: Netflix
Valutazione: ****

Generico gennaio 2021

Francisco Boix i Campo (Mario Casas) è un giovane fotografo ed attivista spagnolo che, durante gli anni della dittatura franchista, si arruola tra i partigiani per prendere parte alla guerra civile nel suo Paese. Dopo vari scontri con le truppe del Caudillo, nel ‘39 il ragazzo è costretto a fuggire in Francia dove però viene catturato dalla truppe tedesche durante l’occupazione dello Stato transalpino. Internato nel campo di concentramento di Mauthausen come prigioniero politico per ben 4 anni, Francisco riuscirà ad evitare le atrocità naziste grazie alla sua professione di fotografo. Questa è infatti molto richiesta dai gerarchi che, per via della loro megalomania, vogliono che le infernali crudeltà naziste siano documentate istante per istante. Conscio di essere in possesso di prove fondamentali che dimostrano in modo lampante come nei campi di sterminio avvengano stupri, omicidi e torture su persone di ogni sesso, età o etnia, il catalano rischierà la vita per trafugare i negativi e farli arrivare al mondo esterno.

Grazie alla sua testimonianza e alle prove raccolte Francisco sarà un testimone chiave durante i processi di Dachau e di Norimberga in cui farà condannare centinaia di militari nazisti.

La storia raccontata da Mar Targarona ed ideata da Roger Danès e Alfred Pérez Vargas si basa sulla continua alternanza tra la drammaticità di ciò che per anni è avvenuto sistematicamente tra le mura del campo di sterminio austriaco e la malata volontà dei soldati tedeschi di considerare ciò che stavano facendo come un’opera d’arte in fieri, e dunque meritevole di essere immortalata in ogni posa e da tutte le angolazioni possibili.

Il montaggio delle scene sarà appositamente studiato in modo da far cogliere anche allo spettatore più distratto la tragica idiozia dietro a tale vanità, servendosi talvolta di sequenze di cruda violenza storicamente accurata.

In questo ambiente dominato dalla prevaricazione del prossimo e dalla contraddizione, grandi plausi vanno dati anche all’attore protagonista Mario Casas che, oltre ad aver perso la bellezza di 12 chili per recitare la parte, si mostra abilissimo nel comunicare tramite una prossemica quasi teatrale la disperata speranza di un uomo chiamato a rischiare la propria vita in favore di un bene maggiore.

Drammatico biofilm tratto da una storia tristemente vera, “Il fotografo di Mauthausen” è una pellicola spagnola delicatissima che pone l’accento sulle condizioni di vita degli internati nei campi di concentramento, concentrandosi tanto sull’eroismo del singolo Francisco quanto sul coraggio corale che decine di altri prigionieri, ebrei e non, dimostrarono durante quegli anni.

Il risultato è dunque la tanto triste quanto fedele cronaca di una storia che ai più risulta sconosciuta, creando così nello spettatore un senso di rabbia struggente e di voglia, si spera, che certe tragedie non si ripetano mai più.

Battuta migliore: “Per il capo di servizio di identificazione la cosa più importante è la messa in scena dello spettacolo”.

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