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L'inchiesta

Fondi Lega, caso Lombardia Film Commission: patteggia 4 anni Luca Sostegni

Il 62enne, che ha collaborato alle indagini, può diventare teste chiave in dibattimento. La Procura milanese è pronta a chiedere il processo con rito immediato per gli altri arrestati tra cui i bergamaschi Di Rubba e Manzoni.

Ha reso dichiarazioni “confessorie”, la pena è “congrua” e ha restituito il profitto che costituisce condizione di ammissibilità al patteggiamento per i reati contro la pubblica amministrazione quali il peculato. Così il gip Raffaella Mascarino nelle motivazioni contestuali con cui ha accolto la richiesta, di patteggiare 4 anni e 10 mesi e 1.000 euro di multa avanzata, tramite l’avvocato Giuseppe Alessandro Pennisi, da Luca Sostegni, il presunto prestanome del commercialista Michele Scilieri, arrestato a luglio scorso nell’inchiesta milanese sul caso Lombardia Film Commission e su presunti fondi neri per la Lega. Sostegni ha versato 20mila euro come risarcimento.

“Direttamente non ho avuto rapporti con loro, quindi se indirettamente ci sono stati saranno i giudici a stabilirlo”. Così Luca Sostegni ha risposto ai cronisti che gli hanno chiesto se la Lega è coinvolta in questa vicenda. E sulla possibilità che parte dei soldi raccolti dai contabili Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni (i bergamaschi revisori dei conti della Lega, ndr) siano finiti al partito, Sostegni ha risposto: “Può darsi, io non lo escludo, però non posso neanche… mi piace parlare delle cose che so, io non li ho visti quei soldi” (leggi).

Nell’inchiesta, pare accertato che la “intera operazione immobiliare” che ha portato la Lombardia Film Commission, tra il 2017 e il 2018, a comprare per 800mila euro un capannone a Cormano, nel Milanese, “in pessimo stato” è stata “congegnata dagli indagati”, tra cui Di Rubba e Manzoni, solo per “impossessarsi e spartirsi il finanziamento di 1 milione di euro stanziato dalla Regione Lombardia a favore dell’ente pubblico”.

Sostegni aveva chiesto ai commercialisti vicini al Carroccio di fargli avere 50mila euro in cambio del suo silenzio con la stampa sui dettagli di tutte le operazioni a cui avrebbe partecipato. Ed era riuscito ad ottenere solo 20mila euro: la cifra da lui versata per il patteggiamento (raccolta anche grazie ad una colletta dei suoi amici) e ora confiscata.

Il 62enne, che ha collaborato alle indagini, può diventare teste chiave in dibattimento. La Procura milanese, che fa capo all’aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano Civardi, è pronta a chiedere il processo con rito immediato (si salta l’udienza preliminare) per gli altri cinque arrestati (anche il cognato di Scillieri, Fabio Barbarossa), mentre va avanti il filone di indagine su presunti fondi neri raccolti dai contabili per la Lega. Filone nel quale anche Scillieri sta collaborando con i pm e ha raccontato, ad esempio, di un “sistema” di “retrocessioni” di soldi al partito.

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