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Federmeccanica

Metalmeccanica, Donadoni: “Per fine 2021 il recupero della produzione pre-pandemia”

Dati nazionali negativi e segnali contrastanti dal territorio bergamasco. Giorgio Donadoni (Confindustria Bergamo): “Le prospettive di recupero dei livelli produttivi pre-pandemia si stanno spostando a fine 2021- inizio 2022, ma, anche in questa difficile fase, le aziende stanno proseguendo la loro evoluzione, supportata da tecnologie digitali e da più elevate competenze”

Sono stati diffusi i risultati dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica, giunta alla sua 156ª edizione. L’indagine indica come nel terzo trimestre 2020 l’attività produttiva metalmeccanica abbia registrato un parziale recupero, dopo la forte caduta dei primi due trimestri.

Nonostante questo, i volumi realizzati restano ampiamente insufficienti a compensare le perdite e si sono confermati inferiori di oltre il 5% rispetto ai livelli pre-pandemici. La significativa contrazione della domanda interna e la flessione della domanda mondiale continueranno, anche nelle prospettive a breve, a influenzare negativamente l’evoluzione dell’attività produttiva.

“Complessivamente nei primi nove mesi dell’anno il bilancio dell’attività metalmeccanica risulta pesantemente negativo – commenta Fabio Astori, Vice Presidente Federmeccanica –. I livelli di produzione sono stati, infatti, inferiori del 17,9% rispetto al periodo gennaio-settembre 2019. Un risultato peggiore rispetto all’intero comparto industriale che ha segnato un -14,0%. Anche prima dell’inizio della crisi legata alla pandemia eravamo in una situazione di recessione, iniziata nel 2018. Ora tutto è precipitato e il 2020 sarà un anno che lascerà segni e cicatrici profonde”.

Il calo è risultato diffuso a tutte le attività, con variazioni negative mediamente comprese tra il 14% e il 18%, ma per le imprese costruttrici di autoveicoli e rimorchi la contrazione è stata pari al 30,7%. Con riferimento all’interscambio commerciale, il settore metalmeccanico, sempre nei primi nove mesi dell’anno, ha registrato una contrazione media dei valori di fatturato esportato pari al 13,2% mentre le importazioni si sono ridotte del 15,6%. In particolare, preoccupa il crollo dei flussi di prodotti metalmeccanici diretti verso i nostri principali partner europei quali la Germania (-12,8% rispetto a gennaio-settembre 2019), la Francia (-17,6%), ma anche il Regno Unito (-17,0%) e la Spagna (-23,4%).

Per quanto riguarda Bergamo, il terzo trimestre del 2020 fa registrare per la metalmeccanica bergamasca segnali congiunturali contrastanti. Il comparto dei mezzi di trasporto/automotive è in linea con l’andamento – fortemente negativo – regionale: -8,7% localmente e – 8,6% in Lombardia. Per questo comparto va segnalato tuttavia nel trimestre un importante aumento nel tasso di utilizzo degli impianti, coerente con il vigoroso rimbalzo che ha seguito l’altrettanto rovinoso picco registrato nei mesi dell’emergenza.
Migliore la situazione della meccanica/meccatronica, che in provincia è il comparto più rappresentato: in questo caso la produzione non soltanto si stabilizza rispetto al corrispondente valore del 2019 (+0,4%), ma addirittura performa in modo decisamente migliore rispetto alla media regionale (-3,9%).

In controtendenza va anche il terzo grande comparto, quello della metallurgia/siderurgia: mentre il dato regionale segnala un valore negativo (-6,9%), a Bergamo il rimbalzo fa registrare un brillante +4,5% rispetto al terzo trimestre del 2019, la performance migliore fra tutti i settori produttivi bergamaschi.

L’indagine di Federmeccanica conferma la tendenza in chiaroscuro. I consuntivi di produzione del terzo trimestre 2020 sono dichiarati in aumento dal 55% delle imprese bergamasche, contro il 46% del livello nazionale. Nel 19% dei casi viene invece evidenziata a livello locale una produzione stabile (contro il 27% a livello nazionale), il 26% di imprese bergamasche (in linea con il 27% segnalato a livello nazionale) indica infine un calo. Il 54% degli imprenditori bergamaschi rispondenti all’indagine giudica però tale livello di produzione insoddisfacente, rispetto al 40% a livello nazionale.

Nonostante la consistenza del portafoglio ordini sia in diminuzione (come segnala il 45% dei rispondenti bergamaschi) e venga espresso un giudizio negativo sulla loro quantità (insoddisfatto il 58% dei rispondenti), le prospettive di produzione restano sostanzialmente stabili, con il 46% delle imprese locali che non segnala variazioni e il 29% che indica aumenti, mentre il 25% evidenzia il segno meno. A livello nazionale i dati sono migliori per il portafoglio ordini, con il 32% dei rispondenti che segnala una diminuzione e il 44% che dà un giudizio di insoddisfazione sulla loro consistenza, mentre sono sostanzialmente sovrapponibili per quanto riguarda le prospettive produttive.

Buona la valutazione locale sulla liquidità aziendale, giudicata alla fine del terzo trimestre 2020 adeguata nel 91% dei casi, contro l’86% del dato nazionale.

“La 156ª indagine – sottolinea Giorgio Donadoni, presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamocade in un momento ancora molto critico. Alla debolezza congiunturale già in atto, si è sommata la grave e prolungata emergenza legata all’epidemia, con effetti molto sensibili. La debole ripartenza di settembre sembra aver già perso slancio e le imprese si trovano di fronte a prospettive ancora non buone, sia per quanto riguarda il mercato italiano, sia per l’estero, con l’importante eccezione della Cina, anche a causa degli effetti ancora molto generalizzati della pandemia e della prospettiva di una uscita senza accordi della Gran Bretagna dal mercato dell’Unione Europea. Di conseguenza, le prospettive di recupero dei livelli produttivi pre-pandemia si stanno spostando a fine 2021, inizio 2022. Anche in questa fase molto complessa, nelle aziende sta però proseguendo l’evoluzione verso processi di business più avanzati, che dovranno essere supportati da tecnologie digitali e quindi anche da migliori competenze, con ulteriore valorizzazione delle risorse umane”.

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