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L'idea

Boom e-commerce: fratelli di Verdello reinventano la macchina per nastri da pacchi di carta video

Luca e Diego Pezzotta, di Verdello, hanno ideato un'innovativa unità di nastratura che va incontro alle tendenze del mercato.

Immaginate quanti pacchi, ogni giorno, vengono consegnati nelle nostre case o uffici: in questo periodo, tra festività e promozioni, non è di certo cosa complicata.

Fonti di settore riportano che, nel solo comparto e-commerce, vengono mensilmente movimentate 20 milioni di spedizioni (con imballi di cui più del 90% è realizzato con carta/cartone).

Da utenti finali, interessati al contenuto e desiderosi di stringere finalmente tra le mani il nostro ordine, probabilmente poche volte ci siamo soffermati sugli involucri e ancora meno sui “maltrattati” nastri che li sigillano.

Elementi, questi, però fondamentali per assicurare l’integrità dei prodotti e garantire la sicurezza degli stessi durante le spedizioni.

Da decenni il settore delle nastratrici pareva aver trovato la sua dimensione finale, toccato da pochissime innovazioni che hanno riguardato in particolare il materiale col quale “caricare” la macchina e non i macchinari stessi.

A dare una spallata a un mercato fermo ci hanno però pensato due fratelli bergamaschi di Verdello, Luca e Diego Pezzotta, che hanno unito le rispettive competenze professionali e hanno deciso di buttarsi con decisione nel settore della chiusura dei pacchi, fino alla nascita nel maggio 2019 della società EVi.

Evi nastratrice

“La nostra idea è nata da una considerazione semplice – spiegano – Attualmente la maggior parte delle nastratrici sul mercato lavora utilizzando un film plastico, per comodità, praticità e costi: ma, considerando che negli ultimi anni la ricerca di sostenibilità e attenzione per fonti ecologiche è diventata sempre più importante e la legislazione è intervenuta in modo sempre più pesante a livello di tassazione nell’ambito dello smaltimento di materiale plastico, abbiamo riscontrato che le aziende di settore sono state costrette a rivedere in qualche modo la propria politica. Per far fronte a spese di smaltimento maggiori, gli interventi più frequenti hanno riguardato, purtroppo, il personale, in quanto metodo considerato più veloce per ottenere un risparmio immediato”.

Preso atto che una nastratrice a carta gommata costa in media tre volte una nastratrice che utilizza nastro plastico, la nobile sfida è stata quella di adempiere alle Normative vigenti con la minor incidenza possibile per salvaguardare la continuità delle PMI e, allo stesso tempo, tutelare le risorse umane e sociali per non condizionare ulteriormente la situazione occupazionale. Migliorare le capacità produttive, l’ergonomia e la sicurezza dell’operatore finale.

Una normale unità di nastratura “a plastica” oggi occupa uno spazio di circa 50 centimetri, mentre i modelli a carta gommata, meno diffusi, hanno un ingombro intorno al metro.

“Sembra incredibile, ma nessuno era mai riuscito a inventare una unità di nastratura a carta dello stesso ingombro di una a plastica – raccontano – Lo abbiamo fatto noi, creando un’unità di nastratura innovativa già oggi intercambiabile con tutte quelle che sfruttano il film plastico. Un processo che, ovviamente, è meno costoso della sostituzione in blocco dei macchinari in quanto è equiparabile a poco più di una manutenzione straordinaria: si estrae il ‘blocco’ dove scorre il nastro e si installa quello nuovo ottenendo cosi una nastratrice a carta gommata”.

A gennaio 2020, dopo vari esperimenti, e migliorie ed essere arrivati a quello che era considerato il prodotto finale, Luca e Diego Pezzotta hanno depositato il loro brevetto.

“Da ricerche effettuate eravamo convinti che questo prodotto non fosse ancora presente sul mercato, e la conferma ci è arrivata da alcuni importanti segnali – ammettono – Il primo è stato l’interesse, trasformato poi in concreto sostegno, della Camera di Commercio di Bergamo tramite la sua azienda speciale Bergamo Sviluppo. A questo si sono aggiunti dei contatti esplorativi con quotate realtà internazionali, leader di settore. Da subito la nostra realizzazione è stata considerata molto interessante, in quanto avrebbe permesso la rapida trasformazione delle nastratrici a film plastico in modelli con chiusura a carta gommata 100% ecocompatibile”.

Tale interesse per un prodotto ecologico, oltre che per ragioni etiche/morali, sta anche nel fatto che dal prossimo anno la normativa sullo smaltimento degli imballi muterà nuovamente: “Conai, il consorzio nazionale imballaggi, ha deliberato un aumento del contributo ambientale che da Gennaio 2021, per lo smaltimento di nastro adesivo a film plastico (fascia C), passa a 660 euro a tonnellata mentre per lo smaltimento del nastro in carta l’aumento è fissato a 55 euro a tonnellata: un divario significativo”.

Va da sé che una simile tendenza, con una forbice di costo peraltro destinata ad allargarsi sempre più, spinga le aziende a cercare soluzioni alternative: portare la propria linea di produzione da pvc/PP a carta, semplicemente sostituendo il “cuore” delle macchine può essere quella giusta.

“La nostra unità di nastratura compatta è anche più sicura per le manutenzioni – spiegano – Tutto il percorso del nastro è a vista, non ci sono punti ciechi in cui dover infilare le mani in caso di inceppamento e non serve l’intervento di un tecnico per ripristinare il normale funzionamento. In questo modo vengono abbattuti anche i costi degli interventi manutentivi, perché tutto può essere risolto dall’utilizzatore in totale sicurezza. Il risparmio è al primo posto per i clienti: sigillare gli involucri con carta gommata consente di smaltire tutto l’imballo in un’unica soluzione. Soprattutto per chi esporta, in particolare nei paesi extra europei Nord America e Giappone in testa, questa soluzione è molto vantaggiosa considerato che ad oggi si i costi per lo smaltimento degli imballi con presenza di materiale plastico vengono, in molti casi, addebitati a chi effettua la spedizione”.

Non da ultima, infine, la questione sicurezza relativa al contenuto dei pacchi: la chiusura dell’imballo con nastro in carta effettua una tenuta stagna impiegando una quantità di materiale notevolmente ridotto rispetto ai nastri a film plastico, quantità che si riduce ulteriormente quando vengono utilizzati nastri rinforzati.

La carta, a differenza del nastro in Pvc/PP, è insensibile alle variazioni climatiche e consente di poter stoccare la merce per lunghi periodi senza problemi di tenuta della chiusura eliminando così possibili riaperture dell’imballo e/o penetrazione di polvere o corpi estranei all’interno della scatola.

Come detto, il nastro di carta può essere usato a qualsiasi temperatura e “fondendosi” col cartone, evidenzia immediatamente eventuali tentativi di effrazione che non possono così essere nascosti.

Se poi si utilizza nastro di tipo rinforzato, lo stesso, grazie alle sue caratteristiche meccaniche permette anche di eliminare la reggia con ulteriore risparmio sui costi di imballaggio e della gestione del parco macchine.

“Un aspetto non di poco conto se consideriamo la tipologia di merce che oggi viene spedita – spiegano – è che tra le varie tipologie esiste anche un particolare nastro a carta che, se forzato, lascia una striscia rossa che ne evidenzia la manomissione senza possibilità per i malfattori di travisarla in modo efficace”.

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