Piano pandemico fermo al 2006 e nonostante le indicazioni dell’Oms del gennaio 2020 attivato in ritardo. Sarebbe emerso questo nel corso degli ultimi interrogatori in procura a Bergamo nell’ambito dell’inchiesta Covid e la mancata zona rossa in Val Seriana.
In particolare mercoledì (20 gennaio) quando negli uffici di piazza Dante sono stati convocati dai magistrati come persone informate sui fatti Filomena Pistacchio e Claudio D’Amario, rispettivamente funzionario ed ex direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute.
D’Amario all’uscita ha spiegato di aver risposto a tutte le domande e di aver fornito le informazioni su ogni attività, dicendo di aver agito “nel rispetto dei principi scientifici e di coscienza operativa”.
Dalle due deposizioni, le ultime in ordine di tempo di una serie di dirigenti e tecnici del Ministero, sarebbero emersi nuovi spunti di indagine, in particolare riguardo al piano pandemico influenzale e alla sua mancata applicazione.
Quello italiano, infatti, come già emerso era fermo al 2006. In più l’Italia, poiché non si trattava di un’influenza ma di un virus all’epoca sconosciuto, arrivato dalla Cina, avrebbe ignorato l’invito di gennaio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di seguire i piani pandemici predisposti.
Solo a febbraio sarebbero state impartite le direttive sulla base dello studio di Stefano Merler, ricercatore della fondazione Bruno Kessler.
Quella di mercoledì è stata solo l’ultima puntata di un’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Antonio Chiappani, che prevede nei prossimi giorni ulteriori sviluppi e nuovi interrogatori, tra cui anche quello possibile del ministro Roberto Speranza.
commenta