Con lo slogan “No alla Centrale Idroelettrica – Salviamo il nostro fiume” avanza la protesta nella bassa, invasa da manifesti e volantini contro il progetto di realizzazione di una centrale idroelettrica, voluto dalla Provincia di Bergamo nel Comune di Torre Pallavicina, all’interno dell’Area Protetta Parco Oglio Nord.
Ma davvero non esiste altro luogo dove la centrale possa essere costruita? Questa è la domanda frequente che riecheggia tra lo sconcerto e la rabbia degli abitanti della zona e frequentatori del Parco, che sempre più assiduamente si rivolgono agli uffici del Parco e dei sindaci della zona, lasciati inermi di fronte ad una decisione calata dall’alto dalla Provincia di Bergamo nel lontano 2016, e che ora a distanza di 5 anni è in procinto di diventare realtà per volontà della Società Sorgenia.
Alla Provincia di Bergamo viene imputato il fatto di aver autorizzato un progetto che porterà a cancellare una porzione di pregio del Parco Oglio Nord (Ente di cui tra l’altro la Provincia è socio al 12%), meta frequentatissima dai visitatori del Parco ed in particolare dalle scolaresche, vista la sua prossimità col centro didattico di educazione ambientale del Parco stesso. Con un progetto che prevede per di più la realizzazione di strutture funzionali all’impianto in zone in cui non sarebbe consentita la nuova edificazione per il forte rischio di ripercussioni per l’ambiente circostante.
In aggiunta alle perplessità sulla scelta del posto “poco opportuna”, secondo addetti ai lavori, il progetto, risulterebbe caratterizzato da lacune tecniche e scelte progettuali discutibili, quali ad esempio la scelta del cavo di suppeditazione (aspetto più che irrituale per opere di questo tipo).
La speranza della gente è quella di un ripensamento da parte della Provincia di Bergamo o dell’Esecutore del Progetto, la Società Sorgenia, a cui il progetto è stato ceduto con il benestare provinciale; quest’ultima però è fortemente intenzionata a realizzarlo in tempi brevi, visto che la proroga provinciale del termine di avvio dei lavori scade il primo marzo.
Nell’attesa che qualcuno raccolga il loro appello, la protesta, dopo giorno dopo giorno, si allarga sul territorio, coinvolgendo sempre più gruppi di cittadini, pronti a tutto pur di non vedere scomparire il loro amato angolo di Parco.
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