Alla vigilia del ritorno della zona arancione in Lombardia dopo una una settimana in rosso per errore, le scuole superiori bergamasche si stanno riattivando per riprendere la didattica in una modalità in presenza.
Alla luce, anche, del documento della Prefettura di Milano diffuso nella giornata di sabato 23 gennaio, che sottolinea: “anche in Lombardia le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado riprenderanno la propria attività in presenza a decorrere da lunedì 25 gennaio”. Lasciando, tuttavia, all’autonomia scolastica di decidere per un “limitato differimento, funzionale alla migliore organizzazione dei servizi e alla doverosa comunicazione agli studenti e alle loro famiglie”.
Una conquista richiesta a gran voce da comitati studenteschi bergamaschi che nelle ultime settimane hanno “occupato” l’esterno delle proprie scuole per manifestare con la didattica a distanza (dal Secco Suardo al Mascheroni, dal Manzù al Falcone e al Sarpi) e da oltre 650 cittadini tra genitori, studenti, insegnanti e sostenitori che hanno firmato la lettera “Aprite le scuole!” partita da Bergamo ed indirizzata alle istituzioni del Comune, della Regione Lombardia e del Ministero dell’Istruzione.
Lunedì 25 si potrà rientrare in classe (rigorosamente al 50%), ma non basta, c’è ancora tanto da lavorare per migliorare i trasporti e la didattica.
Con queste richieste è nato il presidio che dalla mattinata di sabato 23 gennaio vede coinvolti una ventina di studenti fuori dal Liceo scientifico Lussana di Bergamo, organizzato dagli studenti Lorenzo Lazzaris (coordinatore della Federazione degli Studenti di Bergamo) e da Camilla Brandolini.
“Non chiediamo un rientro immediato in presenza ma semplicemente un rientro il prima possibile, chiediamo dei trasporti adeguati e sicuri a livello comunale e regionale, e una maggiore attenzione verso il mondo della scuola, troppo spesso abbandonato o visto solo come un peso di troppo”, raccontano gli studenti.
E sottolineano che non si tratta di un presidio di un solo giorno, infatti si prevede di continuare anche nei prossimi giorni: “Finché non si muoverà qualcosa a livello regionale”.
“Siamo favorevoli ad iniziative di dialogo istituzionale come quella organizzata dalla nostra scuola, ma crediamo che sia necessaria anche una mobilitazione attiva da parte degli studenti, per far sentire la nostra voce, la nostra attenzione e la nostra presenza. La nostra iniziativa parte dal basso, dagli studenti stessi, e per gli studenti. Il nostro messaggio infatti è principalmente diretto ai nostri coetanei e compagni di classe. Non abbiate paura a manifestare e mobilitarvi per far sentire le vostre idee, non lasciatevi scoraggiare dal freddo o dai pessimisti. La nostra speranza è di coinvolgere sempre più studenti in quei processi decisionali che inevitabilmente andranno a modificare le loro vite”.
“I problemi della scuola non sono limitati solo alla Didattica a Distanza ma scorrono più in profondità, e il rientro in presenza non farà nulla per risolverli. Vogliamo appena possibile il rientro ai rapporti umani e conviviali che i ragazzi e le ragazze necessitano, ma vogliamo anche spronare sempre più nostri coetanei a mobilitarsi ed impegnarsi perché la loro voce sia ascoltata.”
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