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Bergamo

Garattini e Marinoni: “Assurdo che il vaccino spaventi più del Covid”

Il fondatore del Mario Negri e il presidente dell'Ordine dei Medici di Bergamo: "Obbligo per chi lavora in ambito sanitario? Questione deontologica"

Per medici, infermieri e personale sanitario, il vaccino anti-Covid deve essere obbligatorio? Il tema fa discutere il mondo scientifico, ma alcuni degli esponenti più autorevoli del panorama bergamasco non sembrano avere grossi dubbi. A partire da chi il vaccino lo ha già ricevuto. Come Silvio Garattini, 92 anni, fondatore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e testimonial del “V-Day”.

“Sto bene, non ho sentito nulla a parte una lievissima puntura”, fa sapere lo scienziato. Per telefono confida di aver sentito anche altre persone che sono state vaccinate con lui domenica 27 dicembre: “Nessuno mi ha detto di avere riscontrato problemi”.

Il piano vero e proprio per la vaccinazione scatterà ad inizio gennaio, con l’avvio della prima fase: per la provincia di Bergamo sono stati individuati 5.777 ospiti di Rsa e 24.404 operatori sanitari. “L’obbligatorietà per chi fa parte del servizio sanitario non ha bisogno di legge, è già presente nella deontologia, proprio per evitare di danneggiare i malati con cui si viene a contatto – commenta Garattini -. Ma il discorso può essere allargato a chiunque vive a contatto con altre persone: abbiamo il diritto di difenderci, ma anche il dovere di non danneggiare gli altri”.

Gli fa eco Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo, tra i primi ad essere vaccinati all’ospedale Papa Giovanni XXIII. “Mi sento benissimo, davvero. Nessun effetto collaterale strano, non mi resta che attendere il richiamo”.

Anche tra i medici bergamaschi, c’è chi glielo domanda: se un operatore sanitario si rifiuta di fare il vaccino, è passibile di procedimento disciplinare? Marinoni, in questo senso, concorda con Garattini: “C’è un aspetto importante da considerare, ovvero l’obbligo deontologico per chi fa una professione sanitaria di proteggere i pazienti, sempre. Chi si rifiuta di farlo per questioni di principio – spiega – può essere sanzionato per motivi deontologici”.

Per quanto riguarda l’obbligo “non credo si possa estendere a tutta la popolazione – aggiunge -. Si può pensare ad una sorta di ‘patente di immunità'” che consenta solo a chi è vaccinato di viaggiare, frequentare cinema, teatri e partecipare ad eventi aperti al pubblico. “Ma per chi accede a determinate attività nell’ambito del pubblico, comprese quelle in campo sanitario – conclude – l’obbligo è un qualcosa di assolutamente condivisibile”.

Garattini e Marinoni la pensano alla stessa maniera anche su un altro aspetto. Entrambi definiscono “assurdo” il fatto che il vaccino rischi di spaventare più del Covid-19. “Soprattutto – sottolinea il presidente dell’Ordine dei Medici – in una realtà come Bergamo”. Dove le cicatrici della pandemia sono particolarmente vistose. “Anche per la penicillina e per l’aspirina molte le cose le abbiamo imparate strada facendo. Quando si parla di sviluppo di terapie – sottolinea – la maggior parte delle cose le abbiamo imparate per strada, ragion per cui nessun bergamasco dovrebbe avere dubbi di questo tipo”.

Sul tema si è esposto anche Stefano Magnone, chirurgo dell’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo e segretario Anaao Lombardia: “Da operatore sanitario e persona impegnata nel sindacato, e quindi indirettamente nella politica, voglio chiarire che non c’è spazio per chi solleva dubbi non scientificamente fondati su sicurezza ed efficacia dei vaccini – ha scritto sul suo profilo Facebook -. Solo chi ha competenze può parlare, gli altri sfruttano solo la libertà di opinione, ma sappiamo che la loro opinione vale meno di quella dei primi. Io ho già gli anticorpi contro il Covid-19, ma quando apriranno le agende anche per me io andrò”.

Martedì ha fatto molto discutere la notizia dell’infermiera spagnola risultata positiva al coronavirus 24 ore dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino di Pfizer/BioNTech. Il caso “non sorprende e non deve allarmare – ha spiegato il professor Garattini all’Agi -. Il vaccino Pfizer, l’unico distribuito al momento in Europa, ha bisogno per essere efficace di due dosi: la prima e poi un richiamo dopo 21 giorni. Quindi visto che la donna ha ricevuto solo la prima dose è chiaro che non ha ancora sviluppato immunità. E dal giorno della prima dose ne devono passare 28 per essere ragionevolmente tranquilli”.

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