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Appunti & virgole

Ok, l’Atalanta è giusta: con la Juve una Dea brillante come in Champions fotogallery

Non solo le superparate di Gollini: tutta la squadra ha giocato ad alta intensità come aveva fatto a Liverpool e Amsterdam. I cambi del Gasp

Era una sfida da Champions e l’Atalanta l’ha giocata come in Champions.

Pari giusto, ma c’è stata più Atalanta che Juve, all’Allianz Stadium, quasi a confermare la forza della Dea in trasferta. Poi è vero che nell’epoca degli stadi chiusi al pubblico parlare di casa e trasferta è abbastanza strano, però il dato statistico è questo: a parte la botta di Napoli, con tutte le attenuanti del caso (sudamericani in giro per il mondo e tornati il giorno prima), l’Atalanta fuori casa ha sempre brillato in campionato come in Champions, tanto è vero che per trovare un’altra sconfitta bisogna andare indietro di un anno esatto, a quel Bologna-Atalanta 2-1.

Ma torniamo a Juve-Atalanta. Sfida più nerazzurra che bianconera, anche al netto delle superparate di Gollini, il rigore neutralizzato (a Ronaldo…) in un momento strategico perché poteva diventare una mazzata, appena dopo il pareggio. Poi di piede, con una mano, in qualsiasi modo Gollini è stato un muro invalicabile. E il suo collega Szczesny non è stato certo a guardare.

Però l’Atalanta ha prodotto tanto gioco, nel primo tempo quando si è trovata sotto di un gol e aveva avuto una grande occasione con Zapata, a tu per tu col portiere, oltre a una buona punizione di Malinovskyi. Mentre nel secondo tempo, quando con un eurogol di Freuler ha rimesso le cose a posto, è stata più brillante, arrivando vicinissima al gol.

Grazie anche alle intuizioni del Papu, che i compagni cercano e con cui si trovano a memoria, grazie anche a una partita giocata ad alta intensità e in costante pressione sugli avversari. Ancora Romero vicino al gol di testa, come lo stesso Gomez. Gollini parava tutto e l’Atalanta tornava alla carica per cercare il raddoppio, all’attacco fino all’ultimo.

Insomma, tutta questa differenza con la Juve proprio non si è vista: sono 6 punti, metteteci che i bianconeri ne hanno avuti tre a tavolino e che alla Dea manca una partita e poi…

Pirlo parlava di pari amaro, ma poteva essere contento anche di non avere perso, era soddisfatto però il gioco l’ha fatto più l’Atalanta, mentre la Juve è andata molto a fiammate.

Freuler ha segnato il primo gol in campionato e poco prima aveva ceduto la fascia di capitano, che comunque stava onorando alla grande, con un gesto più di cortesia che dovuto al Papu. Una fascia un po’ ingombrante, tanto è vero che sul gol di Freuler mentre tutti esultavano e si abbracciavano Gomez era impegnato a litigare con la fascia che non voleva stare sul suo braccio.

Il Papu quando è entrato ha fatto bene la sua parte, tecnicamente molto prezioso come del resto ad Amsterdam e altre volte. Poi se guardiamo ai… fuorionda, alle parole dette e non dette, che magari accompagnavano anche l’inno della Juve, dalla tribuna non si è visto nulla. Anche perché, già storditi dalla musica altissima che precede la partita all’Allianz Stadium, non si vedeva l’ora che finisse l’inno della Juve, per cominciare a giocare solo con le voci dei calciatori.

Si è notato benissimo quando, con l’Atalanta sotto di un gol, nell’intervallo Miranchuk e gli altri della panchina si sono messi a palleggiare, mentre Gomez e Muriel entravano e andavano ad accomodarsi nella piccola tribuna degli ospiti. Ma quando è arrivato in campo Gasperini ha subito cercato Papu e Lucho e li ha invitati a prepararsi perché entro pochi minuti sarebbe toccato a loro entrare.

Comunque la squadra ha dato prova di cercare la vittoria ancora più della Juve e non si è nemmeno esposta al contropiede che altre volte le era stato fatale.

Grazie alla prova maiuscola dei centrocampisti, molto bene anche Romero e Djimsiti, si è rivisto il Gosens che quando mette la freccia diventa imprendibile e ora tornerà utile Miranchuk.

Gli scenari del caso Papu? Lasciamo perdere le previsioni, chi lo dava fuori rosa si sarà ricreduto perchè invece ha giocato. Gasp dribbla le domande, pensa alla squadra e alla prossima partita. E tutti devono essere pronti. A gennaio si vedrà, ma il finale non è ancora stato scritto.

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