La cronaca spesso dimentica i casi più atroci presa dalla sua quotidianità. Oriana Ruzzini, consigliera comunale del Partito Democratico di Bergamo, rammenta a tutti noi e al sistema sanitario di colmare le proprie lacune per evitare che persone come Elena Casetto, con disturbi mentali, vengano “trattate” più che “curate” per le loro condizioni.
Gentile Redazione,
mi permetto di condividere con voi una riflessione sulla conclusione delle indagini per la morte di Elena Casetto, la giovane morta carbonizzata nel reparto di psichiatria dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII il 13 agosto 2019. Se vorrete dedicare uno spazio nel vostro giornale a questa vicenda delicata e “scomoda” sono certa che molte famiglie colpite dal dramma dei disturbi psichici e oggi più che mai abbandonate a sé stesse ne apprezzerebbero l’intento.
Le indagini si concludono colpendo l’ultimo anello della catena, due addetti del servizio antincendio, per negligenze nel sedare il rogo.
Non una responsabilità da parte di chi ha legato Elena subito dopo il suo tentativo di suicidio, di chi ha deciso di uscire e chiudere la porta anziché assisterla seppur legata; nessuna responsabilità da parte dei vertici di una struttura in cui nell’arco di un anno sono state legate 86 persone per un totale di 300 contenzioni e soprattutto non una accusa nei confronti di un Sistema sanitario regionale che priva gli operatori sanitari di strumenti utili a salvaguardare la salute mentale: senza presidi di territorio, senza assistenza alle famiglie, senza adeguato personale, senza risorse per formare gli operatori, la Lombardia resterà una regione in cui la salute mentale si affossa a colpi di Tso.
Eppure le leggi nazionali impongono che il 5% della spesa sanitaria regionale venga destinata alla Salute mentale.
Eppure anche il Decreto Rilancio esplicita la necessità del rafforzamento delle strutture sanitarie per soggetti con disturbi mentali.
A novembre 2020 la Sottosegretaria alla Salute on. Sandra Zampa ha presentato al Tavolo Tecnico sulla Salute Mentale del Ministero il documento Raccomandazioni per il superamento delle contenzione meccanica nei Dipartimenti di Salute Mentale con l’obbiettivo del raggiungimento di “contenzione zero” nel prossimo triennio nei servizi della salute mentale, come primo atto per il superamento della contenzione nelle Rsa e nelle strutture che accolgono persone disabili.
Ed esistono anche sul territorio nazionale buone pratiche No Restraint cui ispirarsi.
È ora che Regione Lombardia, le Ats, le politiche locali aprano gli occhi su drammi delle nostre province e con coraggio e determinazione cerchino di colmare le lacune di un sistema sanitario che non tutela affatto la salute mentale, soprattutto alla luce delle nuove e crescenti necessità in ambito psichiatrico dettate dalla pandemia.
Perché nessuno debba subire di nuovo la fine tragica di Elena Casetto.
Ringraziandovi colgo l’occasione per augurarvi Buon Anno.
Un cordiale saluto
Oriana Ruzzini
Consigliera Comunale del Partito Democratico di Bergamo
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