Colpo di scena nel caso di Yara Gambirasio: la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa di Massimo Bossetti (in carcere per l’omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra) sull’accesso ai reperti, annullando con rinvio le ordinanze della Corte d’assise di Bergamo. Il Tribunale aveva dichiarato inammissibile la richiesta dei legali del muratore di Mapello in cella dal 2018 di avere accesso ai campioni di Dna e agli abiti della giovanissima vittima.
Ora si torna a Bergamo e altri giudici dovranno nuovamente pronunciarsi sulla possibilità che la difesa possa visionare, tra l’altro, i campioni di Dna e gli abiti della bambina uccisa il 26 novembre 2010.
Il 27 novembre 2019, il giudice dell’esecuzione Giovanni Petillo aveva accolto la richiesta degli avvocati di Bossetti di esaminare i reperti (i vestiti di Yara e non solo), per poi specificare, il 2 dicembre, che si trattava del via libera a una ricognizione, alla presenza della polizia giudiziaria, e non a un esame. Dunque, nulla poteva essere toccato o preso. Una nuova richiesta dei difensori, a maggio 2020 era stata dichiarata inammissibile dallo stesso giudice. Questo perché, su richiesta del pm Letizia Ruggeri, nel frattempo a gennaio i reperti erano stati confiscati, dunque non sono più agli atti del processo (sono dello Stato e restano conservati). Fino ad allora nè la Corte d’Assise di Bergamo nè la Corte d’Assise d’appello avevano disposto nulla.
La difesa vuole accedere ai reperti alla ricerca di nuovi elementi per chiedere la revisione del processo.
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