Per ora c’è un compromesso dentro il Governo. Che Italia Viva non ha approvato e nemmeno ha voluto discutere, disertando il lungo summit tra capidelegazione a Palazzo Chigi e boicottando un incontro notturno che Giuseppe Conte prova a organizzare per approvare presto il Dpcm. Un compromesso sul lockdown di Natale che, stando alle ultime inìformazioni, come detto non ancora ufficializzate, durerà otto giorni: dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio. Chiusi ristoranti e bar. Chiusi i negozi. Vietati i movimenti non essenziali, anche all’interno del comune di residenza. Obbligo di autocertificazione e controlli per strada. Bandite feste e cenoni, ma anche il pranzo fuori dal proprio nucleo convivente. Con due deroghe, comunque stringenti: è possibile allargare gli incontri di famiglia al massimo a due “congiunti stretti”, ad esempio genitori anziani, con la raccomandazione della mascherina. E sarà consentito celebrare le messe, rispettando alcuni limiti orari già in vigore per il coprifuoco. Esclusi dal giro di vite sarebbero invece le date feriali del 28, 29 e 30 dicembre.
Un compromesso, ma ancora troppo larghe le maglie per i rigoristi, che si scontrano per cinque infinite ore con Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio non vuole un blocco lungo del Paese, e noN vorrebbe fermare il previsto esodo del 19-20 dicembre. Le prenotazioni sono in piedi, sostiene il capo dell’esecutivo, le ferie programmate, non possono essere fermate. Eppure, la media dell’ultima settimana parla di 634 morti (ieri erano 680) e i contagi sembrano in risalita. L’allarme, nel mondo, altissimo. Per questo, la richiesta iniziale di Roberto Speranza, Dario Franceschini e Francesco Boccia – supportati dai 5 Stelle – è quella di bloccare tutto dal 21 dicembre al 6 gennaio, o quantomeno dal 24 al 6.
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