• Abbonati
La risposta

“In carcere a Bergamo 25 contagiati? Dal ministero dati falsi, sono molti di più…”

La lettera di tre famiglie di detenuti nel carcere di Bergamo: "Soltanto giovedì mattina sono stati spostati 40 positivi al Covid-19"

A seguito dei dati ufficiali del ministero della Giustizia, comunicati dal Dipartimento dell’amministrazione Penitenziaria del carcere di Bergamo (aggiornati alle 20 dell’8 gennaio scorso e pubblicati da Bergamonews mercoledì 13 gennaio), riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di una donna, moglie di un detenuto. Nella lettera, firmata da tre famiglie di detenuti, vengono contestati i numeri diffusi dal ministero in merito ai contagi all’interno della casa circondariale.

leggi anche
Carcere
I dati
Covid in carcere, a Bergamo 25 positivi: un detenuto in ospedale

Viene anche contestata la mancanza di chiarezza e comunicazione alle famiglie sul trasferimento dei detenuti positivi in altre strutture. “Una sera mi ha telefonato una persona che non conoscevo per dirmi che mio marito era stato portato – in quanto positivo – in un carcere milanese e mi mandava i saluti – si legge nella lettera -. La mattina seguente ho provato a telefonare al carcere di Bergamo, senza riuscire ad avere alcuna informazione, per tre lunghissimi giorni, quando finalmente qualcuno mi ha avvisata, dicendomi anche di andarmi a riprendere il pacco che avevo consegnato quando ancora pensavo che mio marito fosse lì”.

Ecco la lettera.

Gentile redazione,
scrivo per portare la testimonianza mia e di tante famiglie di persone detenute nel carcere di via Gleno che – con amara sorpresa – hanno letto i numeri pubblicati ieri sul contagio, numeri purtroppo, assai lontani dalla realtà.
Ed è importante che la verità e la situazione reale sia conosciuta da tutti e non solo da chi ha la sfortuna di vivere la detenzione di un proprio parente.
Non sono 25 i contagiati asintomatici e una la persona in ospedale come riportano i dati… Non sappiamo chi abbia dato queste informazioni, ma i numeri sono molto più alti.
Soltanto giovedì mattina sono partite (con un autobus) oltre 40 persone positive dal carcere di via Gleno, alla volta del carcere di San Vittore. È lì che stanno spostando tutti i detenuti positivi asintomatici di Bergamo. E così è stato nei giorni scorsi verso il covid hub di Bollate, finché anche Bollate non è diventato saturo e non ha più potuto accogliere nessuno.
Quando si viene spostati altrove, non si sa quando si torna a Bergamo. E noi non sappiamo dove sono i nostri famigliari.
Prima di Natale vi è stato almeno un decesso e i contagiati sono oltre 40 per ogni sezione. Tanto che sono tutte chiuse.
Non conosciamo la situazione reale se non attraverso quello che riusciamo a sapere dai nostri figli, fratelli, mariti, padri, reclusi in condizioni drammatiche o dai loro compagni di prigionia che usano il poco tempo delle telefonate per trasmettere numeri e nomi di familiari da avvisare.
I colloqui con i familiari sono sospesi da mesi e ora consentiti (uno solo al mese, in luogo dei soliti 6 previsti) solo a chi è residente a Bergamo, con una ingiustizia nell’ingiustizia. Avete idea di cosa significhi per un bambino non vedere il proprio papà per mesi e mesi? Ecco. Questa è diventata la nostra vita.
Sono sospese tutte le attività, la scuola ma anche i colloqui con gli psicologi, le visite mediche per cui anche malattie di altra natura sono trascurate, nel silenzio generale, e spesso neanche gli avvocati vengono fatti entrare per parlare con i propri assistiti, anche se ci sono i processi, le udienze…
Viviamo nell’assenza totale di informazioni sulla salute dei nostri parenti, solo sperando che non arrivi una telefonata che ci avvisa che il nostro congiunto è malato.
Una sera mi ha telefonato una persona che non conoscevo per dirmi che mio marito era stato portato – in quanto positivo – in un carcere milanese e mi mandava i saluti. Mi diceva di non preoccuparmi. Ma come potete immaginare, non è così facile.
La mattina seguente ho provato a telefonare al carcere di Bergamo, senza riuscire ad avere alcuna informazione, per tre lunghissimi giorni, quando finalmente qualcuno mi ha avvisata, dicendomi anche di andarmi a riprendere il pacco che avevo consegnato quando ancora pensavo che mio marito fosse lì.
Allora mi chiedo e vi chiedo se questo è un modo di comportarsi civile e degno di uno stato civile.
E mi chiedo anche cosa stanno facendo le istituzioni che di questo dovrebbero preoccuparsi. Dove è il Comune e il suo Sindaco che pure ha tanto frequentato il carcere per celebrare altri (importanti, per carità) progetti? non potrebbe andare e almeno dare la propria vicinanza? Dove è il garante dei detenuti che abbiamo provato a contattare, scoprendo che il numero di telefono riportato non è del Comune e lei è irraggiungibile da mesi anche via email? Dove è carcere e territorio che pure dovrebbe occuparsi dei detenuti? invece di scrivere ai parlamentari, per improbabili proposte di legge, non potrebbe affacciarsi dentro il carcere e presidiare dove noi non possiamo?
I nostri cari avranno anche sbagliato e sono lì perché condannati, ma quanto stanno subendo è ingiusto e drammatico. E nessuno ne sta parlando.
Nessuno di noi, presi da altro, ha mai scritto alla stampa, ma leggere dei 25 contagiati è stata una pugnalata per chi conosce la situazione reale e abbiamo deciso per questo di scrivere queste poche righe.
Sappiamo che tutti stanno affrontando un momento difficile. Ma quello che chiediamo è che quanto meno l’informazione non sia mistificata.

(Lettera firmata da tre famiglie di detenuti)

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
Carcere
I dati
Covid in carcere, a Bergamo 25 positivi: un detenuto in ospedale
cocaina treviolo
Abitava a grassobbio
In carcere a Bergamo, 34enne continuava a gestire lo spaccio di cocaina
Segre carcere
L'appello
Il Covid in carcere, Segre: “Impossibile arginare il contagio. Vaccinate i detenuti”
carcere nostra
Bergamo
Il Covid in carcere: positivi venti agenti di sorveglianza, nuovi tamponi ai detenuti
carcere
Carcere e territorio
“Il Covid in carcere: il nostro appello per diminuire il sovraffolamento”
carcere
La lettera
Gori scrive ad Arcuri: “Vaccinare con urgenza i detenuti e il personale penitenziario”
ospedale treviglio nostra
Primo caso in bergamasca
Covid, variante inglese: trovato un positivo all’ospedale di Treviglio
orobix
Azienda bergamasca
Orobix Life, la startup che usa l’intelligenza artificiale per prevedere il decorso del Covid-19
carcere
La reazione
Dopo gli over 80, vaccino ai carcerati. Gori: “Felice che Arcuri ci abbia ascoltato”
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI