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Il documento

Anva Confesercenti Bergamo lancia il “Manifesto dei Fieristi su area pubblica”

Anva Confesercenti Bergamo presenta il “Manifesto dei Fieristi su area pubblica”, documento inviato ai parlamentari bergamaschi che indica la drammatica situazione di fermo del settore e nel quale vengono messe in evidenza tutte le richieste da sottoporre al Governo.

Il Documento è anche un’estrema richiesta di ascolto di queste micro imprese che parte da Bergamo, ma che ha, evidentemente, contenuti e rilievi nazionali: “Il 2020 è stato il primo anno della storia di Bergamo senza le bancarelle di Santa Lucia. Nemmeno durante la guerra ci eravamo fermati”: dichiara uno storico commerciante di caramelle della Fiera.

Confesercenti Bergamo è da sempre al fianco degli imprenditori del commercio su area pubblica ed è immediatamente disponibile a un prossimo franco confronto per evitare che la temperatura delle piazze si scaldi ulteriormente e che voci disperate e disparate creino confusione e sottraggano tempo utile al dialogo e al confronto costruttivo.

Si ringraziano le parlamentari bergamasche, Elena Carnevali e Rebecca Frassini, che hanno accolto il documento: riportiamo di seguito le loro dichiarazioni unite al commento della vice presidente Anva Bergamo, Federica Nello.

Federica Nello Vice Presidente Anva Bergamo con delega alle Fiere: “La situazione degli operatori fieristi è drammatica. Siamo fermi da un anno e cerchiamo di farci ascoltare dalla politica che purtroppo fino ad ora non ha dimostrato di tenere in considerazione questa particolare categoria. Auspichiamo risposte concrete nel più breve tempo possibile per poter riprendere a lavorare. Più il tempo passa e più la situazione, già grave, può diventare irreversibile. Andare oltre l’anno di stop metterebbe seriamente a rischio il settore con molte aziende che potrebbero non essere più in grado di sopravvivere”.

Elena Carnevali deputata bergamasca del Partito Democratico: “Il manifesto di Anva solleva questioni reali giustamente poste all’attenzione della politica ed in parte già discusse in sede del Ministero dello sviluppo economico. Il prossimo decreto ristori 5 prevede il superamento dei codici Ateco e quindi la possibilità di avere contributi a fondo perduto sulla base della riduzione del fatturato, peraltro calcolata non più sul singolo mese ma su base annua. Ha fatto bene Anva a sollevare le altre questioni aperte. Che una categoria di attività commerciale che si svolge su aree pubbliche viva il doppio paradosso di essere accumunata alle sagre o a eventi simili e quindi interdetta dall’attività per ragioni precauzionali di sicurezza della salute e contemporaneamente vengano consentiti i mercati, può sicuramente trovare un equilibrio più accettabile come indicato dai rappresentanti di categoria nel loro documento. Alcune delle proposte in merito alla regolamentazione delle attività e dei necessari obblighi per garantire la prevenzione al rischio di epidemia possono essere presi in considerazione anche con l’adeguamento delle linee guida. Mi sono fatta premura di inviare il documento alla Commissione Attività Produttive per farsi carico delle proposte e della segnalazione oltre che sottolineare l’esigenza di una eventuale modifica del DPCM”.

Rebecca Frassini, deputata bergamasca della Lega: “Come Lega esprimiamo vicinanza ad un settore che è fermo da un anno e verso il quale bisogna agire in modo tempestivo con proposte serie e concrete, proprio partendo dal manifesto Anva. Non c’è più tempo da perdere, questo settore è in una crisi totale e sono tanti gli ambulanti in estrema difficoltà che hanno il diritto di tornare a lavorare in sicurezza e nel rispetto di linee guida corrette e adeguate al settore. Cercheremo di portare avanti con tutti i mezzi possibili – ordini del giorno, emendamenti, proposte di legge – un supporto efficace con proposte pratiche e specifiche come quelle indicate nel manifesto Anva, dove tra le altre si propone la differenziazione tra gli eventi al chiuso e quelli all’aperto. Per quanto riguarda il Decreto Ristori Quinques – che accogliamo positivamente nell’ottica del superamento della logica dei codici Ateco, già richiesto dalla Lega nei provvedimenti precedenti – quando uscirà, dovremo allegare la proposta emendativa sul tema della distinzione dei colori delle zone, consentendo così lo svolgimento delle fiere sulla base di criteri territoriali e specifici. Chiediamo quindi che, oltre a ristorare, si torni a far lavorare il settore in sicurezza; è ora necessario lanciare un serio segnale in questa direzione. Ecco perché come Lega accoglieremo questi suggerimenti per tramutarli in serie e concrete proposte legislative”.

Leggi qui il manifesto
Allegato CS 1_Manifesto dei Fieristi su area pubblica

Manifesto ANVA Confesercenti per il settore “FIERISTI”

L’ultima fiera istituzionale autorizzata risale ormai a un anno fa: era il 23 febbraio 2020 Fiera di Carnevale. Questa drammatica ricorrenza ci porta a dire che il nostro settore è in ginocchio, fermo da un anno, e le famiglie dietro al banco, che di questo lavoro ci vivono, ora sono allo stremo.
Alcuni dati per inquadrare il settore:

10.000 eventi annullati (e non si sa quando si potrà ripartire!)
Perdite di fatturati delle aziende coinvolte per 3,2 miliardi di euro
40.000 imprese coinvolte
60.000 lavoratori coinvolti
* senza considerare l’indotto

La politica deve accorgersi di questo mondo e non paragonarlo – tout court – al mondo delle fiere o delle esposizioni nei grandi padiglioni fieristici che sono AL CHIUSO (a quel mondo ci accomuna solo una declinazione lessicale).
Nei vari DPCM e nelle varie ordinanze si parla troppo genericamente di fiere, sagre ed eventi simili. Noi vogliamo esser considerati per quello che siamo, e cioè, una modalità di commercio su area pubblica all’ARIA APERTA, del tutto simile ai mercati – che infatti si stanno svolgendo regolarmente in tutta Italia.
Anche il nostro codice ATECO (purtroppo o per fortuna) è identico a quello dei colleghi dei mercati e infatti, per questo motivo, spesso siamo rimasti addirittura esclusi dai ristori e dai contributi perché ci dicevano che stavamo lavorando non riuscendo a distinguerci dai colleghi dei mercati…oltre il danno la beffa! Noi non vogliamo ristori (ne abbiamo presi pochissimi), vogliamo poter tornare a lavorare in sicurezza e nel rispetto delle linee guida per il nostro settore, vogliamo tornare a sorridere ai nostri clienti nelle piazze e nelle vie d’Italia.

Alla POLITICA con questo documento chiediamo di:

Modificare i testi dei DPCM differenziando in modo “decisivo” gli eventi al chiuso da quelli all’aperto.
Inserire le Fiere Istituzionali nelle linee guida governative afferenti il commercio al dettaglio su area pubblica e toglierle dalla sezione dove sono ora, sezione generica delle sagre, delle fiere e degli eventi e manifestazioni locali assimilabili (eventi difficilmente classificabili e molto variegati).
Avere maggiore riconoscibilità del nostro settore e la possibilità di un dialogo/confronto permanente.
Proporre un confronto costruttivo, propositivo e obbligatorio, tramite ANCI, con gli Amministratori locali, creando una “Commissione Fiere comunale” con anche la presenza di un delegato della Prefettura o della Protezione Civile e i delegati delle Associazioni. La Commissione discute della fattibilità dell’evento partendo dalla sua specificità, dalla sua logistica, dalla sua attrattività ecc. e recepisce il parere, obbligatorio ma non vincolante, dei delegati.

Riteniamo che la responsabilità dello svolgimento di un evento che coinvolge molte aziende e moltissimi lavoratori, non possa esser delegata al solo Sindaco, ma la concertazione con la Commissione, la Prefettura, le Associazioni sia decisiva per prendere la decisione più equilibrata e ponderata. Vorremmo infatti evitare che ogni Sindaco abbia la facoltà e il potere di annullare in piena autonomia e senza alcun confronto, un evento.

Valutare la possibilità di collaborare con dei tecnici/professionisti per stendere dei protocolli/piani di sicurezza variabili e graduali anche sulla base dell’importanza della manifestazione.
Valutare in alcuni casi specifici la co-gestione delle fiere tra Comuni e Associazioni o società private aderenti alle Associazioni (ad esempio a Bergamo esiste la cooperativa COMAP nata dalla fusione delle due sigle sindacali ANVA e FIVA che già gestisce alcune Fiere in Provincia e da anni anche il mercato di Calusco).

Entrando ora più nello specifico delle linee guida vigenti governative e regionali, dando per scontate le azioni di prevenzione classiche come le mascherine, la messa a disposizione del gel igienizzante, i cartelli informativi per i clienti e gli accorgimenti necessari al distanziamento, chiediamo la rivalutazione di alcuni aspetti, anche molto pratici, con l’obiettivo, ripetiamo, di voler prendere decisioni calate sulla realtà del territorio e sulla specificità del singolo evento, come:

Allineare le azioni previste per i mercati a quelle per le fiere, perché entrambi su suolo pubblico e all’aperto;

una possibile chiave di lettura facile ed immediata potrebbe essere: in zona bianca/gialla svolgimento regolare delle fiere, in zona arancione obbligo di recepire il parere della commissione ed eventuali accorgimenti, infine in zona rossa fiere con soli banchi alimentari, previo sempre parere ed eventuali accorgimenti della commissione;

Valutare, ove necessario, la possibilità di contingentare gli ingressi e perimetrare l’area (vedi per esempio la Fiera di Albino di ottobre);
distanziare i banchi o ridurre le dimensioni dei banchi stessi;
in casi estremi, onde evitare l’annullamento dell’evento, prevedere la riduzione dell’organico della fiera oppure prevedere la presenza solo di alcune merceologie;
possibilità di eliminare la “spunta”.

La nostra Associazione è a disposizione per un confronto puntuale e franco con ogni Amministrazione locale per valutare e studiare insieme ogni intervento utile per garantire lo svolgimento di ciascun evento nel pieno rispetto delle norme vigenti (riviste come dai punti sopra).

Un’altra ipotesi di confronto/lavoro, forse più semplice ed immediata, potrebbe essere anche quella di dividere gli eventi in base al numero dei banchi presenti (criterio oggettivo) e/o alla loro rilevanza (criterio soggettivo):

Fino a 50 banchi: regole più flessibili e meno adempimenti burocratici (comunque sempre da condividere in una commissione sicurezza o con la compilazione di un protocollo con la Protezione Civile.

Più di 50 banchi: regole più rigide e accorgimenti logistici ad hoc, come ad esempio: nomina di un Covid Manager; stewards per la sicurezza; valutazioni logistiche dei contesti urbanistici, logistici e ambientali; possibilità di compartecipazione dei costi riferiti alle maggiori spese per la vigilanza, personale, attrezzature, documentazione sicurezza ecc. da parte degli operatori; cartellonistica e informazione del pubblico; presìdi delle entrate e uscite, altro.

Siamo ovviamente consapevoli delle difficoltà e delle priorità sanitarie del momento, ma vorremmo solo che le Istituzioni ci ascoltassero un attimo per provare a spiegare le peculiarità del nostro settore e le conseguenze che il lock down prolungato potrebbe causare sulla categoria.
Le nostre sono micro aziende famigliari senza ammortizzatori sociali, ma con figli da mantenere.

Ringraziamo sin da ora per l’attenzione e la sensibilità che vorrete dimostrarci e siamo a disposizione per qualsiasi ulteriore confronto si rendesse necessario.

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