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Appunti & virgole

Atalanta, un’orchestra magica che incanta alla Scala del calcio fotogallery

Lezione di gioco alla capolista: la squadra dei Gaspboys firma il nuovo record di punti, 36, nell'andata in 60 campionati di Serie A

L’Atalanta che surclassa il Milan è un magnifico quadro, uno dei più belli, da collocare sicuramente sul podio nella galleria delle emozioni della gestione Gasperini, sempre più ricca ormai, tanto che è molto difficile preferire una all’altra.

Da Amsterdam a Liverpool e prima ancora a Valencia i cuori nerazzurri più volte sono impazziti di gioia.

Ma qui c’eravamo, pochi è vero, però fa un altro effetto. Anche sentire gli steward del “Meazza” che fanno i complimenti ai cronisti bergamaschi, come se in campo ci fossimo andati anche noi…

I milanisti allargano le braccia, sconsolati: “Avete una squadra strepitosa, mai visto giocare così, qui da noi”.

Certo, poi le luci di San Siro illuminano i ‘nostri eroi’ e li esaltano, come quel 19 febbraio di un anno fa col Valencia. Oggi a questo quadro che ci lascia senza parole manca solo la cornice, quel pubblico che si sarebbe alzato in piedi ad applaudire (milanisti e atalantini insieme) la lezione di calcio dei Gaspboys.

Come un anno fa con gli spagnoli, o come poco più di un anno fa quando il Milan fu strapazzato con un memorabile 5-0 a Bergamo. E c’è mancato poco che il risultato fosse lo stesso, andate a contare le occasioni da rete create e trasformate e vedrete che il conto è in difetto.

Comunque, tanto, tantissimo Ilicic e poco Ibra, se loro due dovevano essere i grandi sfidanti della serata. Josip dribbla e incanta, fa venire il batticuore quando decide di battere il rigore ma lo segna e passa oltre e alla fine sorride: “Loro sono primi, però ci siamo anche noi. Se io mi sento un artista? No, solo un uomo molto felice perché posso giocare al calcio e divertirmi”. Chapeau.

L’altro, il rivale, non pervenuto: non la prende mai e non fa gol. E a Romero che lo blocca e si permette di fare una battuta sui rigori concessi al Milan, Ibra risponde: “Ho segnato più gol io delle partite che tu hai giocato in Serie A”. Come dire che lo stile, se uno non ce l’ha, non può comprarlo anche se si chiama Ibra.

Ma in una partita in cui le parole contano zero, basta guardare ai fatti per leggerla e riavvolgere il nastro delle azioni di gioco. A senso unico, un dominio nerazzurro, se è vero che l’unica parata Gollini la fa nei minuti di recupero.

E mentre il Milan cerca Ibra o aspetta Mandzukic, l’Atalanta dimostra di andare oltre le individualità, pur illuminata nel suo gioco dai ricami di Ilicic.

Ma alla Scala del calcio l’orchestra di Gasperini produce una sinfonia in cui tutti si esaltano, dai difensori che chiudono e ripartono fino a diventare, loro, gli apripista del successo: con Romero 15° giocatore a segno della truppa nerazzurra. Quello che aveva il compito più ingrato, con Ibra, eppure il suo avversario perde presto il suo veleno e resta inoffensivo.

E vogliamo parlare dei centrocampisti? Fate il confronto: De Roon e Freuler, due giganti rispetto a Tonali e Meite, lo stesso Kessie in difficoltà, mentre Pessina va a cucire e ripartire. O il lavoro degli esterni, su uno dei fronti più complicati tenendo conto della forza della capolista, ma Gosens anche questa volta sforna un assist e Hateboer per un’ora è Cavallo pazzo, poi gli dà il cambio Maehle.

Come è impressionante la progressione di Zapata, inossidabile e forte nei contrasti, un pericolo continuo per Donnarumma fino al suo gol atalantino numero 58.

Se la bellezza di questo calcio è il piatto forte della serata/notte magica nerazzurra, il contorno sono i numeri, i 36 punti record di sempre all’andata per l’Atalanta, o un 3-0 a San Siro così largo solo come quel 16 marzo 1941, quando i rossoneri si chiamavano Milano e l’Atalanta vinse con i gol di Ciancamerla, Gaddoni e Fabbri.

Molti ricorderanno invece un bellissimo Milan-Atalanta del novembre 2000, con i nerazzurri in vantaggio 3-1 (doppietta di Doni e gol di Rossini, i ragazzi del Vava) e poi raggiunti sul 3-3 (c’erano Maldini, Gattuso, Albertini, Boban, Shevchenko…).

Signori, siamo a fine andata e l’Atalanta è quarta o quinta. Percassi chiede (scherzando) la salvezza e già è quota 36: presidente, adesso? Magari le tocca fissare anche il premio scudetto, ma per la Champions ci risiamo. Forza…

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