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Appunti & virgole

Atalanta: il pari di Udine non è uno scandalo, ma che fatica con le piccole

Contro i bianconeri (ma anche contro il Genoa) i nerazzurri sono andati a rendimenti alterni: in queste partite manca il guizzo del campione

È successo quello che si temeva, cioè che con l’Udinese potesse essere una partita fotocopia di quella vista col Genoa. Quelle squadre brutte, sporche, cattive (anche per ragioni di classifica) contro le quali non vieni mai a capo e il risultato non è mai pari al gioco o alle occasioni che produci. Avanti adagio con i pareggini e non è certo uno scandalo, anche se la prospettiva del terzo posto era molto allettante e, onestamente, ci credevamo in tanti.

Non è la prima volta: contro le medio-piccole l’Atalanta fatica a fare il pieno (è anche in buona compagnia, poi vediamo perché) soprattutto perché i suoi giocatori più talentuosi vengono presto bloccati e quando la partita si trasforma un incontro di catch, una lotta corpo a corpo con gli avversari sempre per terra e tante pause, beh allora diventa molto più difficile esprimere un buon calcio. Ci vorrebbe il colpo del campione che ti risolve e chiude il discorso.

L’Atalanta ha trovato ancora Muriel, una garanzia, quello che doveva essere il bomber di scorta e da titolare ha segnato sei volte su sei. Solo Ibra, in Serie A, ha fatto meglio: sette su sette. Non è sufficiente perché per vincere la Dea deve segnare almeno tre gol, questa è la sua tabella di marcia e non si è smentita.

Il parallelo col Genoa? Soprattutto per il risultato, per la difficoltà a sfondare il muro rossoblù.

Purtroppo nelle due partite l’Atalanta è andata a rendimenti alterni: bene nel secondo tempo col Genoa, bene nel primo (gol iniziale a parte) a Udine. In mezzo poco gioco e molto spezzettato in entrambi i casi. E non è servito nemmeno mischiare molto le carte, cambiando mezza squadra: il tridente inedito ma fino a un certo punto, Malinovskyi, Miranchuk, Muriel, era stato proposto una settimana fa in Coppa Italia col Cagliari e aveva funzionato, ma era una situazione diversa.

Stavolta l’Atalanta ha avuto una bella reazione dopo la frittata del gol lampo subìto e ha pareggiato, ma non ha saputo completare l’opera nel secondo tempo, dove ha prevalso l’anticalcio. E Malinovskyi e Miranchuk prima come Ilicic e Zapata poi non hanno inciso. Domanda: non poteva rimanere in campo Muriel, il miglior attaccante in questo momento (11 gol), il più pericoloso, magari in coppia con Duvàn?

La prima spiegazione è che probabilmente non avrebbe potuto tenere 90 minuti dopo averne giocati quasi 90 col Cagliari e mezz’ora col Genoa. Oppure, visto che nelle ultime partite aveva lamentato un leggero affaticamento muscolare, non si voleva azzardare, rischiando forse di perderlo per la sfida di sabato col Milan e nelle prossime. Detto poi che da Miranchuk e anche Malinovskyi è lecito aspettarsi di più, perché è evidente che contro queste squadre entrambi hanno problemi, soffrono le marcature strette, i falli continui. E poi Pessina è andato a centrocampo assieme a de Roon, ma l’impressione è che renda di più vicino all’area, da trequartista.

Il punticino non può accontentare, ma la realtà è che per vincere ci voleva qualcosa in più, che nemmeno Ilicic in queste partite più di calci che di calcio riesce a darti. Guardiamo alle altre grandi e tutte sono passate di misura: il Milan ha vinto a Udine 2-1 dopo le reti di Kessie, il pareggio su rigore di De Paul e all’83’ il solito Ibra, la Roma ha vinto 1-0, il Napoli 2-1 con un rigore di Insigne, il pari di Lasagna e al 90′ Bakayoko.

Quindi all’Atalanta è mancato il colpo da ko e se pensiamo al rigore… meno male che il contatto di un Gollini più incerto del solito con Pereyra non è stato giudicato da rigore. Per cui, bene così, prendiamo per buono questo pareggio.

Si può fare di più e probabilmente sarà più convincente e più bella l’Atalanta contro il Milan, nello stadio dei sogni della Champions dove i Gaspboys quasi un anno dopo (19 febbraio 2020) trionfarono col 4-1 sul Valencia…

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