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L'UE e noi

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Europa, i contenuti del Piano per la ripresa e la resilienza

In questo articolo, in forma sintetica, il professor Antonio Pezzini illustra i contenuti che la Commissione richiede a tutti gli Stati membri perché i Piani, pur nelle specificità nazionali, siano coerenti con gli obiettivi fissati collegialmente dagli Stati per il 2030 e per il 2050.

Nel precedente articolo annunciavo due nuovi interventi: uno sui contenuti voluti dalla Commissione per valutare positivamente il Piano dell’Italia; l’altro sulle nuove forme di finanziamento, che metterà in atto la Commissione, con il Parlamento Europeo, per poter finanziare gli enormi investimenti previsti nel periodo 2021/2027.

In questo articolo ho evidenziato, in forma sintetica, i contenuti che la Commissione richiede a tutti gli Stati membri perché i Piani, pur nelle specificità nazionali, siano coerenti con gli obiettivi fissati collegialmente dagli Stati per il 2030 e per il 2050. La Commissione nel valutare i Piani (Francia e Germania li hanno già presentati) chiede, attraverso sue specifiche comunicazioni, che vi sia coerenza nei contenuti dei Piani, per rispettare il principio del Mercato unico.

L’obiettivo generale dei fondi messi a disposizione dei singoli Stati per la ripresa e la resilienza è quello di promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione, migliorando la capacità di ripresa economica degli Stati membri, attenuando l’impatto sociale ed economico della crisi e sostenendo le transizioni verde e digitale.

Le aree di intervento vengono individuate nella: salute; competitività; resilienza; produttività; istruzione e competenze; ricerca e innovazione; crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; occupazione e investimenti; stabilità dei sistemi finanziari. All’interno dell’Unione europea ogni Stato ha la possibilità di valutare la propria posizione, nel campo sociale e economico, e i propri progressi nei sensibili terreni dell’occupazione, che discendono dalla capacità della classe politica di adeguare gli interventi culturali e legislativi al mutare delle evoluzioni del mercato del lavoro. Talvolta, alcuni tendono a diminuire il valore che l‘appartenenza all’Europa rappresenta per ciascuno di noi, sottovalutando il valore di questa comunità, che ci consente il confronto con i migliori e ci indica le opportunità per migliorare. I finanziamenti decisi dall’Unione hanno lo scopo di favorire il potenziale di crescita delle singole economie, di incentivare la creazione di nuovi e migliori posti di lavoro, nel periodo successivo alla crisi della Covid-19, e di promuovere una crescita sostenibile.

Il Piano presentato dagli Stati deve essere valutato, in prima istanza, dalla Commissione, la quale ha il compito di valutare l’importanza e la coerenza del piano, per la ripresa e la resilienza, nonché il suo contributo alle transizioni verde e digitale. Nel processo di valutazione del Piano, presentato da ogni singolo Stato, i tecnici nominati dalla Commissione tengono conto dei criteri inseriti nel regolamento che accompagna il Recovery Plan, e cioè:

Il semestre europeo

+Ogni anno la Commissione, attraverso il “Semestre europeo”, formula le raccomandazioni ai singoli Stati, perché attuino le riforme necessarie a migliorare l’economia e l’occupazione. Il semestre segue un preciso calendario, in base al quale gli Stati ricevono gli « Orientamenti » da parte della Commissione e presentano successivamente i loro “Programmi nazionali di riforma” e i “Programmi di stabilità e di convergenza”, per una valutazione, a livello dell’UE. Dopo la valutazione di tali programmi, gli Stati membri ricevono “Raccomandazioni specifiche per paese” rivolte alle politiche nazionali di bilancio e di riforma.

Nelle raccomandazioni del semestre, alle quali l’Italia deve dare risposte, la Commissione suggerisce: la necessità di migliorare sia l’apprendimento in generale, sia le competenze digitali, e l’apprendimento a distanza, sia tutte forme di apprendimento che vanno potenziate, nei riguardi soprattutto degli adulti in età lavorativa. Investire nell’istruzione e nelle competenze è fondamentale, per promuovere una ripresa intelligente e inclusiva e per migliorare la transizione verso un’economia verde e digitale. Purtroppo l’Italia, secondo il giudizio della Commissione, presenta notevoli carenze, tra regione e regione, nelle competenze di base, e il tasso di abbandono scolastico è ben al di sopra della media dell’Unione (13,5% contro 10,3%).

L’Italia ha anche una percentuale di laureati in scienze e ingegneria inferiore alla media dell’Unione e il tasso di istruzione terziaria (laurea universitaria) rimane molto basso (19,6%, rispetto alla media UE, del 33,2%, nel 2019). Inoltre, rispetto agli altri paesi industrializzati, in Italia le imprese investono meno nella formazione, in materia di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per i loro dipendenti. Anche il basso tasso di partecipazione degli adulti alla formazione è preoccupante, dato l’aumento dei posti di lavoro che richiedono migliori qualifiche.

Il miglioramento del livello delle competenze e la riqualificazione professionale continuano a essere più che mai cruciali per consentire ai lavoratori di acquisire competenze rilevanti per il mercato del lavoro e per promuovere una transizione equa verso un’economia più digitale e sostenibile. Le raccomandazioni suggeriscono, inoltre, di : incrementare gli investimenti; rafforzare la resilienza e la capacità del sistema sanitario, soprattutto per quanto riguarda gli operatori sanitari, i prodotti medici essenziali e le infrastrutture; migliorare il coordinamento tra autorità nazionali e regionali; fornire redditi sostitutivi e un accesso al sistema di protezione sociale adeguati, in particolare per i lavoratori atipici; attenuare l’impatto della crisi COVID-19 sull’occupazione, anche mediante modalità di lavoro flessibili e sostegno attivo all’occupazione; garantire l’effettiva attuazione delle misure volte a fornire liquidità all’economia reale, comprese le micro imprese e le PMI, le imprese innovative e i lavoratori autonomi; evitare ritardi nei pagamenti; anticipare la realizzazione dei progetti di investimento pubblici maturi e promuovere gli investimenti privati, per favorire la ripresa economica; concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso pulito ed efficiente dell’energia, su investimenti rivolti alla ricerca e all’innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, e su un’infrastruttura digitale rafforzata, per garantire la fornitura di servizi essenziali; migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione.

Il Piano per la ripresa e la resilienza deve essere in grado di contribuire ad affrontare in modo efficace le sfide individuate nelle raccomandazioni specifiche, rivolte ad ogni Stato membro dalla Commissione, nel contesto del semestre europeo.

La transizione verde e digitale

Il Piano deve prevedere misure che contribuiscano efficacemente alle transizioni verde e digitale e ad affrontare le sfide che ne conseguono. Per raggiungere questo obiettivo, gli Stati membri sono invitati a spiegare in quale misura il piano contribuirà a raggiungere gli obiettivi del 2030, previsti per il clima e per l’energia, come pure gli interventi programmati per ottenere la neutralità climatica entro il 2050, e gli altri obiettivi ambientali. In materia di clima, gli obiettivi nazionali dovrebbero essere in linea con quelli della legge sul clima dell’UE, proposta dalla Commissione nel marzo 2020 (COM 80) e con un orizzonte temporale proiettato al 2050. Per poter raggiungere gli obiettivi previsti, gli Stati, nel loro Piano, sono invitati a specificare l’effetto delle riforme e degli investimenti:

  • sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra,
  • sulla quota di energie rinnovabili, sull’efficienza energetica,
  • sull’integrazione del sistema energetico,
  • sulle nuove tecnologie energetiche pulite
  • sull’interconnessione elettrica.

Inoltre, gli Stati, e quindi l’Italia, sono invitati a spiegare come il piano contribuirà a raggiungere gli obiettivi ambientali e i livelli fissati dall’ UE, come, ad esempio:

  1. l’uso sostenibile e la protezione delle acque marine e delle risorse,
  2. la transizione verso una economia circolare,
  3. la Prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti,
  4. l’inquinamento,
  5. la protezione e il ripristino degli ecosistemi,
  6. l’uso intelligente delle foreste,
  7. gli interventi per le zone umide,
  8. la difesa delle riserve naturali,
  9. le Aree Costiere,
  10. la politica tesa alla piantumazione degli alberi,
  11. il rinverdimento delle Aree urbane.

Lo sviluppo del digitale

Il Piano deve illustrare le modalità attraverso le quali verranno migliorate le prestazioni digitali, sia nella economia sia nella società, secondo l’Index Digital DESI (Digital Economy Society Index, Indice Digitale dell’Economia e della Società). Ne consegue che il Piano, per essere valutato positivamente, deve includere:

  • il miglioramento della connettività, in linea con gli obiettivi dell’UE per il 2025,
  • una distribuzione capillare e una capacità di rete molto elevata,
  • fibre e connettività 5G,
  • garantire servizi pubblici digitali efficaci,
  • ricerca e sviluppo ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione),
  • integrazione della tecnologia digitale da parte delle imprese,
  • gli strumenti per promuovere la resilienza informatica,
  • aumentare le competenze digitali dei cittadini dell’UE (anche per i gruppi sociali vulnerabili),
  • aumentare la disponibilità di esperti di tecnologie digitali,
  • i traguardi e le misurazioni dell’impatto dovrebbero riguardare la strategia digitale dell’UE e i suoi obiettivi e, per quanto possibile, gli indicatori misurati nel DESI.

Crescita e resilienza sociale e economica

Il Piano deve essere in grado di contribuire efficacemente a rafforzare il potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza sociale ed economica dello Stato membro, oltre a migliorare la coesione economica, sociale e territoriale; Gli Stati membri devono specificare come i piani sapranno contribuire a rafforzare la loro economia e la loro resilienza sociale, non solo, ma come le scelte inserite nei piani saranno in grado di aiutare la società ad uscire più forte da questa crisi, ed essere meglio preparata a orientare le sfide future e a rafforzare la competitività.

Il Piano dovrebbe, quindi, contenere:

  • l’impatto prevedibile sulla stabilità macroeconomica,
  • l’aumento di produttività,
  • gli interventi previsti per il rafforzamento della resilienza sociale, in relazione al lavoro, alle competenze e alle politiche sociali,
  • le azioni previste per i gruppi più vulnerabili, soprattutto con i sistemi sanitari e di assistenza,
  • la salvaguardia delle catene chiave del valore e delle infrastrutture critiche, garantendo l’accesso delle aziende alle materie prime critiche,
  • l’autonomia strategica per le materie prime, rispetto alla dipendenza dai mercati extra UE,
  • la diversificazione e la resilienza degli ecosistemi economici e l’idoneità degli ambienti lavorativi.

Gli Stati membri devono anche descrivere l’impatto del loro Piano sulle finanze pubbliche e sulle riserve finanziarie nel settore privato, perché rappresenta un indicatore della resilienza finanziaria.

Le iniziative prioritarie

Gli Stati, nel loro Piano, sono invitati a fornire informazioni sul modo in cui il loro Piano contribuirà alle sette priorità europee individuate nella comunicazione per il 2021: Annual Sustainable Growth Strategy (Strategia annuale per la crescita sostenibile- COM (2020) 575):

Per ciascuna delle priorità, queste sono le esigenze a livello di UE:

1. Potenziare, cioè sostenere l’integrazione nell’edilizia e nei vari settori, del 40% di energia rinnovabile, entro il 2030; sostenere l’installazione di 6 GW di capacità di elettrolisi e la produzione e il trasporto di 1 milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile, in tutta l’UE, entro il 2025.

2. Ristrutturare, entro il 2025, contribuire al raddoppio del tasso di rinnovamento e la promozione di una ristrutturazione profonda di tutti gli edifici, pubblici e privati.

3. Ricarica e rifornimento, entro il 2025, mirare a costruire uno dei tre milioni di punti di ricarica elettrica, necessari nel 2030 e metà delle 1000 stazioni di idrogeno necessarie.

4. Connessione, assicurare che, entro il 2025 ci sia la più ampia copertura 5G, possibilmente senza interruzione, per tutte le aree nazionali, soprattutto in quelle più periferiche.

5. Modernizzare, entro il 2025, garantire la prestazione di una identità digitale europea (e-ID). assicurare che le pubbliche amministrazioni siano dotate di interoperabilità, personalizzata e facile da usare, e i servizi pubblici siano completamente digitalizzati.

6. Migliorare, entro il 2025, raddoppiare la produzione di semi- conduttori in Europa, per produrre 10 volte più energia; produrre processori efficienti; raddoppiare la quota di imprese UE che utilizzano servizi cloud e big data avanzati (dal 16% di oggi)

7. Qualifiche e abilità, entro il 2025, la quota di cittadini europei di età compresa tra 16-74, con capacità digitali di base, dovrebbe aumentare e raggiungere il 70 %. I sistemi educativi devono essere ulteriormente adattati alle sfide del 21 ° secolo. Gli Stati membri dovrebbero garantire che la competenza digitale degli alunni venga notevolmente migliorata, al fine di ridurre la quota di studenti di età entro i 14 anni, che ottengono risultati inferiori, in termini di alfabetizzazione informatica. Entro il 2025, almeno quattro su cinque diplomati nella formazione professionale dovrebbero essere impiegati e tre su cinque dovrebbero beneficiare di un’esperienza lavorativa

Per quanto riguarda i finanziamenti concessi come prestiti

Nel caso in cui lo Stato membro chieda un sostegno sotto forma di prestito, per realizzare un Piano di interventi, la Commissione valuta:

  • se il Piano è in grado di contribuire ad affrontare in modo efficace le sfide individuate nel semestre europeo;
  • se il Piano prevede misure che contribuiscono efficacemente alle transizioni verde e digitale e ad affrontare le sfide che ne conseguono;
  • se il Piano è in grado di avere un impatto duraturo sull’economia dello Stato;
  • se il Piano è in grado di contribuire efficacemente a rafforzare il potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza sociale ed economica dello Stato, attenuare l’impatto sociale ed economico della crisi e contribuire a migliorare la coesione economica, sociale e territoriale;
  • se la motivazione fornita dallo Stato, in merito all’importo dei costi totali stimati del Piano presentato, appare ragionevole e plausibile ed è commisurata all’impatto atteso sull’economia e sull’occupazione;
  • se il Piano prevede misure per l’attuazione di riforme e di progetti di investimenti pubblici che rappresentino azioni coerenti con gli obiettivi dell’UE per il 2030 e il 2050;
  • se le modalità proposte dagli Stati membri interessati, compresi il calendario e i target intermedi e finali previsti, e i relativi indicatori, siano tali da garantire un’attuazione efficace del Piano.

*Antonello Pezzini nasce in provincia di Novara nel 1941. Si laurea in filosofia e consegue due master, ha un trascorso da preside di liceo, da consigliere comunale della Dc a Bergamo, da presidenza della locale Associazione Artigiani a membro del CDA dell’Istituto Tagliacarne. Sviluppa uno spirito imprenditoriale nel settore dell’ abbigliamento e ha insegnato economia all’Università degli Studi di Bergamo. La passione per l’energia sostenibile è più recente, ma in breve ne diventa un esperto in campo europeo: oltre alla carica al Cese, è membro del CDA di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica e collabora con società di consulenza energetica.  Dal 1994 è membro del Comitato Economico e Sociale Europeo in rappresentanza di Confindustria.

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