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Primo filone

Truffa sull’accoglienza dei migranti nella Bassa, Padre Zanotti patteggia 4 anni

La stessa scelta degli altri due indagati: Anna Maria Preceruti, presidente della cooperativa Rinnovamento, e il dipendente Giovanni Trezzi

I primi tre indagati dell’inchiesta migranti della procura di Bergamo hanno scelto la strada del patteggiamento. A partire da Padre Antonio Zanotti, 73anni, fondatore e guida spirituale della cooperativa Rinnovamento di Fontanella onlus e Oasi 7 di Antegnate.

Il suo nome era finito nel fascicolo, aperto nel 2017 dal pm Davide Palmieri e poi passato al collega Fabrizio Gaverini, che ha portato alla luce irregolarità sulla gestione dei contributi pubblici destinati all’accoglienza dei migranti in alcune strutture bergamasche.

Secondo i magistrati, il frate pianificava gli illeciti per ottenere vantaggi economici. Coordinava i collaboratori impartendo direttive, investiva il denaro in altre attività. Migliaia di euro erano finiti sulle carte di credito intestate alla cooperativa, che lui utilizzava in modo esclusivo. Dalla  documentazione ritrovata nelle perquisizioni, il totale ammonta a 126mila euro, sequestrati preventivamente.

La posizione del religioso, accusato di truffa aggravata ai danni dello Stato, sarà discussa martedì (12 gennaio) durante l’udienza preliminare davanti al gup Maria Luisa Mazzola. Padre Zanotti, difeso dall’avvocato Sergio Fiori di Crema, ha scelto di patteggiare la pena a quattro anni.

La stessa decisione presa dagli altri due indagati per cui il pm Gaverini aveva chiesto le misure cautelari. La prima è la presidente della cooperativa, Anna Maria Preceruti, 59 anni, di Antegnate, assistita sempre dall’avvocato Fiori, che patteggia a 3 anni e 9 mesi. Come è emerso dalle indagini, la donna aveva funzioni di organizzatore ed esecutore degli illeciti finalizzati all’ottenimento di erogazioni pubbliche.

C’è poi Giovanni Trezzi, 40 anni, di Crema, assistito dall’avvocato Marco Severgnini, che patteggia a 3 anni e 8 mesi. Formalmente un semplice dipendente, per gli inquirenti colui che gestiva la contabilità.

Seppur coinvolti nelle presunte truffe ai danni dello Stato, Preceruti e Trezzi avrebbero avuto ruoli minori rispetto a Padre Zanotti, considerato il capo indiscusso dell’organizzazione.

Si chiude così la prima parte della maxi inchiesta sui migranti in Bergamasca, un’indagine che nel tempo si è allargata anche alla Caritas che gestiva le cooperative Ruah e Diakonia, e che potrebbe riservare ulteriori sorprese.

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