Istat ha rilasciato questa mattina i nuovi dati inerenti all’andamento del mercato del lavoro italiano nel novembre 2020.
Il numero di occupati torna vicino ai livelli di marzo, con 63mila occupati in più del mese di ottobre. Su base trimestrale, la crescita è pari a +127mila unità, mentre su base annua si è in difetto di 390mila unità. L’occupazione cresce in tutte le fasce d’età, tranne in quella 25-34 anni, dove il tasso di occupazione diminuisce dello 0,4% con un importante aumento dell’inattività (+1,4%).
Si registra un sostanziale calo del numero dei disoccupati (-168mila unità), che costituiscono quasi il 70% di tutto il calo degli ultimi 12 mesi (-256mila). Aumentano però anche gli inattivi di 73mila unità.
“Si tratta, nell’insieme, di dati che restituiscono una fotografia complessa del mercato del lavoro” commenta Francesco Seghezzi, Presidente di Fondazione Adapt, “segnato da luci e ombre con la diminuzione della disoccupazione determinata sia dalla crescita degli occupati che dall’aumento degli inattivi”.
Se il tasso di occupazione è infatti cresciuto dello 0,2%, attestandosi al 58,3%, quello di disoccupazione è sceso sotto al 9%, mentre quello di inattività è salito al 35,8%.
“Colpisce la crescita di 73mila occupati a tempo indeterminato” prosegue Seghezzi, “un dato che la stagionalità non può spiegare, e che resta quindi di difficile comprensione” conclude. Diminuiscono gli occupati a termine di 40mila unità. “Altro dato di difficile comprensione per un mese come novembre in cui la stagionalità, legata alle festività natalizie, solitamente incide non poco” chiosa Seghezzi.
Tornano, infine, a diminuire le ore lavorate (-1,9% tri i dipendenti, -2,5% negli occupati totali), “segno di un probabile aumento al ricorso a forme di ammortizzatori sociali in coincidenza con i nuovi lockdown territoriali di novembre” commenta Seghezzi.
Per concludere, i dati occupazionali di novembre 2020 non sono di facile interpretazione, soprattutto in relazione al netto aumento dell’occupazione. Seghezzi ipotizza, a riguardo, l’importanza della rilevanza del dato trimestrale, facente riferimento ai diversi settori e alla distribuzione geografica della forza lavoro.
“Non è da sottovalutare – conclude Seghezzi – l’incidenza del blocco dei licenziamenti e di cassa integrazione nella valutazione della situazione occupazionale italiana, due elementi che rimandano al momento al 31 marzo 2021 la possibilità di valutare pienamente le conseguenze della crisi in corso”.
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