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L'UE e noi

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L’Italia dice sì all’attuazione del Next Generation EU

Il 23 dicembre è uscito in Gazzetta Ufficiale UE il tanto atteso Regolamento che fissa i principi sui finanziamenti previsti dal Next Generation UE. Il Regolamento è entrato in vigore la Vigilia di Natale, il 24 dicembre.

Con una velocità sorprendente, pochi giorni dopo l’accordo raggiunto tra il Consiglio, il Parlamento e la Commissione, sono apparsi in Gazzetta Ufficiale le disposizioni che hanno dato ufficialmente il via agli interventi previsti e sostenuti dal Parlamento e dalla Commissione, presieduta dalla tedesca Von der Leyen, per aiutare gli Stati europei a ripartire, dopo la crisi economica e sociale provocata dal Covid 19.

Il regolamento 2094 del 14 dicembre, entrato in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 22/12, sottolinea le forti motivazioni che hanno portato l’Unione a sviluppare un eccezionale spirito di collaborazione, senza precedenti, dalla nascita della grande e indispensabile avventura, per la pace, che ha caratterizzato gli ultimi sessant’anni dell’Europa.

Le misure che hanno dovuto adottare gli Stati, per rispondere alla situazione eccezionale provocata dalla pandemia, hanno generato forti aumenti del debito pubblico e non sono riuscite a ridurre il forte calo del prodotto interno lordo, il significativo impatto sull’occupazione, sulle condizioni sociali, sulla crescita della povertà e le gravi situazioni di povertà create dalla crisi.

Le chiusure forzate delle attività hanno sconvolto le catene di approvvigionamento e la produzione e hanno causato numerose chiusure di aziende. La prestazione di molti servizi è divenuta molto difficile o impossibile. Allo stesso tempo la domanda dei consumatori è diminuita drasticamente. Molte imprese devono far fronte a carenze di liquidità e la loro solvibilità è a rischio, in un contesto di grande volatilità dei mercati finanziari. Settori fondamentali quali i viaggi e il turismo sono stati colpiti in modo particolarmente grave. La crisi ha infierito particolarmente sui lavoratori autonomi. Più in generale le misure si sono già tradotte o si tradurranno in un grave deterioramento della situazione finanziaria di molte imprese dell’Unione.

Secondo la Commissione vi è il rischio che la ripresa avvenga in modo disomogeneo nei diversi Stati membri, aumentando le disparità tra le economie nazionali, rendendo quindi difficile un’attuazione omogenea del Mercato unico. Le differenti possibilità dei bilanci degli Stati membri, proprio nel momento in cui si renderà necessario aumentare il sostegno finanziario, rischiano di accentuare la coesione sociale e territoriale all’interno dell’Unione. Partendo da queste considerazioni, con l’obiettivo di favorire, subito dopo la pandemia, una ripresa sostenibile e resiliente, il più possibile omogenea in tutta l’Unione, e per facilitare l’attuazione del sostegno economico, il Parlamento europeo, in pieno accordo con la Commissione, ha ritenuto opportuno “utilizzare i meccanismi di spesa esistenti, tramite i programmi dell’Unione, nell’ambito del quadro finanziario pluriennale” (testo del Regolamento), che viene gestito dalla Commissione, sotto il controllo del Parlamento.

Questa decisione, mai presa nel passato, rappresenta, insieme alla notevole cifra messa a disposizione, mediante l’emissione di titoli, la dimostrazione della solidarietà europea nei confronti delle Nazioni più deboli che, grazie alle garanzie offerte dalle Nazioni più ricche, utilizzando notevoli sovvenzioni non rimborsabili e prestiti a lungo termine, e a tassi estremamente convenienti, potranno superare la grave crisi e preparare un miglior futuro alle nuove generazioni. Inoltre, il fatto di concedere una tale responsabilità al Parlamento europeo, fuori dal controllo diretto del Consiglio, rappresenta una nuova, significativa novità, verso un’Europa più forte dal punto di vista politico. Probabilmente l’assenza nelle decisioni della Gran Bretagna, sempre contraria ad aumentare il potere politico degli Organismi europei, ha finalmente concesso all’Unione di svincolarsi dal peso opprimente delle decisioni del Consiglio e di intraprendere un nuovo percorso verso un’Unione più politica, come desiderano coloro che amano la pace e rifiutano la miopia dei sovranisti (che si sono astenuti nella votazione su questo Regolamento!).

Lo “Strumento” è il termine che gli Organismi europei hanno dato all’aiuto deliberato. La ripartizione delle risorse finanziarie, secondo lo spirito del Regolamento, deve tenere conto della misura in cui tali programmi sono in grado di contribuire agli obiettivi dello “Strumento”. Quindi, i programmi che i singoli Stati devono preparare, per ottenere i finanziamenti, devono essere soggetti al rigoroso rispetto degli obiettivi dello Strumento stesso, perché questi obiettivi sono finalizzati alla ripresa dell’economia e al rafforzamento della coesione sociale dopo la crisi COVID-19. Data l’importanza di utilizzare gli importi concessi agli Stati, soprattutto durante i primi anni dopo la crisi, quindi nel 2021 e nel 2022, il Regolamento prevede che la Commissione presenti una Relazione sui progressi compiuti dai singoli Stati, entro il 31 ottobre 2022. Il sostegno deciso dal Parlamento, attraverso i fondi che verranno erogati all’inizio del 2021, deve prevedere, necessariamente, alcune misure fondamentali per tutti i Paesi europei, con lo scopo di realizzare, come è nei fini dell’Unione, un vero e omogeneo Mercato unico.

Questi gli interventi previsti dal regolamento:
a) misure per ripristinare l’occupazione e la creazione di posti di lavoro;
b) misure sotto forma di riforme e di investimenti, volti a rinvigorire il potenziale di crescita sostenibile e di occupazione, al fine di rafforzare la coesione tra gli Stati membri e di aumentarne la resilienza;
c) misure a favore delle imprese che hanno subito l’impatto economico della crisi COVID-19, in particolare misure a beneficio delle piccole e medie imprese, nonché sostegno agli investimenti in attività essenziali per il rafforzamento della crescita sostenibile nell’Unione, compresi gli investimenti finanziari diretti nelle imprese;
d) misure a favore della ricerca e dell’innovazione in risposta alla crisi COVID-19;
e) misure per migliorare il livello di preparazione dell’Unione alle crisi e consentire una risposta rapida ed efficace dell’Unione in caso di gravi emergenze, incluse misure quali la costituzione di scorte di forniture ed apparecchiature mediche essenziali e l’acquisizione delle infrastrutture necessarie per una rapida risposta alle crisi;
f) misure volte a garantire che una transizione giusta verso un’economia climaticamente neutra non sia compromessa dalla crisi provocata dal COVID-19;
g) misure volte ad affrontare l’impatto della crisi COVID-19 sull’agricoltura e sullo sviluppo rurale.

Gli interventi sopra elencati in modo molto sintetico, devono essere attuati, secondo gli articoli del regolamento, in ossequio a programmi specifici dell’Unione, e conformemente alle Direttive e agli atti dell’Unione che sono stati emanati, nel pieno rispetto degli obiettivi che sono alla base del finanziamento. Per aiutare gli Stati a raggiungere gli obiettivi, la Commissione ha predisposto una serie di documenti e ha previsto assistenza tecnica e amministrativa per la loro realizzazione.

Il regolamento, che è entrato in vigore il 23 dicembre, prevede un finanziamento, fino a un importo di 750 000 milioni di EUR, a prezzi del 2018, con le seguenti ripartizioni:
a) un sostegno fino a 384 400 milioni di EUR, in forma di aiuti a fondo perduto, e di aiuti rimborsabili mediante strumenti finanziari, ripartiti come segue:

i) fino a 47 500 milioni di EUR, per i programmi strutturali e di coesione, del quadro finanziario pluriennale 2014-2020, prorogati e rafforzati fino al 2022, compreso il sostegno mediante strumenti finanziari;
ii) fino a 312 500 milioni di EUR, per un programma di finanziamento della ripresa e della resilienza economica e sociale, mediante il sostegno a riforme e a investimenti;
iii) fino a 1 900 milioni di EUR, per programmi relativi alla protezione civile;
iv) fino a 5 000 milioni di EUR, per programmi relativi alla ricerca e all’innovazione, compreso il sostegno mediante strumenti finanziari;
v) fino a 10 000 milioni di EUR, per programmi di sostegno ai territori nella transizione verso un’economia climaticamente neutra;
vi) fino a 7 500 milioni di EUR, per lo sviluppo nelle zone rurali;

b) fino a 360 000 milioni di EUR, in forma di prestiti agli Stati membri, per un programma di finanziamento della ripresa e della resilienza economica e sociale, mediante il sostegno a riforme e a investimenti;
c) fino a 5 600 milioni di EUR, per accantonamenti a copertura delle garanzie di bilancio e relativa spesa, per programmi finalizzati al sostegno di operazioni di investimento, nel settore delle politiche interne dell’Unione.

Il regolamento è accompagnato da una Dichiarazione comune, sottoscritta dal Consiglio, dal Parlamento e dalla Commissione, che assuma una notevole importanza, perché sancisce che le spese a copertura dei costi di finanziamento di Next Generation EU (i 750 miliardi di euro) non devono ridurre i programmi e i fondi dell’UE (decisi in 1 074 300 milioni di euro, per il periodo 2021/2027), quindi i tre Organi concordano sul fatto che, il trattamento degli interessi passivi e dei rimborsi di Next Generation EU nel Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2021-2027, attualmente stimati a 12,9 miliardi di EUR per i sette anni, non pregiudica e non modifica il modo in cui la questione sarà affrontata nei futuri QFP a partire dal 2028. Le tre Istituzioni, inoltre, convengono di lavorare all’introduzione di nuove risorse proprie, sufficienti al fine di coprire un importo corrispondente alle spese previste in relazione ai rimborsi e agli interessi passivi.

Un’anticipazione di tali risorse proprie già è in discussione e riguarda:
a) Una tassa di 0,80 euro per ogni Kg di plastica non riciclata
b) Un’estensione della tassa sulle emissioni di CO2 (probabilmente anche sugli immobili)
Ma su questi argomenti ritorneremo più avanti, perché si prevede l’operatività dal 2023/2024

*Antonello Pezzini nasce in provincia di Novara nel 1941. Si laurea in filosofia e consegue due master, ha un trascorso da preside di liceo, da consigliere comunale della Dc a Bergamo, da presidenza della locale Associazione Artigiani a membro del CDA dell’Istituto Tagliacarne. Sviluppa uno spirito imprenditoriale nel settore dell’ abbigliamento e ha insegnato economia all’Università degli Studi di Bergamo. La passione per l’energia sostenibile è più recente, ma in breve ne diventa un esperto in campo europeo: oltre alla carica al Cese, è membro del CDA di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica e collabora con società di consulenza energetica.  Dal 1994 è membro del Comitato Economico e Sociale Europeo in rappresentanza di Confindustria.

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