A distanza di quattro anni e mezzo dovrebbe arrivare a mezzogiorno di oggi (mercoledì 23 dicembre) la sentenza di primo grado per l’omicidio di Gianna Del Gaudio a Seriate. Unico imputato il marito, Antonio Tizzani, che si è sempre dichiarato innocente.
Era da poco passata la mezzanotte del 26 agosto 2016, giorno di Sant’Alessandro, quando l’ex professoressa, dall’anno prima in pensione, venne sgozzata a 63 anni nella sua villetta di piazza Madonna delle Nevi.
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Un delitto con tanti punti di domanda ancora senza risposta. A partire dal colpevole.
Le indagini coordinate dal pubblico ministero Laura Cocucci hanno portato al marito della vittima, 73 anni, ferroviere in pensione. Per lui nel corso dell’ultima udienza l’accusa ha chiesto l’ergastolo.
Quella notte era in casa con la moglie, dopo una serata passata in compagnia del figlio Paolo e della sua famiglia. Secondo gli inquirenti sarebbe stato lui a ucciderla, al culmine dell’ennesima discussione, con urla udite e riportate dai vicini.
Tra le prove raccolte, un taglierino ritrovato un mese dopo il delitto in un sacchetto gettato in una siepe non lontano da piazza Madonna delle nevi. Sul manico, ci sono tracce di dna di Tizzani, oltre che di un soggetto ignoto. Sulla lama, invece, residui di sangue della vittima.
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L’uomo, difeso dall’avvocato Giovanna Agnelli, che ha chiesto l’assoluzione, fin dalle ore successive all’omicidio ha sempre raccontato di un uomo incappucciato che aveva visto fuggire dalla porta-finestra della cucina, poco prima di trovare la donna a terra in un lago di sangue.
Una tesi che non ha mai trovato riscontri ma che Tizzani ha ribadito anche in aula di fronte alla Corte presieduta dal giudice Giovanni Petillo, chiamata a stabilire il verdetto di colpevolezza o assoluzione.
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