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Report 5-11 gennaio

Meno tamponi, più contagi: in una settimana Bergamo sopra la media (alta) lombarda

L’indice Rt a livello nazionale è salito a 1,02 superando il valore soglia di 1.0 per la prima volta dopo 6 settimane, 1.24 è il valore per la Lombardia

I dati relativi al periodo 05/11 gennaio segnalano una chiara ripresa dell’epidemia, nonostante la settimana in valutazione sia stata caratterizzata da un numero ancora basso di tamponi, sia pure in lieve crescita dalla precedente rilevazione: 978.777 rispetto a 889.454. L’indice Rt a livello nazionale è salito a 1,02 superando il valore soglia di 1.0 per la prima volta dopo 6 settimane, 1.24 è il valore per la Lombardia. Sono 12 le Regioni considerate ad “alto rischio”, di cui 5 già in zona arancione: Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Sicilia e Calabria. Nella settimana appena trascorsa c’è stato anche un aumento dell’incidenza a livello nazionale (200 nuovi casi per 100.000 abitanti), molto sopra la soglia dei 50 per 100.000 abitanti considerata quella minima utile per riprendere con efficienza le attività di tracciamento del contagio sul territorio.

Come abbiamo già visto in precedenti report, la stima attuale dell’epidemia, sulla base dei parametri insensibili al basso numero di test (primi fra tutti i ricoveri in area medica e terapia intensiva, entrambi in crescita da inizio anno) porta a ipotizzare a causa dell’esiguo numero di test effettuati nell’ultima settimana un numero dei nuovi casi di almeno il 30% superiore a quello ufficialmente rilevato.

La crescita dei numeri attuali riflette proprio il periodo delle riaperture, durato fino all’introduzione della zona rosso-arancione nazionale a partire dalla vigilia di Natale.

Terza ondata

L’Iss osserva “un aumento del rischio di epidemia non controllata e non gestibile” che sembra preludere a “un nuovo rapido aumento di casi nelle prossime settimane qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti”. Vedremo solo a partire dal 25 gennaio gli effetti delle blande restrizioni recentemente approvate e in vigore da lunedì 11 a venerdì 15 gennaio, data entro la quale è atteso un nuovo provvedimento. Le restrizioni legate al colore giallo hanno finora dimostrato di essere del tutto inadeguate a contenere la diffusione dell’epidemia: si veda il caso del Veneto, ma anche il recente periodo in zona gialla della Lombardia (13-23 dicembre) che ha avuto come ricaduta l’attuale maggiore diffusione del contagio. Al massimo sembra possibile ottenere una stabilizzazione dell’infezione: con un rischio molto elevato visti i valori espressi in questa fase e la pressione che si mantiene ai livelli di allerta (occupazione del 30% dei posti in intensiva, del 40% in area medica) sul sistema ospedaliero nazionale. Alla momento 10 tra Regioni e Province autonome presentano almeno un valore superiore alle soglie critiche.

Che potremmo essere di fronte a una terza ondata, lo possiamo rilevare dai minimi raggiunti dopo il picco di fine novembre, fra il 28/12 e il Primo gennaio: i positivi erano 564.395 il 30/12 ora sono 575.979, nello stesso giorno si è avuto il minimo dei ricoveri in terapia intensiva, 2.528, mentre ora sono 2.642; il 28/12 ci sono stati 8.585 nuovi casi, ora in media sono 17.500; il 30/12 si sono avute 538.301 persone in isolamento domiciliare, attualmente sono 549.374; il minino dei ricoveri si è invece raggiunto il giorno 1 gennaio con 22.822 contro le attuali 23.603. Non è certo una crescita esponenziale senza controllo, ma comunque un segnale di allerta.

Relativamente ai trend settimanali regionali, i casi confermati nell’ultima settimana sono in crescita in tutte le regioni ad eccezione di Trentino (-3%) e Veneto (-10%, ma sempre con la maggiore incidenza sulla popolazione, 2,3 volte la media nazionale e 1,3 volte il Friuli Venezia Giulia secondo); tra le regioni in crescita la peggiore è senza dubbio la Sicilia (+65%), che potrebbe essere il primo esempio concreto di terza ondata: da una media settimanale di 1.680 casi il 21 novembre, si è scesi fino ai 724 il 28 dicembre (-57%) e risaliti fino ai 1.546 odierni (+114%),

I ricoveri

Per quanto riguarda le ospedalizzazioni le variazioni sono, in media, in lieve crescita: per i ricoveri in area medica fanno peggio P.A. Bolzano 18%, Sicilia 15%, Calabria 12% e Marche 10%, mentre fanno meglio P.A. Trento -10% e Valle d’Aosta -34%; per le terapie intensive fanno peggio Basilicata 33%, Puglia 26%, P.A. Trento 17%, Calabria 16%, Sardegna 15% e Sicilia 10% e meglio la sola Valle d’Aosta -50%.

A fine ottobre, quando prima del picco eravamo con una media settimanale di casi simile, i ricoveri in terapia intensiva erano 1.208 e 12.006 quelli in area medica, per un utilizzo degli ospedali rispettivamente intorno al 17% e al 23%; adesso siamo rispettivamente a 2.642 e 23.603 ricoverati con utilizzi del 30% e 36%. Ulteriore motivo per cui una ripartenza dei contagi adesso deve essere temuta e controllata con attenzione.

Bergamo e la Lombardia

In risalita anche i numeri in Lombardia: 16.256 nuovi casi rispetto ai 13.405 (+21%) precedenti, il più alto da cinque settimane, con un rapporto positivi/tamponi all’11,36%. Sopra la media troviamo Como (+35%), Brescia (+32%) e Bergamo (+22%). Sono stati effettuati 142.852 tamponi contro i 126.938 del periodo precedente e 50.453 casi testati, 7.657 in più, con un rapporto casi/testati al 31,9%. Leggermente in calo i ricoveri in Terapia Intensiva, da 484 a 462; in aumento i decessi settimanali da 435 a 505, così come i ricoveri da 3.227 a 3.522.

Campagna vaccinale

Prosegue a buon ritmo , con qualche eccezione, la campagna vaccinale. Nei primi 10 giorni dell’anno la media giornaliera dei vaccinati è stata di 65.000, in linea con l’obiettivo di 65-67.000 indicato dal Commissario Arcuri per questa prima fase. Appare tuttavia indispensabile un fortissimo incremento della nostra capacità di somministrazione: perché al ritmo attuale l’immunità di gregge (42 milioni di vaccinati) verrebbe raggiunta, considerando la necessità di procedere con la seconda somministrazione di richiamo, solo dopo 1.330 giorni: ovvero a fine agosto 2023. Per centrare l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione italiana entro fine settembre 2020 (mancano 264 giorni) serviranno 315.789 vaccinazioni al giorno, festivi inclusi, la metà delle quali destinate alle dosi di richiamo.

Attualmente il numero delle vaccinazioni effettuate nel mondo (riguardo ai primi 10 Stati in classifica) è il seguente: Cina 9.000.000 (09/01), Stati Uniti 6.688.231 (08/01), Israele 1.811.885 (11/01), Regno Unito 1.317.745 (03/01), Emirati Arabi Uniti 1.167.251 (11/01), Russia 800.000 (02/01), Italia 654.362 (10/01), Germania 613.347 (10/01), Canada 319.938 (10/01), Spagna 277.976 (08/01).

Contagi nel mondo

Per quanto riguarda il numero di casi confermati di Covid-19 nel mondo, a ieri sono più di 90 milioni: lo certifica, come sempre, la Johns Hopkins University, l’università americana che tiene un aggiornamento dei casi dall’inizio della pandemia. I morti nel mondo sono arrivati a quasi due milioni.

I record vengono aggiornati quasi quotidianamente: quattro giorni fa c’è stato il massimo assoluto di casi in un giorno (861.748) e due giorni orsono il massimo assoluto in una settimana, più di 5 milioni.

Quel che è peggio è che sono ripartiti i casi in Nord America che quindi non ha ancora passato il picco della seconda ondata e l’Europa le è andata dietro e quasi ritorna sui valori del picco, come se non bastasse anche il Sud America, dove la “pausa natalizia” è stata più lunga quasi da far credere ad un calo effettivo, ha visto una ripresa dei casi tanto che sono stati superati i valori del picco estivo, anche l’Asia ha appena invertito la tendenza con una lieve ripresa dei casi mentre l’Africa ha continuato a crescere senza interruzione di sorta.

Nel complesso, negli ultimi 14 giorni sono stati 9,3 milioni i nuovi casi, in crescita dell’8,2%; il Nord America è a 3,5 milioni (+11,5%), non si tratta solo di U.S.A., il Canada ha un incremento anche superiore sebbene con un’incidenza sulla popolazione minore, mentre Panama in rapporto alla popolazione sta diventando il Paese con più contagi del continente.

Contagi in Europa

In Europa i casi sono stati 3 milioni (+7,0%) di cui un quarto nel Regno Unito (raffrontato ad un decimo della popolazione) con un incremento del 79,1%, tra i grandi Paesi crescono la Spagna (in particolar modo), la Francia e l’Italia (+2,9%), tra quelli più piccoli situazione critica simile al Regno Unito in Repubblica Ceca, Portogallo, Svezia e Irlanda.

In Asia i casi sono stati 1,3 milioni (-5,6%); continua il calo del contagio in India e Iran e finalmente in Russia, mentre crescono in valore assoluto Indonesia e Giappone e anche in rapporto alla popolazione, Israele e Libano (insieme ad altri Paesi dell’area occidentale).

Un milione di casi (+12,7%) in Sud America, crescita diffusa in tutto il continente ad eccezione di Perù e Venezuela; i tre Paesi più popolosi, Brasile, Colombia e Argentina, registrano il maggior numero di casi anche in rapporto alla popolazione.

I contagi in Africa sono stati 373.192 (+35%) di cui il 59% in Sudafrica (il 41% da inizio pandemia) alla sua seconda ondata ben maggiore della prima, poi la Tunisia (1/8 dei casi e in rapporto alla popolazione a circa 2/3 del Sudafrica), per numeri seguono Marocco, Egitto e Nigeria.

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