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Confai Bergamo

Ufficio economico confai

Annata agraria 2020 da archiviare in Bergamasca

Cala la produzione lorda vendibile e aumentano i costi. Bolis (Confai Bergamo): Un doveroso encomio ai nostri imprenditori per resilienza e senso di responsabilità

Il tradizionale resoconto dell’Ufficio Economico di Confai Bergamo sull’annata agraria appena conclusa presenta – com’era lecito attendersi – un quadro a tinte fosche nel quale, agli effetti di una crisi strisciante da tempo in atto nel settore primario, si sono unite le pesanti conseguenze della congiuntura Covid. “Anche in agricoltura ci siamo trovati di fronte ad un contesto del tutto anomalo – commenta Leonardo Bolis, presidente di Confai Bergamo e Confai Lombardia -. Se è certo che le imprese agricole e agromeccaniche hanno continuato a lavorare anche nelle fasi più acute dell’emergenza sanitaria al fine di garantire la tenuta del settore agroalimentare, d’altro canto si sono dovute confrontare con una lunga serie di criticità che hanno messo a dura prova gli operatori”.

Il dato che meglio di altri fotografa le difficoltà che sta attraversando il mondo agricolo è quello della produzione lorda vendibile o, detto in altri termini, del fatturato globale del settore. Se nel 2019 l’agricoltura bergamasca aveva fatto registrare un valore complessivo della produzione di circa 600 milioni di euro, le stime provvisorie del 2020 indicherebbero una riduzione di oltre 8o milioni di euro, con una contrazione di circa il 13,5%.

“Sono assai numerosi i comparti che nel 2020 hanno dovuto registrare perdite significative – fa notare il direttore di Confai Bergamo Enzo Cattaneo -, da quello suinicolo alla zootecnia da carne, dall’agriturismo alla filiera della trasformazione e vendita diretta di prodotti tradizionali. Nel caso dell’agricoltura multifunzionale, le cause della crisi sono da ricercare specificamente negli effetti del lockdown, che hanno interrotto per mesi la relazione diretta tra imprese e consumatori. In altri comparti, quale quello zootecnico, i risultati negativi sono da ascrivere principalmente ad incrementi significativi nei costi di produzione, uniti a ciclici rallentamenti dei mercati”.

Sul fronte dei seminativi, uno dei dati più allarmanti è stata la prosecuzione delle alterazioni climatiche che avevano già segnato pesantemente l’annata 2019 e che si sono riproposti con forte intensità anche nel 2020, con danni che hanno provocato sconcerto tra numerosi produttori sia in aree di pianura che nelle zone montuose.

Gli effetti di un clima sempre più imprevedibile si sono fatti sentire anche in alcuni comparti di nicchia tradizionalmente considerati ad alto valore aggiunto, quale quello del pregiato olio d’oliva bergamasco. “Purtroppo, neanche quest’anno – osserva Bolis – il comparto olivicolo ha potuto rifarsi delle perdite subite nel precedente ciclo produttivo: i fenomeni climatici di fine agosto e dell’inizio di settembre, soprattutto vento e grandine, hanno danneggiato irreparabilmente molte piantagioni in cui le olive erano in fase di maturazione, con elevati danni in termini di potenziale produttivo di questa pregiata DOP bergamasca”.

A fronte di un quadro tutt’altro che confortante resta ad ogni modo la soddisfazione di Confai per la capacità di reazione del mondo rurale. “Benché colpito da molteplici avversità – conclude Bolis – il settore primario ha dimostrato grandi doti di resilienza, non solo in termini di contenimento dei danni economici e logistici, ma anche sul piano della forza morale e del senso di responsabilità di cui i nostri imprenditori hanno saputo dar prova durante l’intera annata”.

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