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L'intervista

Berta: “I miliardi del Recovery Fund? Vorrei li gestisse Mario Draghi per conto del Governo”

Commercialista, docente, presidente della Fondazione Donizetti, per la sua professione a stretto contatto con la realtà economica non solo bergamasca: da questo osservatorio Giorgio Berta offre spunti sull’attuale situazione nazionale

Siede in diversi consigli di amministrazione, la sua scrivania è un costellazione di cartelline e faldoni colorati: sono quelli delle imprese che chiedono un suo consiglio o una consulenza. Proprio per la sua posizione di protagonista attento all’economia del Paese, abbiamo chiesto di provare il polso della situazione di società piegate dalla crisi del Covid 19.

Come un chirurgo Giorgio Berta non nasconde la diagnosi del paziente Italia.

Se lo chiamasse il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non si farebbe trovare, anche se un paio di suggerimenti li allungherebbe per il bene che vuole a questo Paese. Un bene fatto di responsabilità, dedizione e autorevolezza: per questo vedrebbe bene che i miliardi in arrivo da Bruxelles con il Recovery Fund siano affidati a un italiano al quale in Europa tutti si inchinano: Mario Draghi. 

Abbiamo dunque intervistato su questi temi Giorgio Berta, socio fondatore dello studio BNC, docente universitario, presidente della Fondazione Donizetti e dell’editrice di Bergamonews.

La crisi economica dovuta al Covid ha lasciato una profonda traccia nella nostra economia. Per la competenza e per il ruolo lavorativo che svolge lei ha una panoramica molto ampia. Com’è la situazione dottor Berta?

La situazione attuale è che si sta vivendo in una sorta di bolla. Nel senso che sono state sospese tutte le scadenze fiscali, le moratorie dei mutui, c’è la cassa integrazione: tutto ciò ha permesso alle aziende di operare con una certa tranquillità. Adesso c’è da capire quando tutta questa emergenza finirà o quanto meno si attenueranno gli effetti, perché quando tutto ripartirà e ci sarà un’economia di mercato non più così sotto osservazione, tutelata, allora bisognerà utilizzare strumenti con i quali le aziende potranno rientrare dagli stock accumulati di debito con i dovuti tempi e le dovute modalità. Perché diversamente, significherebbe gravare le aziende nel periodo successivo alla ripresa, ossia in un’economia normale, con degli adempimenti anche non fatti nel periodo di lockdown.

Dalla sua esperienza è possibile vedere una via d’uscita per l’economia, con l’arrivo del vaccino anti covid? Avremo una ripresa a U o a V come molti analisti prefigurano?

Io credo che nessuno oggi possa dire se la ripresa sarà a U o a V. Penso che la ripresa ci sarà nel momento in cui i governi  sapranno attuare le misure nel modo corretto.

E in particolare il Governo Italiano con il Recovery Fund sarà in grado di stimolare il mercato delle imprese, del lavoro e della domanda? Quali saranno gli andamenti della ripresa?

Probabilmente saranno positivi. Il tutto si gioca con i 209 miliardi che ci saranno dati dall’Europa.

Questa pandemia spinge anche verso un tipo di economia diversa? Saremo più attenti alla sostenibilità, all’ambiente, saremo meno spreconi con le risorse energetiche?

Questo me lo auguro vivamente. È certo che il modello economico utilizzato e seguito in questi ultimi anni, a mio modo di vedere, sia fallito. La globalizzazione ha portato un’ulteriore differenziazione tra chi è povero e chi è ricco. Ha messo in concorrenza gli Stati là dove le regole erano diverse, ha privilegiato quegli Stati dove la mano d’opera costa pochissimo mettendoli in una posizione di vantaggio non certamente meritevole. Dall’altra, ha contribuito a creare tutto questo dissesto del nostro ecosistema, dato che non si capisce più nulla di quello che succede a livello meteorologico. Quindi è ovvio che, e lo dicono tutti, la nuova economia sarà più green, più rivolta alla digitalizzazione, a meno sprechi, e tutti parlano di economia circolare. Credo sarà una scelta obbligata.

Come giudica le misure prese dal Governo, come i ristori? Sono stati utili, necessari, si poteva fare di più o meglio?

Le misure assunte nel primo lockdown sono state delle buone misure, anche perché va considerato che il Paese viveva un’emergenza di cii nessuno aveva mai avuto né le premesse né le conoscenze. Quelle adottate ora, in questa seconda ondata, mi sembrano francamente più mirate. Forse trovo due limiti: il primo che sono di difficile comprensione. Nel senso che un’azienda, una persona fisica che necessita di questi sussidi ha necessità di qualcuno che le faccia i calcoli. Questo ovviamente è un limite del sistema. Dall’altro, queste misure sono troppo a pioggia, un po’ troppo diversificate tra categorie, tra settori: una maggiore uniformità avrebbe garantito una maggiore adesione, che in alcuni casi è proprio resa difficoltosa dalla farraginosità delle regole.

Sarebbe favorevole a introdurre una patrimoniale per un anno, come alcuni parlamentari hanno proposto? O è una misura che farebbe fuggire i capitali dall’Italia?

Sul far fuggire i capitali dall’Italia francamente non lo so. La patrimoniale è l’imposta più complicata da applicare perché per sua natura è iniqua. È iniqua perché colpisce dei redditi prodotti nel passato e quindi è difficile far capire alle persone che devono pagare ancora una ulteriore imposta. E poi per essere applicata deve essere fatta su certi tipi di patrimoni, non certo sulla prima casa o  sulla seconda casa. La classe media non c’è più, è una classe meno povera di quella povera e quindi non le si possono chiedere ulteriori sacrifici. Diverso è quello di prevedere un qualcosa che colpisca alti patrimoni abbinati ad alti redditi, non oso immaginare il gettito, però sicuramente sarebbe una misura più equa. Di sicuro non si possono colpire case, o seconde case, chi oggi ha una casa non può essere considerato ricco.

La crisi ha aperto una grande divario con un aumento della povertà. Lei è favorevole a misure come il reddito di cittadinanza o serve ben altro per rimettere nel mondo del lavoro, e quindi con un’altra dignità, le persone senza occupazione?

Sono contrario  al reddito di cittadinanza: è un palliativo. Una soluzione facile.  Se non sono in grado di creare delle condizioni, dei presupposti per cui si stimola la domanda di lavoro e dia alle persone una vita dignitosa qualcosa non va. Il reddito di cittadinanza non è equo. Servono ben altre misure.

Che cosa si aspetta da questa pioggia di soldi che arriva dall’Europa?

Mi aspetto che la gestione di questi fondi non venga affidata ad uno stuolo di consulenti, ho sentito dire 300 consulenti, a cui bisognerà aggiungere 300 segretarie e altrettanti autisti con le loro auto blu di conseguenza. È una cosa inaccettabile. Il Governo dovrebbe prendersi la responsabilità di questi importi o dare un incarico a una persona che abbia così tanta autorevolezza da rappresentare una scelta condivisa da tutti. Sono molto d’accordo con Farinetti che ha sostenuto qualche sera fa in televisione, che questa persona potrebbe essere Mario Draghi. Che poi Draghi accetti, faccio fatica a pensarlo, ma se accettasse sarebbe una figura che metterebbe tutti d’accordo.

Facciamo un gioco. Suona il telefono, la chiama il Presidente Conte e le chiede un consiglio per uscire da questa situazione: che cosa gli direbbe?

Per prima cosa farei di tutto per non farmi trovare. Però una cosa gliela direi: le imprese e la classe imprenditoriale oggi sono sempre state per l’Italia il patrimonio da cui tutto prende le mosse e da cui tutto si sviluppa. Quindi gli direi di avere un occhio di riguardo al sostegno alle imprese. Per esempio sbloccando tutti i crediti che la pubblica amministrazione ha verso le aziende che fanno sempre una grande fatica a far quadrare i conti. Mi fa specie che questo provvedimento così semplice non sia stato ancora preso, un provvedimento che costa poco e ha un effetto immediato.

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