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L’esperto

Bergamo e il triste primato di morti: “Smog e cancro, necessarie politiche a favore dell’ambiente”

Il commento di Paolo Leghissa, medico del lavoro e responsabile della ricerca attiva dei Tumori professionali all'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dopo lo studio olandese che vede Bergamo al secondo posto di una classifica drammatica

Bergamo ha conquistato un triste e drammatico secondo posto: con Brescia (in pole position) presenta il tasso di mortalità da particolato fine (PM2.5) più alto in Europa.

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È il risultato di uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero, pubblicato su The Lancet Planetary Health e finanziato dal ministero per l’innovazione spagnolo e dal Global Health Institute.

Lo studio analizza anche la mortalità legata al prolungato contatto con le polveri sottili, mostrando che 51mila morti premature da PM2,5 e 900 da NO2 potrebbero essere evitate ogni anno, se le città prese in esame riducessero i livelli dei due inquinanti raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

E, applicando le linee guida Oms sul PM2,5 a Brescia potrebbero essere evitati 232 morti l’anno e a Bergamo 137.

“Quello che mostra la ricerca non è una novità, già nel 2013, infatti, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) aveva incluso l’inquinamento atmosferico e le polveri sottili (il cosiddetto particolato) tra le sostanze di classe 1, cioè quelle sicuramente cancerogene. Mostrando lo studio che dimostrava una correlazione tra lo smog e le patologie neoplastiche (quelle che provocano lo sviluppo di tumori)”, commenta Paolo Leghissa, medico del lavoro e responsabile della ricerca attiva dei Tumori professionali all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

“Ci sono due tipi di polveri sottili, materiale solido che fa parte dell’inquinamento: il PM 10 penetra fino ai bronchi, il PM 2,5, invece, è in grado di raggiungere i polmoni e si tratta della patologia più pericolosa e rischiosa per l’organismo”. 

Quello dello studio olandese è un dato scioccante a cui il Comune di Bergamo ha risposto prontamente, sottolineando come “lo studio si avvale di dati vecchi di diversi anni, almeno 6, visto che si riferisce al database del 2015. Il trend della qualità dell’aria ha registrato costanti miglioramenti negli anni successivi”. Ricordando, anche, quanto fatto negli ultimi anni, come iniziative per ridurre l’inquinamento atmosferico con l’individuazione e l’incentivo alla rottamazione della caldaie a gasolio in città (ormai un numero esiguo) e il progetto di monitoraggio e informazione alla cittadinanza BergamoRespira.

Ma ancora molto lunga è la strada per rendere del tutto “sano” l’ambiente in cui ogni giorno viviamo e respiriamo. 

“Noi, in pianura padana, siamo svantaggiati dal punto di vista geografico. Le montagne che ci circondano, infatti, impediscono al vento di soffiare via lo smog. Ma, certamente, tutti noi possiamo aiutare la natura, diminuendo il traffico veicolare e preferendo i mezzi pubblici. Ma non è solo questo”.

“Le aziende dovrebbero essere maggiormente regolamentate nell’emissione di polveri sottili che producono, cosa che ora non sono. Così come bisognerebbe monitorare i camini a legna e gli edifici con riscaldamento a legna che producono anch’essi alti livelli di PM. Tutti noi, insieme alla politica, dovremmo coltivare azioni a favore dell’ambiente: ne va della salute di tutti quanti”, ha concluso Leghissa.

 

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