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La dirigente scolastica

“Le superiori bergamasche sono pronte, ma la scuola non è un’isola”

Infine si è deciso: le scuole superiori riprenderanno in presenza (rigorosamente al 50%) lunedì 11 gennaio. Ne abbiamo parlato con Louise Valerie Sage, dirigente scolastico dell'istituto professionale alberghiero Alfredo Sonzogni di Nembro

Continue ed interminabili montagne russe. Così può essere definito il mondo della scuola nell’anno scolastico 2020/2021.

L’emergenza sanitaria non dà tregua alla didattica, costantemente in bilico tra distanza e presenza. Nonostante i tavoli di discussione, i ragionamenti, i cambiamenti e le nuove modalità messe in campo, non si riesce a trovare una quadra tra Covid e scuola come la conosciamo e vorremmo che ritornasse.

Le superiori, in particolare, sono quelle più intaccate. Se, infatti, sin dal 30 novembre, dopo il passaggio da zona rossa ad arancione di alcune regioni come la Lombardia, gli studenti delle scuole dell’infanzia, delle elementari e delle medie hanno potuto riprendere in presenza, gli istituti secondari di secondo grado sono stati messi in pausa.

E, nelle prime ore di martedì 5 gennaio 2021, anche la possibilità di rientro delle scuole superiori giovedì 7 gennaio, come previsto dall’ordinanza del ministro della salute Roberto Speranza del 28 dicembre, è svanita.

Con la decisione di ripartire con la didattica in presenza, rigorosamente al 50%, lunedì 11 gennaio (si spera) a causa della crescita dei contagi negli ultimi giorni e al possibile boom che si potrebbe registrare dopo il 10 gennaio, conseguenza dei ritrovi durante le festività natalizie.

A chiedere cautela sono anche e soprattutto gli esperti, virologi, medici, immunologi, pediatri. Ad accodarsi al consulente del ministro della Salute Walter Ricciardi che nei giorni scorsi aveva proposto di non riaprire le scuole prima del 15 ora scendono in campo anche il direttore delle malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, l’immunologa Antonella Viola il presidente della Società italiana di pediatria Alberto Villani e il numero uno dell’ordine dei medici, Filippo Anelli che non aprirebbe le aule nemmeno a metà gennaio.

La ministra Lucia Azzolina e il premier Giuseppe Conte fino all’ultimo hanno spinto per far rientrare il 7, poi, alla fine dell’ultimo Consiglio dei ministri, la mediazione verso l’11.

Ora, tocca nuovamente ai dirigenti scolastici affrontare l’ennesima decisione comunicata in tempi troppo stretti dopo che erano stati da pochissimo pubblicati sui siti web delle diverse scuole superiori il proprio piano di ripartenza il 7 gennaio.

Ne abbiamo parlato con Louise Valerie Sage, dirigente scolastico dell’istituto professionale alberghiero Alfredo Sonzogni di Nembro con gli indirizzi diurno e serale e la sezione presso la casa circondariale di Bergamo.

Dirigente, come è stato il risveglio martedì 5 gennaio dopo l’ultima comunicazione dal Consiglio dei ministri?

Una doccia fredda. Il mio telefono continua a suonare. Siamo totalmente disorientati. Le comunicazioni non sono chiare: si parla di 11 gennaio, ma si intende della ripresa delle attività in presenza o delle attività scolastiche delle superiori in generale? In tal caso, per giovedì 7 e venerdì 8 gennaio che indicazioni devo dare ai miei docenti e studenti? Rimane attivo l’orario di dicembre?

Tanti punti di domanda e tante incertezze dall’oggi al domani… 

Sì, questo è quello che più ci disorienta. Eravamo pronti e solo il 4 gennaio avevo mandato alle famiglie le rotazioni nominative e i nuovi turni per il piano di rientro. Ora è tutto da rifare tutto daccapo.

Tutte le scuole in bergamasca erano pronte a ripartire?

Sì, assolutamente. La scuola a Bergamo era pronta, grazie al costante appoggio dell’ufficio scolastico territoriale e l’azienda dei trasporti, nonostante le rigidità strutturali di ognuno. C’è stato un grande sforzo e si era trovata una quadra. Il nostro territorio è stato virtuoso in questo, si è mosso in anticipo per mettere in campo una situazione giusta per tutte le realtà scolastiche della nostra provincia, molto diverse tra loro.

E poi, cosa è successo?

Apprendiamo anche noi che, evidentemente, la situazione sanitaria è peggiorata. Tutti noi credevamo moltissimo in questo inizio d’anno, ma, forse, c’è ancora molto da fare per arginare il virus. Quello che tutti dobbiamo capire è che la scuola, anche se la più organizzata e sicura per la ripartenza, non è un’isola, ma fa parte di un tessuto sociale molto ampio: se la scuola è pronta, ma tutto il resto non lo è, dai trasporti alla convivenza civile e ai corretti comportamenti di ciascuno, anche il mondo della scuola deve adeguarsi, nonostante il grande dispiacere di dover mantenere ancora la didattica a distanza. Ma la sicurezza personale viene sempre al primo posto.

C’è qualcosa che rimprovera al Governo nel modo in cui sta gestendo la situazione?

Io non so se si poteva fare meglio, non è nelle mie competenze deciderlo, ma quello che tutti noi dirigenti vorremmo è che venissero prese decisioni da comunicare in tempi più distesi così da permetterci di riorganizzare al meglio i nostri orari. E, anche, che venissero assunte soluzioni da usare in tempi più lunghi, non come l’ultimo piano comunicatoci a fine dicembre ad adottare solo per una settimana, dal 7 al 14 gennaio, ora anche da cancellare totalmente. Cambiamenti così rapidi destabilizzano ancora di più tutti quanti.

Come sono andati questi mesi?

Come scuola a livello sanitario siamo stati fortunati. Abbiamo avuto solo dei casi isolati e solo una classe in quarantena con nessun docente o membro del personale contagiato. Tutto il corpo scolastico ha sempre rispettato le indicazioni. Anche la didattica a distanza, dopotutto, è andata bene: non credo, infatti, che la DDI sia totalmente da demonizzare e da considerarsi negativa: ha permesso anche un nuovo tipo di formazione e sicuramente risulterà utile. Certo, manca tanto, tuttavia, l’empatia e il rapporto tra alunno e docente che si può instaurare solo in presenza.

Cosa si augura per il secondo periodo dell’anno scolastico?

Mi auguro stabilità. I ragazzi e le ragazze ne hanno un disperato bisogno. Mi auguro che ci sia più organizzazione. Mi auguro che i nostri ragazzi più fragili che trovano nella scuola l’unica grande opportunità non siano danneggiati da una didattica non in presenza. Mi auguro che le nostre domande trovino risposta, come attorno agli Esami di Stato e le prove Invalsi. Mi auguro, infine, che questo virus ci permetta di tornare a vivere.

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