Il filo del governo Conte è esile come una ragnatela, minacciato dal leader di Italia viva Matteo Renzi.
Dopo l’approvazione del piano per i fondi europei, infatti, l’ex premier ha intenzione di ritirare la sua delegazione al governo: da allora non si fermano le trattative in governo per cercare di salvare il salvabile, con Conte che, però, ci tiene a sottolineare che “nei libri di storia deve restare traccia che questa situazione difficile non l’ho voluta io”.
Nel frattempo, secondo le ultime indiscrezioni, come riporta il Corriere della Sera, alle 18 di mercoledì 13 gennaio si dovrebbe tenere alla Camera un vertice del centrodestra per fare un punto sulla situazione della crisi di governo.
Una crisi che pone molti interrogativi sull’opportunità di sbaragliare le carte proprio ora, in pieno stato d’emergenza e campagna vaccinale anti Covid e sul suo reale effetto benefico per l’intero Paese.
“Siamo nel pieno di una pandemia globale con 2 milioni di morti e la strada del vaccino è ancora lunga e tortuosa. Serviranno mesi per ottenere risultati concreti e non è detto che il vaccino volontario garantisca il raggiungimento dell’immunità di gregge. Ci sono ancora troppe persone che hanno dubbi e non si fidano, sbagliando, dell’efficacia del vaccino. In molti hanno dovuto rinunciare al proprio lavoro e si sono visti stravolgere la propria vita e il proprio futuro. Nel contempo, viaggiamo sull’orlo di una crisi economica e sociale senza precedenti, a marzo finirà la cassa integrazione, il debito pubblico ha raggiunto il 160% del PIL e lo spread è stabile solo grazie all’enorme liquidità che la BCE ha emesso sui mercati comprando titoli di stato, in particolare i nostri, grazie ai quali stiamo evitando il default che getterebbe l’Italia al pari del Venezuela”, ha commentato il deputato di Cambiamo! Stefano Benigni tratteggiando il contesto sociale in cui stiamo vivendo ormai da mesi.
“Nonostante tutto questo, la politica – a sinistra e pure a destra – sembra impegnata a fare propaganda, preoccupata del consenso di uno o dell’altro, senza rendersi conto che rischiamo di compromettere il futuro di intere generazioni. Come si può pensare di gestire una fase così delicata lasciando il Paese in balia di un tira e molla estenuante fra le forze di maggioranza, oppure di chiedere il voto anticipato con i contagi in costante aumento e le terapie intensive che crescono di giorno in giorno, nonostante gli italiani (per la maggior parte) siano chiusi in casa da mesi? Questa è responsabilità? Pensiamo davvero che con una crisi al buio o col voto anticipato dal risultato incerto si possa garantire la stabilità che serve al Paese? Onestamente credo di no”, continua il deputato.
“Abbiamo più di 200 miliardi da investire con il Recovery Plan per fare ripartire gli investimenti e l’economia, una cifra pari alla somma di 10 leggi di bilancio (che arriva una volta sola), una campagna vaccinale che dovrà raggiungere almeno il 70% della popolazione, la scuola che deve ripartire nella totale sicurezza, i ristori affinché nessuno sia lasciato indietro”.
Una missione “non impossibile”, come precisa Benigni, ma per uscirne vincitori occorre “un Governo serio, non litigioso, di responsabilità nazionale, dove ognuno mette un pezzettino di idea buona, senza guardare al consenso ma pensando al futuro delle prossime generazioni.”
E, aggiunge, “sono profondamente convinto che con razionalità e buon senso e solo superando inutili ideologismi potremo affrontare i problemi più grandi del secolo con la necessaria lucidità. Poi, finito tutto, la politica potrà tornare a litigare, a dividersi, a discutere anche sul nulla come spesso è accaduto. Ma oggi non ci è concesso: mettiamo in fila i punti prioritari che servono per superare bene la pandemia, facciamolo con i migliori, e affrontiamo le questioni con responsabilità”.
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