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Ancora irrisolto

Colognola, 4 anni fa l’omicidio di Daniela Roveri: gli intrecci con Seriate e la pista del serial killer

Il caso è riemerso al processo per l'assassinio di Gianna Del Gaudio, con l'ipotesi che a colpire a morte le due donne sia stata la stessa persona

Nel febbraio 2019 il caso è stato archiviato per mancanza di indizi, con una domanda che rimane senza risposta: chi ha ucciso con una coltellata Daniela Roveri nell’androne del suo palazzo di Colognola poco dopo le 20 del 20 dicembre 2016?

A distanza di quattro anni il quesito è riemerso in occasione del processo per l’omicidio di Gianna Del Gaudio, l’ex insegnante ammazzata con le stesse modalità nella sua villetta di Seriate quattro mesi prima. Sul banco degli imputati Antonio Tizzani, marito della vittima. Per lui la sentenza, di primo grado, dovrebbe arrivare mercoledì (23 dicembre).

Ma il pool difensivo dell’uomo, guidato dall’avvocato Giovanna Agnelli, nell’udienza dello scorso 17 novembre ha esposto in Aula una tesi che potrebbe scagionarlo: quella che a colpire a morte le due donne sarebbe stata la stessa persona.

Un possibile collegamento descritto dal genetista Giorgio Portera, che di fronte alla Corte presieduta dal giudice Giovanni Petillo ha parlato di “una forte compatibilità tra il dna rilevato sul guanto trovato con il taglierino del delitto Del Gaudio e quello individuato sul volto della Roveri”.

Portera, che in passato ha seguito anche l’omicidio di Yara Gambirasio, ha spiegato nel dettaglio che “nei due dna ignoti presi in esame, ognuno riferito al singolo caso, 23 dei marcatori sono sovrapponibili tra loro. Nell’aplotipo del cromosoma y in particolare, quello che indica la linea maschile del soggetto, si evidenzia una ‘forte compatibilità’, secondo una scala tecnica utilizzata negli esami di laboratorio”.

L’ipotesi di un omicida comune era già stata avanzata e approfondita quattro anni fa, pochi mesi dopo i delitti delle due donne che terrorizzarono la Bergamasca. Carabinieri e Polizia, che avevano indagato sui due sgozzamenti avvenuti a meno di sette chilometri di distanza, si erano confrontati a lungo.

Gli inquirenti si erano concentrati proprio su quella traccia di dna sulla guancia della manager d’azienda sgozzata nell’androne del suo palazzo in via Keplero, per una compatibilità con quella rinvenuta sul cutter che sarebbe stato utilizzato a Seriate, ritrovato con i guanti in lattice in una busta della spesa, nascosta in una siepe, due mesi dopo il delitto.

Ma dopo lunghe settimane di confronti la pista era stata accantonata perché le tracce erano state ritenute solo “blandamente compatibili”.

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