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Il dibattito

Scuole chiuse, Gori: “C’è frustrazione, ma i dati di oggi non lasciano spazio a discussioni”

Il sindaco: "Bergamo continua ad essere la provincia che presenta i dati meno preoccupanti, ma non ci sono le condizioni per ottenere una deroga. La maggior crescita dei contagi si misura proprio tra i 14 e i 18 anni"

Fa discutere l’ordinanza regionale che prolunga fino al 24 gennaio la didattica a distanza al 100% per le scuole secondarie di secondo grado.

“In Lombardia partirà a breve una sperimentazione importante e mirata basata sullo screening di studenti e docenti delle scuole secondarie di secondo grado per verificare concretamente l’incidenza del virus in questo ambito” ha annunciato il presidente della Lombardia Attilio Fontana, che poi ha aspramente criticato il modello a zone del governo per arginare la pandemia.

“La semplice definizione dei colori e delle relative fasce, basata su valutazione che spesso cambiano con frequenza molto rapida, vanno nella direzione opposta a quello che chiedono i cittadini e le imprese – ha detto il governatore – creando solo incertezze e danni economici rilevantissimi”.

Le reazioni

“La notizia dell’ennesimo slittamentodella riapertura delle scuole superiori, decisa dalla Regione su forte sollecitazione del CTS lombardo – commenta il sindaco di Bergamo Giorgio Goriha provocato in queste ore un sentimento di forte frustrazione tra gli studenti e le loro famiglie. Nelle scorse settimane si è lavorato per garantire che la parziale ripresa della didattica in presenza, con un grande impegno da parte delle stesse scuole e dell’agenzia della mobilità. Speravamo che lo scaglionamento degli ingressi e delle uscite, unito ad un sensibile rafforzamento dei servizi di trasporto pubblico, fosse sufficiente ad assicurare condizioni di sicurezza. Purtroppo i dati che la Regione ci ha mostrato lasciano poco spazio alla discussione: l’indice RT regionale è in rapida risalita – è passato da 1 a 1,27 in poco più di una settimana – e solo un tecnicismo consentirà alla Lombardia, da lunedì, di essere ‘arancione’ anziché ‘rossa’, con uno scarto di 0,01″.

In tutte le province si assiste ad una ripresa dei contagi, “anche se Bergamo continua ad essere quella che presenta i dati meno preoccupanti – aggiunge Gori -. Non ci sono però le condizioni – almeno non ora – per ottenere uno scorporo o una deroga, anche perché ci è stato riferito che la maggior crescita dei contagi si misura proprio tra i 14 e i 18 anni. Ci tocca quindi avere ancora pazienza, almeno per due settimane. Ciò che ho chiesto oggi al presidente Fontana è di considerare prioritaria la riapertura delle scuole, rappresentando con chiarezza questa istanza nel confronto col Governo e con le altre Regioni. I messaggi che ricevo da studenti e genitori sono chiarissimi nel dire che siamo davvero al limite della capacità di adattamento. La didattica a distanza può integrare quella in presenza, la può sostituire se necessario per brevi periodi; ma non può in alcun modo essere considerata un’alternativa equivalente. Il prezzo di questa lunga separazione non tarderà a manifestarsi e già sappiamo che riguarderà i ragazzi e le famiglie più fragili. La nostra responsabilità – conclude il sindaco dem – è quella di consentire quanto prima il rientro dei nostri ragazzi nelle aule scolastiche”.

Jacopo Scandella (Pd)

Per il consigliere regionale del Partito Democratico Jacopo Scandella si tratta di una decisione che costerà moltissimo, soprattutto ai ragazzi. “In provincia di Bergamo – spiega – l’agenzia del trasporto e l’ufficio scolastico avevano messo a punto un piano per garantire ingressi e uscite scaglionate, il potenziamento delle corse e il personale per il controllo degli assembramenti nei punti più critici. Si pensava quindi che la ripartenza prevista per l’11, con il 50% in presenza, sarebbe stata confermata”.

“Così non è stato – aggiunge il consigliere dem – ma bisogna considerare che l’impatto di questi mesi sui risultati scolastici di tanti bambini e ragazzi, oltre che sulle loro capacità di relazionarsi con gli altri, è già stato molto pesante. Le testimonianze di dirigenti, docenti, genitori e ragazzi sono tante e chiare: riguardano sia chi aveva difficoltà pregresse, che ne esce ulteriormente penalizzato, sia chi non le aveva. Anche questo – conclude – è un debito che rischia di costare carissimo, nello sviluppo delle loro carriere scolastiche e lavorative e quindi dell’intera società”.

I sindacati

Sulla questione interviene anche Elena Bernardini, segretaria generale della Flc-Cgil di Bergamo, il sindacato che tutela i lavoratori di scuola, ricerca e università.

“Si assiste ormai ad una specie di lotteria delle date, a cui tanti soggetti istituzionali e tanti opinionisti partecipano, rilanciando di continuo – commenta -. Si mettono in campo diverse variabili – percentuale di studenti in presenza, orari di ingresso e uscita, date – ciascuna delle quali costringe ogni volta le scuole a fare e disfare, come una Penelope inquieta, un assetto organizzativo che richiede molto lavoro e che ad ogni piccola variazione va completamente rivisto.

Si dispone il ricorso alla didattica a distanza facendo credere (e illudendosi) che sia una soluzione. Si dà per scontato quello che non è affatto certo: che sia una metodologia equivalente, che non comporti conseguenze pesanti sulla dispersione scolastica, sull’inclusione e sulla vita di relazione di tanti adolescenti.

L’obiettivo da perseguire indubbiamente è e resta ‘tutti a scuola in sicurezza’. Per ottenerlo ciascuno deve fare la propria parte: si è capito che si deve agire su quello che succede prima dell’ingresso a scuola e dopo l’uscita. Serve il controllo sugli assembramenti all’esterno e lungo i percorsi.

Da parte loro le scuole sono pronte a ricevere gli studenti; hanno uno specifico protocollo da applicare. Hanno anche organizzato l’orario su due turni in ingresso e quattro in uscita, come disposto dal tavolo presso la Prefettura. È stato previsto un rientro graduale, a partire dal 50% degli studenti. Sono anche state incrementate le corse dei pullman, coinvolgendo le ditte private, come chiedevamo da mesi.

Ora da cosa dipendono i rinvii, su cui Stato e Regioni si rincorrono? Queste decisioni ci dicono ‘tutti a casa’ finché non c’è sicurezza. Bene la cautela, ma quali azioni si mettono in campo, cosa si predispone nel frattempo?”.

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