Nevica. A Bergamo nevica, il giorno dopo la somministrazione delle primissime dosi del vaccino.
Siamo confinati sì, ma questa volta dall’incanto di una coltre soffice che si vede e rende nuove tutte le cose. I tetti e gli alberi. Le terrazze e i lampioni.
Il silenzio è diverso da quello di marzo. Ovattato. Rassicurante.
Certo. Ci saranno disagi. Certo gli spazzaneve potrebbero fare di più che bisogna correre al lavoro. Bisogna soprattutto garantire mobilità ai mezzi di soccorso. E i Sindaci ci potevano pensare. E c’è sempre un po’ di brutto in ogni bello a volerlo trovare e a volerci concentrare.
Ma alla fine lasciateci respirare un pochino e lasciateci gioire come gioì Renzo sotto il terribile acquazzone che lo accolse all’uscita dal Lazzaretto, come meglio di me scrisse don Lisander nel capitolo XXXVII dei Promessi Sposi.
“Appena infatti ebbe Renzo passata la soglia del lazzeretto e preso a diritta, per ritrovar la viottola di dov’era sboccato la mattina sotto le mura, principiò come una grandine di goccioloni radi e impetuosi, che, battendo e risaltando sulla strada bianca e arida, sollevavano un minuto polverìo; in un momento, diventaron fitti; e prima che arrivasse alla viottola, la veniva giù a secchie. Renzo, in vece d’inquietarsene, ci sguazzava dentro…
Ma quanto più schietto e intero sarebbe stato questo sentimento, se Renzo avesse potuto indovinare quel che si vide pochi giorni dopo: che quell’acqua portava via il contagio; che, dopo quella, il lazzeretto, se non era per restituire ai viventi tutti i viventi che conteneva, almeno non n’avrebbe più ingoiati altri”.
Buona catarsi Bergamo.
Te la meriti.
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