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Bergamo

“Aprite le scuole!”, Il Comune risponde: “Siamo con voi, collaboriamo”

La risposta degli assessori Marcella Messina, Loredana Poli e Stefano Zenoni alla lettera con più di 650 firme dedicata al ritorno sui banchi

“Aprite le scuole!” è il titolo della lettera made in Bergamo firmata da 655 persone tra studenti, comitati, genitori, nonni, insegnanti, istituzionali e sostenitori a vario titolo.

Nata dall’iniziativa di Oriana Ruzzini in qualità di genitore e di consigliere comunale di Bergamo, che ha scritto una bozza di testo e creato un gruppo social, la lettera ha lo scopo di dare vita a misure che permettano il rientro a scuola di studenti e studentesse.

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L’assunto è che la scuola sia un bene primario a cui i ragazzi e le ragazze di tutte le età non possano rinunciare. I firmatari, quindi, chiedono che le scuole riaprano immediatamente, chiedendo di trovare strumenti che permettano il rientro (anche parziale) in sicurezza.

Tra i destinatari della lettera oltre al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e la ministra all’istruzione Lucia Azzolina, anche gli assessori Marcella Messina (Politiche Sociali), Loredana Poli (Istruzione) e Stefano Zenoni (mobilità) che hanno voluto rispondere alla lettera toccando punto per punto i temi trattati: trasporti, problematiche psicosociali riscontrabili negli adolescenti e il supporto dell’amministrazione alle scuole e al diritto allo studio.

Chiedendo a tutti i firmatari di “cooperare e collaborare:  speranza e futuro del nostro impegno quotidiano.”

Un appello condiviso anche dalla Lista Gori: “Vogliamo dar seguito alla lettera inviata anche agli assessori, affinché si possa sollevare una voce unanime e costruttiva che chieda le dovute e doverose assunzioni di responsabilità, che faciliti il dialogo e porti ad un radicale cambiamento di approccio che coinvolga i giovani e la scuola con iniziative concrete anche aldilà del nodo cruciale della riapertura. Non crediamo che questo sia il momento per dividersi, ma piuttosto che sia il tempo dell’ascolto e dell’azione a tutela delle nuove generazioni”.

Qui la lettera completa:

Cari genitori, insegnanti, cittadini di tutte le età,
vi ringraziamo per averci inclusi tra i molti destinatari di questa lettera/ appello.
In queste ultime settimane gli appelli per la riapertura delle scuole superiori si sono
moltiplicati e vale la pena sottolineare che i principi e le richieste unanimemente avanzate sono allineate con le vostre, pur provenendo anche da territori che hanno purtroppo scontato la diversificazione a livello regionale delle sospensioni delle lezioni in presenza. Ci riferiamo in particolare alle regioni che hanno ritenuto opportuno applicare chiusure più restrittive rispetto a quanto previsto a livello nazionale (ad esempio: sono stati chiusi
servizi per l’infanzia, scuole dell’infanzia e primarie). Ecco qui un primo punto di attenzione: il sistema nazionale dell’istruzione può (o addirittura deve) esplicarsi in forme e tempi differenziati a livello nazionale? Se sì, quali sono i punti fermi che in una situazione pandemica devono essere ritenuti universali all’interno della nostra Nazione e quali
possono invece essere diversificati sulla base dei dati sanitari? Questo è un tema su cui è
competente il Governo, che si è pronunciato e si pronuncia sempre sulla base delle
indicazioni fornite dal CTS nazionale. L’ultima interlocuzione che abbiamo avuto su questo tema (domenica, prima della riunione del CTS) ci ha restituito una posizione molto molto prudente del CTS sia sulla riapertura delle scuole superiori, sia sulla tenuta delle lezioni per le seconde e terze medie in zona rossa, sulla base dei data aggiornati e, aggiungiamo noi, nonostante i dati e le considerazioni contenute nel Rapporto ISS COVID-19 n. 63/2020 del 30 dicembre scorso.
Le competenze regionali hanno determinato, nel caso della Lombardia, prima il rinvio delle aperture delle secondarie di secondo grado nonostante la predisposizione in diverse province (prima fra tutte la nostra) di piani dettagliati che hanno comportato il lavoro congiunto di scuole e agenzie per il trasporto, con il coordinamento delle Prefetture, poi l’ingresso in zona rossa.
Per quanto attiene al livello di competenza comunale, vorremmo distinguere due aspetti
affrontati dal vostro documento: il primo riguarda il supporto alle scuole e l’organizzazione dei servizi a loro sostegno e per il diritto allo studio. Come abbiamo avuto modo di scrivere in risposta ad una interpellanza, la riapertura delle scuole secondo il calendario scolastico regionale ha previsto per il 7 gennaio scorso l’apertura della scuola in presenza per tutti gli
alunni e le alunne del primo grado. Le modalità di ingresso, uscita e frequenza sono state ampiamente collaudate fino alle vacanze di Natale (unica criticità: si verificano ancora assembramenti dei genitori in attesa, nonostante la differenziazione delle zone d’ingresso/uscita). Infatti, per questa fascia di studenti c’è stata solo una parziale
interruzione della frequenza in presenza (di alcune settimane) riguardante le seconde e
terze classi delle scuole secondarie di primo grado, esclusi ragazzi e ragazze con bisogni
educativi speciali e figli di lavoratori essenziali, la cui frequenza è stata sempre garantita. In questi ultimi giorni in zona rossa sono state ripristinate quelle stesse modalità.
I Dirigenti scolastici dei 9 Istituti comprensivi della città, incontrati una volta al mese
dall’Assessore all’Istruzione, non hanno richiesto locali aggiuntivi dopo i lavori e gli
spostamenti di mobili e materiali concordati ed eseguiti nel periodo estivo (abbiamo
investito circa 1.200.000 euro, oltre alle opere già programmate), né hanno rilevato
difficoltà organizzative particolari, se non quelle di interazione con ATS per ciò che riguarda il tracciamento dei contagi di eventuali positivi al covid-19 e le modalità di rientro a scuola previste da ATS anche senza tampone di controllo, dopo 21 giorni dalla positività accertata.
Su questi specifici punti sono state inoltrate diverse richieste da Anci Lombardia ed è stata presentata, ma bocciata da Giunta e Consiglio, un’ottima e condivisibile mozione delle forze di opposizione in Consiglio Regionale (prima firmataria consigliera Paola Bocci) che in sintesi chiedeva di potenziare il trasporto pubblico locale, estendere tamponi e tracciamenti, vaccinare il personale scolastico, istituire presidi sanitari all’interno delle scuole e chiedere in conferenza Stato-Regioni di limitare al massimo la DaD,
indipendentemente dalla classificazione e dal colore della zona, riaprire alla frequenza
le scuole secondarie e la formazione professionale.
Quanto al supporto alle scuole, si rende noto che tutti gli istituti hanno ricevuto
direttamente dal Ministero dell’Istruzione finanziamenti dedicati al contrasto dell’epidemia (per acquisto di scanner o termometri, di dispositivi tecnologici, di arredi, attrezzature e materiali di pulizia, per tinteggiature) oltre al cosiddetto “personale aggiuntivo” per il contrasto all’epidemia di Covid-19. Le scuole inoltre ricevono regolarmente dal Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto all’emergenza epidemiologica Covid-19 le mascherine, sia per il
personale che per gli alunni, e gel disinfettante. In aggiunta e ad integrazione, il Comune ha previsto fine a fine anno scolastico una fornitura di gel e di materiale per pulizia e igienizzazione per i 9 Istituti comprensivi della città, corredata da una specifica formazione in servizio per il personale ausiliario addetto. Per le scuole dell’infanzia statali e paritarie, il
Comune ha inoltre previsto uno specifico supporto in ore educative aggiuntive
commisurate alla dimensione di ciascun plesso scolastico.
Per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado, queste hanno ricevuto
finanziamenti dal Ministero dell’Istruzione e forniture dal Commissario straordinario in misura anche maggiore rispetto agli Istituti del primo grado e fanno riferimento alla
Provincia quale ente locale competente in materia.
Per ciò che riguarda infine il trasporto degli studenti, in particolare delle scuole superiori
che non si configurano come “scuole di vicinato”, il Sindaco, nel limite delle sue
competenze in materia, ha costantemente partecipato alle riunioni del tavolo prefettizio di coordinamento sul tema (presenti anche la Dott.sa Patrizia Graziani per l’USR, il dott.
Sergio Piazzolla per ATS Bergamo, i rappresentanti di Provincia, Agenzia per il trasporto pubblico locale e delle Aziende del tpl) che è stato uno dei primi tavoli provinciali a mettere a punto e a sperimentare già per alcune settimane il modello organizzativo cui si farà
riferimento anche per la ripresa delle lezioni nel 2021, quando confermata.
Infatti, per la ripresa dello scorso settembre, il sistema di Bergamo aveva lavorato tutta
l’estate per organizzare i trasporti per la riapertura delle scuole. La Prefettura aveva
organizzato diversi incontri ed era stato elaborato un modello di funzionamento che aveva le caratteristiche teoriche per funzionare. Il modello prevedeva un incremento delle corse del 20% circa, la capienza dei mezzi all’80% (come deciso dal Ministero, in deroga al distanziamento di 1 metro), gli orari di ingresso delle scuole superiori divisi in due scaglioni (ore 8 e ore 10) e la permanenza di almeno il 20% degli studenti in didattica a distanza. Il
Comune aveva inoltre previsto la presenza di personale di sorveglianza al sottopasso della
Stazione ferroviaria, che ha rilasciato report quotidiani sul livello di affollamento e
sull’osservanza dei comportamenti di prevenzione del contagio. L’andamento dell’epidemia e la combinazione di alcune difficoltà oggettive sia lato trasporti che lato scuola hanno però nuovamente condotto alla sospensione delle lezioni in presenza a livello nazionale.
Nel corso del mese di novembre e dicembre sono riprese le riunioni coordinate dalla
Prefettura per elaborare un nuovo modello di funzionamento. Adesso la capienza dei bus è
fissata dal Ministero al 50%, dunque un valore molto più basso di settembre, per garantire maggiore sicurezza. Per compensare questa capienza ridotta è stato previsto un aumento delle corse del 25% circa, ripristinato il modello a doppio ingresso delle scuole (8 e 10) e soprattutto prevista didattica a distanza inizialmente al 50% per testare la funzionalità del modello. Questo è quello che ha stabilito il Governo e che hanno disposto i Prefetti
coinvolgendo tutti gli attori sopra citati che a Bergamo hanno risposto in modo costruttivo.
Il sistema Bergamo è pronto quindi a funzionare con autobus meno affollati, sempre che tutti si attengano alle indicazioni concordate.
Tuttavia, come noto, Regione Lombardia ha ritenuto opportuno rinviare le attività
didattiche in presenza per le scuole secondarie di secondo grado di tutte le province lombarde almeno fino al 25 gennaio e nel frattempo è anche intervenuto l’inserimento della nostra Regione in zona rossa. Quanto alla richiesta di prevedere specifiche deroghe (in particolare, proprio l’apertura delle scuole) per la provincia di Bergamo, come avrete letto dai giornali proprio questa richiesta è stata avanzata congiuntamente dal Sindaco Gori
e dal Presidente della Provincia e un dossier è stato aperto da ISS e Governo;successivamente Regione Lombardia ha presentato ricorso al TAR contro l’ordinanza ministeriale di inserimento in zona rossa.
Veniamo ora al secondo aspetto, che ci sta particolarmente a cuore e che richiede un
allargamento della visione pur condivisibile proposta dalla vostra lettera. Puntare
l’attenzione sul benessere dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, come
chiedete anche voi, significa articolare un ragionamento più ampio, che tiene conto della scuola come elemento fondamentale e che però si estenda al complessivo progetto di vita: sport, attività culturali, ricreative, aggregative anche informali costituiscono l’ambito di vita, di crescita, di relazione dei giovani che certamente non si identificano solo con la scuola. Raccogliamo altrettante sollecitazioni, infatti, da studenti e famiglie, che chiedono cautele nella riapertura delle scuole, dettate da timori che devono essere tenuti in considerazione nelle valutazioni complessive. Riceviamo poi molte sollecitazioni strettamente indirizzate all’attività motoria e sportiva, tipicamente legata al benessere psicofisico delle persone.
Allora, ciò che proponiamo riguarda l’assunzione proattiva di prospettive, di politiche locali e di azioni puntuali alle quali tutti possono partecipare, per tenere uno sguardo largo ma anche declinato nella profondità del tempo per arginare le sofferenze e ripristinare modelli
di comportamento che potranno probabilmente avvicinarsi a “com’era prima” ma senz’altro non possono prescindere dai rischi e dalle cautele evidenziate da questa
pandemia.

La situazione giovanile, già prima della pandemia, versava in una situazione molto
complessa e articolata, con una grave disparità di livelli di competenze, di competitività e di occupazione tra il nostro Paese e gli altri Stati europei e, all’interno dell’Italia, di risorse e opportunità tra nord e sud e tra cittadini italiani e stranieri: in particolare, il ruolo della scuola dentro questa situazione ha ormai palesato l’inefficacia del nostro sistema dell’istruzione come “ascensore sociale”. Il Covid-19 ha ora esasperato questi disequilibri aggiungendo nuovi fattori divenuti cruciali, come il gap tecnologico, e confermando che
livello culturale, linguistico, di tenuta delle relazioni sono più importanti del solo fattore
economico.
Quando si parla di giovani non si parla solo di scuola, ma di una sfera complessa, articolata e mutevole; una sfera già poco considerata e definitivamente accantonata in questi mesi, con la scomparsa dai discorsi e dalle azioni programmate delle fasce giovani della popolazione – a tratti, giovani e bambini sono rientrati nelle cronache come possibili
“untori”. Ci sono giovani e giovanissimi che pur con grandissima fatica sono riusciti a
rielaborare le fatiche di questo tempo accompagnati da adulti in grado di farlo, ma ci sono anche persone in crescita per le quali invece questi mesi drammatici vanno ad inserirsi in fragilità già presenti, anche legate all’età. Parlare di giovani significa parlare anche di supporti alle famiglie, affinché siano facilitate nello svolgere il complesso e sfidante compito educativo, soprattutto in questo scenario inedito di emergenza sanitaria e sociale.
La società e la politica di livello statale e regionale hanno smesso di occuparsi dei giovani non per cattiveria, ma per istinto di autoconservazione (a dire il vero un istinto miope, di corto raggio perché implica il declino sociale nel medio e lungo periodo). Nei territori, a livello locale, vediamo già che si rischia, prima o dopo, di entrare nel circolo vizioso del contrasto generazionale. Un conflitto senza vincitori e senza uscita di emergenza, che calerebbe il sipario sul futuro del nostro Paese. È naturale che in piena crisi sanitaria e in ristrettezza di risorse prevalga la cura dell’immediatezza e che rischi di prevalere l’individualismo rispetto alla solidarietà collettiva, ma è nella consapevolezza diffusa della necessità di tenere aperto il futuro che dobbiamo trovare la forza di riconquistare le parole
di cui abbiamo maggiormente bisogno: fiducia, lungimiranza, collaborazione e presa in carico.
A livello locale, oltre al supporto alle scuole sopra descritto e in continua collaborazione tra servizi sociali e servizi educativi per l’istruzione, abbiamo attivo un servizio psicologico di supporto telefonico in collaborazione l’Ordine degli psicologi della Lombardia, siamo intervenuti con consistenti forniture di devices e connessioni per consentire la didattica a distanza, con la fornitura di pacchi alimentari e di pasti gratuiti alle mense scolastiche, con
la fornitura di servizi in presenza e a distanza dedicati agli studenti con fragilità, l’avvio di attività ricreative online da parte del servizio politiche giovanili, la diffusione di numeri di telefono cui rivolgersi per avere aiuti o ascolto (anche destinati in particolare ad adolescentie giovani), un numero di telefono per supportare le famiglie che vogliono accedere alle misure di sostegno per la frequenza dei nidi, abbiamo scelto di finanziare, con uno sforzo economico dedicato, l’apertura degli impianti sportivi comunali che possono restare aperti a sostegno delle attività di interesse nazionale consentite dalla normativa, per non togliere anche questo a un’utenza che è prevalentemente giovanile.

Abbiamo ritenuto fondamentale potenziare le attività domiciliari per i giovani e gli adulti con segnali di disagio psichico in stretto raccordo con i servizi dedicati e potenziare tutti gli interventi di prossimità valorizzando il protagonismo di ciascun giovane nelle azioni di gestione e risposta all’emergenza sanitaria e sociale soprattutto attraverso le azioni di volontariato volti a colmare il gap generazionale e a contrastare la solitudine delle persone più anziane.

Per concludere, vi ringraziamo per avere espresso le vostre richieste e le vostre aspettative e insieme vi chiediamo di aiutarci a tenere alta la guardia rispetto alla possibilità di vedere aumentata l’insofferenza tra generazioni che già si esprimeva chiaramente prima del Covid-
19, di aiutarci a proporre modelli positivi ai più giovani tra noi: proviamo a comunicare una prospettiva positiva che si possa costruire insieme alle scuole che, da parte loro, stanno già pensando a possibili “recuperi” sia in corso d’anno che in differita ma che tengano larghi i temi sui quali dialogare con i più giovani: dalle attività informali allo sport, dalla musica al
teatro, alle attività aggregative e amicali fino alle tematiche dello studio e del lavoro per i
giovani adulti.

Cari genitori, studenti, cittadini giovani e meno giovani coinvolgervi, cooperare e collaborare con Voi è la speranza e il futuro del nostro impegno quotidiano.

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