Dopo una sola settimana in zona rossa, improvvisamente la Lombardia è stata retrocessa in zona arancione, in seguito ad una lunga battaglia tra Regione e Ministero della Salute sui dati forniti e analizzati, con continuo rimpallo di responsabilità e accuse.
Polemiche che non si arrestano e che sono state al centro della conferenza stampa via zoom tra i sette sindaci dei capoluoghi lombardi di centrosinistra (Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Mantova, Milano e Varese) nel pomeriggio di lunedì 25 gennaio.
Focus della discussione, la richiesta da parte della Regione Lombardia di ricalcolare l’indice RT a seguito dell’invio di nuovi dati all’Istituto Superiore di Sanità per il periodo dal 15 al 30 dicembre, cosa che ha comportato il passaggio da un RT della Lombardia da 1, 4 a 0,88.
“Quello che tutti noi sindaci chiediamo è se l’errore sia limitato solo a quei pochi giorni, o se siano stati inviati dati sbagliati anche prima di Natale o, addirittura, a partire dal 12 ottobre, giorno in cui risulta che sia stato modificato il sistema di certificazione della guarigione e che i guariti e deceduti abbiano iniziato a non essere stati scorporati dai pazienti positivi. Se così risultasse, significherebbe che da mesi la Lombardia ha avuto una classificazione sbagliata, danneggiando, così, le scuole, ristoratori, aziende e molte altre categorie a cui è stata imposta la chiusura per la zona rossa”, ha dichiarato Giorgio Gori, sindaco di Bergamo.
I primi ad essersi accorti di un errore nel sistema del cruscotto di sorveglianza dei casi Covid, sono stati i sindaci delle diverse province lombarde, sorpresi di fronte a dati totalmente in opposizione nel corso di un solo giorno. Così come è avvenuto per alcuni comuni della Bergamasca e nella Provincia di Milano: esempio principe, riportato da Gori, quello del comune milanese di Peschiera Borromeo che in 24 ore ha visto calare i casi positivi da 400 ad 80.
“Vogliamo urgentemente capire per quanto il sistema e l’algoritmo abbiano portato ad una classificazione sbagliata della Lombardia. E chiediamo, quindi, di rendere i dati, anche dei singoli comuni, in formato open: se ci fosse già stata trasparenza, qualcuno si sarebbe accorto del problema molto prima”.
Ha continuato Gori, seguito a ruota dal sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Ora è importante individuare di chi è la colpa, perché un colpevole c’è. Ed è necessario spostare la discussione su un piano tecnico, non politico. Perché il problema è di natura tecnica e deve essere urgentemente risolta”.
Nella conferenza stampa, anche Emilio del Bono, sindaco di Brescia, fortemente preoccupato di fronte a questi errori: “Mi chiedo su che base nell’ordinanza dell’8 gennaio la Lombardia abbia deciso di chiudere le scuole superiori alla luce di un peggioramento dell’andamento epidemiologico? Non si può continuare con la non trasparenza dei dati”.
“Non basta cambiare un assessore per cambiare le cose – ha commentato Mattia Palazzi, sindaco di Mantova – Non ci interessa il braccio di ferro tra Regione e Governo, ora bisogna fare chiarezza su un aspetto tecnico che, se non risolto, creerà ancora molti guai”.
Concordi anche i sindaci di Varese, Davide Galimberti, Lecco, Mauro Gattinoni e Cremona, Gianluca Galimberti, nel dare risposta il più possibile a queste domande per far sì che i cittadini ritornino ad avere fiducia nelle istituzioni a cui ridare rinnovata credibilità.
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