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Recovery: il Parlamento europeo adotta lo “Strumento di sostegno tecnico”

La Commissione e il Parlamento europeo si sono dotati, da tempo, di strumenti per aiutare gli Stati a utilizzare gli strumenti finanziari messi a disposizione, per consentire le riforme necessarie per una buona governance e, soprattutto, la ripresa economica e l’occupazione nei momenti più delicati, come in questo caso, con una pandemia che sta provocando una grave crisi occupazionale il tutti i Paesi.

Lo Strumento di sostegno tecnico aiuterà i Paesi UE nell’accedere ai finanziamenti previsti dal Fondo per la ripresa e la resilienza.

La Commissione e il Parlamento europeo si sono dotati, da tempo, di strumenti per aiutare gli Stati a utilizzare gli strumenti finanziari messi a disposizione, per consentire le riforme necessarie per una buona governance e, soprattutto, la ripresa economica e l’occupazione nei momenti più delicati, come in questo caso, con una pandemia che sta provocando una grave crisi occupazionale il tutti i Paesi.

L’azione degli Organismi europei è coerente con il contenuto del Trattato di Lisbona, che nel Titolo VIII affronta il ruolo della politica economica e monetaria. Per poter realizzare gli obiettivi previsti dall’articolo 3, cioè “l’adozione di una politica fondata sullo stretto coordinamento delle politiche economiche, sulla realizzazione di un mercato unico, e sulla definizione di obiettivi condivisi”, gli Stati devono considerare le loro politiche economiche una questione di interesse comune, che devono essere coordinate nell’ambito del Consiglio, così come definito nell’articolo 120. Questo articolo prevede che vengano emanati, ogni anno, alcuni indirizzi di massima, che diventano raccomandazioni indirizzate agli Stati.

A seguito dei suggerimenti, gli Stati trasmettono alla Commissione le informazioni concernenti le misure di rilievo da essi adottate, nell’ambito della loro politica economica, nonché tutte le altre informazioni da essi ritenute necessarie. Con l’obiettivo di garantire un più stretto coordinamento delle politiche economiche e una convergenza duratura dei risultati economici degli Stati, il Consiglio sorveglia l’evoluzione economica in ciascuno degli Stati membri e confronta la coerenza delle politiche economiche adottate dagli Stati, con gli indirizzi suggeriti. Le politiche economiche si riferiscono, in particolare, al rispetto dei seguenti principi: prezzi stabili, finanze pubbliche e condizioni monetarie sane, oltre a una bilancia dei pagamenti sostenibile. Spesso però le strutture amministrative degli Stati e il relativo livello di capacità di gestione della cosa pubblica, impediscono ai Governi di attuare gli stessi interventi attuati in altri Stati. Chi è immerso nella cultura e nei modelli, che attuano lo sviluppo sociale e economico del proprio Stato, non ha la possibilità e, talvolta, gli strumenti per confrontare i modi in cui si attuano i processi negli altri Stati, Ma la visione che appare a Bruxelles è ben diversa. Dall’osservatorio europeo è più facile analizzare i successi che caratterizzano lo sviluppo di alcuni Stati e valutare la differenza dei modelli e, quindi, dei migliori risultati nel campo economico e sociale.

La capacità di analizzare i diversi modi in cui si attua lo sviluppo, e la possibilità di indicare agli Stati più deboli le riforme che potrebbero dare migliori risultati, per arrivare a un Mercato unico, rappresenta uno dei più preziosi valori del successo dell’ideale europeo.

E sottolineo il termine ideale, perché a molti uomini politici, impegnati anche a livello nazionale, manca la cultura e la sensibilità per capire che l’assenza di questo continuo confronto con gli altri, e senza lo stimolo per imitare i migliori, porterebbe la nostra Nazione ad agire, seguendo, purtroppo, i modelli che noi possiamo osservare in molte altri Stati, al di fuori dei confini dell’Europa. Questi uomini vivono nei limiti di una realtà che è destinata a seguire, nel solco della storia, l’egoismo, il contrasto e, infine, la guerra. I Padri dell’Europa, mossi da forti ideali, ci hanno permesso di uscire da quel solco, che ha segnato da sempre, fino alla fine degli anni quaranta, la storia di tutte le Nazioni europee. Per raggiungere gli obiettivi previsti dal Trattato, consentendo alle Nazioni più deboli di migliorare le strutture di governance, da molti anni la Commissione, con l’appoggio del Parlamento europeo, ha fatto nascere una Direzione generale (DG Reforme, con un Direttore Generale italiano, di vasta esperienza, Mario Nava), e ha messo a disposizione notevoli fondi e un gruppo di esperti, ricchi dell’esperienza maturata in altri Stati, per facilitare i processi di riforma, necessari allo sviluppo.

Gli Stati membri possono beneficiare di sostegno per affrontare le sfide relative all’elaborazione e all’attuazione di riforme strutturali favorevoli alla crescita, in linea con gli obiettivi sociali e economici dell’Unione. Tali sfide potrebbero essere riconducibili a diversi fattori, quali:

una limitata capacità amministrativa;
– debolezza istituzionale;
– eccessivo peso della burocrazia;
– una inadeguata struttura giudiziaria;
– un’applicazione e attuazione inadeguate del diritto dell’Unione;
– una scarsa capacità di programmazione per l’utilizzo intelligente di finanziamenti.

L’Unione, potendo valutare i sistemi organizzativi dei singoli Stati, vanta una considerevole esperienza nella prestazione di sostegno specifico alle amministrazioni nazionali e alle altre autorità degli Stati membri, per quanto riguarda sia lo sviluppo delle capacità, sia le azioni concrete in determinati settori, in particolare nell’attuazione della politica di coesione, cioè ridurre le disparità all’interno dei gruppi sociali di una Nazione. L’esperienza acquisita dall’Unione, nell’assistere le autorità nazionali ad attuare le riforme, dovrebbe essere utilizzata, perché occorre un’azione globale e integrata, per fornire sostegno agli Stati che intraprendono riforme destinate a favorire la crescita. Per raggiungere questi obiettivi, il Parlamento e la Commissione europea hanno istituito un “Programma di sostegno alle riforme strutturali”, per rafforzare la capacità degli Stati membri di concepire e attuare riforme amministrative e strutturali, volte a stimolare la crescita, anche attraverso un’assistenza finalizzata all’uso efficiente ed efficace dei fondi messi a disposizione dai programmi europei. Il programma intende contribuire alla realizzazione dei seguenti obiettivi comuni:

  • sostegno alla ripresa economica,
  • coesione e creazione di posti di lavoro,
  • rafforzamento della competitività e della produttività dell’Europa,
  • promozione degli investimenti nell’economia reale.

Questi interventi, se ben attuati, possono rappresentare una risposta efficace alle sfide sociali e economiche e sono in grado di favorire un livello elevato di protezione sociale, nonché di servizi sanitari e d’istruzione di alta qualità, di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Sulla base delle esperienze acquisite in questi anni, il Parlamento, su proposta della Commissione, ha adottato in questi giorni- Gennaio 2021- lo “Strumento di sostegno tecnico” (TSI), che ha l’obiettivo di assistere le autorità nazionali nella preparazione, nella modifica, nell’attuazione e nella revisione dei piani nazionali, necessari per ricevere il sostegno previsto dal Recovery plan. Nel testo vengono elencate alcune azioni chiave da implementare, come:

  • i settori connessi alla coesione, alla competitività, alla produttività, all’innovazione,
  • la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva,
  • l’occupazione e gli investimenti,
  • le riforme istituzionali e amministrative,
  • le riforme dei sistemi giudiziari,
  • la lotta contro le frodi, la corruzione, il riciclaggio del denaro e l’evasione fiscale,
  • lo sviluppo del settore privato,
  • la concorrenza e gli appalti pubblici,
  • la partecipazione pubblica alle imprese e i processi di privatizzazione,
  • l’accesso ai finanziamenti,
  • le politiche per il commercio,
  • lo sviluppo sostenibile,
  • l’istruzione e la formazione,
  • le politiche del lavoro,
  • la sanità pubblica,
  • le politiche in materia di migrazione,
  • l’agricoltura, lo sviluppo rurale e la pesca.
  • la digitalizzazione delle strutture amministrative e dei servizi pubblici, in particolare nella sanità, nell’istruzione, nel sistema giudiziario,
  • la costruzione di sistemi assistenziali resilienti e capaci di fornire una risposta coordinata.

Un unico archivio pubblico online, gestito dalla Commissione europea, è in grado di fornire le informazioni sulle azioni che rientrano tra le competenze dello “Strumento di sostegno tecnico”. Le riforme sostenute dallo Strumento sono in grado di rispondere efficacemente alle sfide individuate nelle raccomandazioni specifiche, nel semestre europeo e inviate ad ogni Paese. Lo Strumento disporrà di un bilancio complessivo di 864 milioni di euro nel periodo 2021-2027.

Per ricevere supporto tecnico, come, ad esempio, utilizzare migliori competenze, relative a un cambiamento di determinate politiche o per preparare strategie di riforma, previste dal Fondo per la ripresa e la resilienza, lo Stato membro dovrà presentare una richiesta alla Commissione, delineando le diverse aree su cui intende concentrare gli interventi. Come sempre avviene nella cultura istituzionale degli Organismi europei, il Regolamento invita gli Stati, prima di richiedere l’assistenza tecnica, a consultare, conformemente alla legislazione e alle prassi nazionali: le parti sociali, le autorità locali e regionali e la società civile organizzata. Il ricorso a questo utile Strumento, dopo un approfondito dibattito nelle sedi sopra indicate, potrebbe rappresentare una notevole opportunità, per cercare di superare i limiti strutturali e organizzativi, spesso denunciati, ma raramente affrontati, che condizionano lo sviluppo sociale e economico dell’Italia. Ma per utilizzare queste opportunità sono necessarie: una forte cultura sociale e un’intelligente dose di umiltà.

*Antonello Pezzini nasce in provincia di Novara nel 1941. Si laurea in filosofia e consegue due master, ha un trascorso da preside di liceo, da consigliere comunale della Dc a Bergamo, da presidenza della locale Associazione Artigiani a membro del CDA dell’Istituto Tagliacarne. Sviluppa uno spirito imprenditoriale nel settore dell’ abbigliamento e ha insegnato economia all’Università degli Studi di Bergamo. La passione per l’energia sostenibile è più recente, ma in breve ne diventa un esperto in campo europeo: oltre alla carica al Cese, è membro del CDA di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica e collabora con società di consulenza energetica. Dal 1994 è membro del Comitato Economico e Sociale Europeo in rappresentanza di Confindustria.

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