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Bergamo

Tre studentesse del liceo artistico Manzù: “Dal presidio abbiamo imparato tanto”

Tavoli distanziati, mascherine e video lezioni, è così che ha preso piede lo scorso 15 gennaio la protesta del liceo artistico bergamasco e i gesti di solidarietà non sono mancati

A Bergamo, e non solo, molti alunni delle scuole superiori hanno deciso di scendere in strada, vicino alle proprie scuole, per protestare e richiedere azioni del governo in merito alla situazione scolastica. Fra questi studenti, ci sono Viola, Erica ed Elisabetta, ragazze che hanno deciso di scrivere la seguente lettera per dare ancor più senso alle loro azioni, per ribadire come la scuola non può esser lasciata indietro.

“Penso che molti di voi abbiano saputo dei presidii studenteschi fatti dai giovani per i giovani. Molte persone nell’arco di questa lunga quarantena si sono trovate smarrite, ma la categoria meno calcolata siamo stati noi. Il futuro della nostra società si è ritrovato sbigottito e confuso, trovandosi catapultato in un mondo che non concede altre opzioni oltre ad una vita monotona e spenta nella quale nessuno di noi ha l’opportunità di migliorarsi e di migliorare la nostra società, così molti sono scesi come portavoce degli adolescenti.

Credo che tutti voi abbiate sentito dei presidii fatti da noi ragazzi per tornare in presenza almeno al 50%, in quanto la scuola, per quanto possa essere stressante e pesante è per molti l’unico motivo per uscire di casa, una casa che non per tutti è sempre un ambiente caldo e accogliente, noi del Liceo Artistico Manzù di Bergamo siamo stati alcuni tra gli istituti che hanno preso parte a questa iniziativa.

La giornata è stata indimenticabile in quanto, per la prima volta tutti noi avevamo un obiettivo comune, voler tornare almeno ad una parvenza di normalità, non per le cose futili ma per l’istruzione, il motore portante della società.

Durante la mattinata, abbiamo posizionato dei tavoli distanziati fuori dalla scuola e con tutte le dovute precauzioni abbiamo iniziato le video lezioni, dopo un’oretta che eravamo fuori è arrivato il nostro dirigente scolastico a portarci delle brioches come gesto di solidarietà, poi i baristi di via Tasso, accorgendosi del nostro essere infreddoliti, hanno così iniziato a portarci a loro volta cappuccini, tè caldi, pasticcini, per dimostrarci come anche a loro fossimo mancati. Questi gesti ci hanno fatto capire quanto alle persone attorno a noi tocchi il nostro esserci e il nostro sforzarci di migliorare la situazione e penso che questo ci abbia fatto realmente comprendere come la nostra solita e incasinata vita è sempre stata formata da persone reali, alle quali pensiamo sempre troppo poco, gli altri.

Abbiamo deciso di scrivere questo breve articolo perché per la prima volta ci siamo sentite realmente appagate nel vedere degli accenni di sorrisi sotto le mascherine di persone a cui prima probabilmente non avremmo mai dato molto peso.

Questo periodo ci ha distrutti, ma come tutto ciò che distrugge ci ha reso più forti e sensibili”.

Viola Manzoni, Erica Canini ed Elisabetta Rota

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