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Chi dice no

“Ristoratori, attenti a queste proteste: aprire significa infrangere una legge”

Petronilla Frosio, titolare del Ristorante Posta e presidente dei ristoratori di Ascom Confcommercio Bergamo: "Non aprirò, non è questa la maniera di far sentire la nostra voce". Fusini: "Non si va contro lo Stato"

“Le indicazioni delle associazioni di categoria sono chiare: chi apre, lo fa a suo rischio e pericolo. Chi decide di aprire decide di disobbedire a una legge”. Non aprirà il suo Ristorante Posta Petronilla Frosio, che in qualità di presidente dei ristoratori di Ascom Confcommercio Bergamo manda anche un messaggio ai suoi colleghi: “Fate attenzione, non è il momento di commettere certi errori”.

La protesta #Ioapro, diventata virale negli ultimi giorni, promette una sorta di riapertura auto-regolamentata infischiandosene però del Dpcm, sia quello in scadenza il 15 gennaio che quello destinato a seguirlo ricalcandone l’impianto. Con la promessa di fornire “assistenza legale” ai clienti che decideranno di violare le regole anti-Covid, stabilite dal governo per provare a contenere il contagio, e si presenteranno a cena, seduti al tavolo, quando i ristoranti dovrebbero invece essere chiusi.

Se arriveranno le forze d’ordine, garantiscono gli organizzatori, una squadra di trenta avvocati è già disposta a supportarli.

“Chi aderisce a questa iniziativa deve essere consapevole che rischia molto, molto grosso – spiega Frosio -. Non solo perché potrebbe andare incontro a una multa e alla chiusura forzata del locale, ma anche perché certe proteste che nascono in modo poco chiaro, come questa, rischiano di sfociare in altro che poco ha a che fare con una manifestazione civile e ordinata. Ragioni di protesta ce ne sono tante, decine e decine. Ma il modo di rispondere, secondo me, non è quello giusto”.

“Inoltre – continua la ristoratrice – così facendo si mettono a rischio anche i clienti, perché eventuali sanzioni potrebbero scattare anche per loro. No, non è questa la maniera di far sentire la nostra voce. Mi piacerebbe pensare, invece, che da questa emergenza possa nascere una coesione nuova tra tutte le attività che fanno accoglienza: dobbiamo dimostrare di essere ancora più importanti per questo Paese, dobbiamo gettare le basi per essere riconosciuti in tutte le nostre differenze”.

Dello stesso parere il direttore di Ascom Bergamo Oscar Fusini: “La rabbia è giustificata, non deve però sfociare in episodi di illegalità o, addirittura, violenza – è il suo commento -. Non vorrei vedere le scene viste negli Stati Uniti nei giorni scorsi. Una protesta così rischia di far strumentalizzare il mondo della ristorazione, che non deve cadere in questo tranello. A tutti i ristoratori dico di evitare ogni violazione della legge: non si va contro lo Stato”.

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