“Ti chiedo di riaverli almeno per quel giorno, o almeno di sognarli quel giorno”. Carlo Chiodi, autotrasportatore 50enne di Carobbio degli Angeli ha scritto una lettera sotto l’albero natalizio chiedendo, per il giorno di Natale, di poter sognare mamma Pinuccia e papà Giuseppe che ha perso nel giro di dieci giorni, a marzo, uccisi dal Coronavirus (leggi qui). Non ha potuto dir loro addio, come è successo a tanti in provincia di Bergamo.
Una lettera che, leggendola, arriva dritta al cuore, che stringe i pensieri e la gola, e strozza il respiro. Molte famiglie bergamasche, che hanno perso parenti, amici, conoscenti si ritrovano nello stesso dolore per una perdita, nel senso dell’assenza, nel vuoto che lascia la morte d’una persona cara.
“Caro Babbo Natale – inizia così la lettera scritta da Chiodi e postata su Facebook – lo so che non ho più l’età per scriverti una lettera, che ormai sono grande però vorrei anch’io un regalo. Vedi quest’anno a Natale, a tavola ci saranno 2 posti vuoti… 2 posti che per me erano tutto, mia mamma e mio papà. Ecco io ti chiedo di riaverli almeno per quel giorno, o almeno di sognarli quel giorno. Poterli riabbracciare, e dirgli quanto gli voglio bene e quanto mi mancano e dargli almeno quell’ultimo saluto che in quel mese non gli ho potuto dare. Ecco cosa vorrei per Natale”.
Nei mesi scorsi, in una lettera inviata direttamente a Papa Francesco, Chiodi ha voluto mettere per iscritto tutto il dolore e la sofferenza per aver perso i suoi genitori. Ad agosto il Santo Padre ha risposto alla lettera, invitando tutta la famiglia per un’udienza in forma strettamente privata.
“Scusa se il foglio è un pochino bagnato e certe parole sono sbiadite – scrive Chiodi chiudendo la lettera -, non preoccuparti sono solo lacrime, lacrime di un figlio che ha scritto questa lettera piangendo. Grazie ancora Babbo Natale”.
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