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Le proposte

“Impariamo dagli errori: la Sanità riparta dalla persona e dal diritto alla cura”

Dalla denuncia delle inefficienze attuali a una bozza dalla quale ripensare tutto il sistema: c'è tutto questo nel documento prodotto da Oriana Ruzzini e Franco Chiaramonte del Pd di Bergamo.

Ripartire dalla persona e dai suoi bisogni, primo tra i quali il diritto alla cura, per tutti.

È questo il fulcro di un documento predisposto da Oriana Ruzzini e Franco Chiaramonte per il Partito Democratico di Bergamo che, oltre a denunciare le molteplici criticità odierne nella Sanità lombarda, avanza anche una serie di proposte di tutela della salute alternativa al sistema attuale che, purtroppo, ci ha mostrato chiaramente le proprie lacune.

“La seconda ondata a Bergamo evidenzia le carenze strutturali di un sistema sanitario impoverito nel tempo, depauperato delle risorse che dovrebbero essere destinate al servizio dei cittadini – spiegano – Rileviamo, dato comune purtroppo a tutta la Lombardia, che i medici sono pochi e non sufficientemente attrezzati, mancano le USCA che potrebbero curare pazienti a domicilio.

Molte delle infermiere di comunità messe a disposizione del territorio da ASST Papa Giovanni XXIII sono state richiamate a lavorare all’interno dell’ospedale.

Molto spesso i medici consigliano ai pazienti di fare tamponi privatamente perché i tempi di ATS Bergamo sono troppo lunghi.

All’accettazione delle strutture sanitarie non è sempre sufficientemente garantita la non commistione tra pazienti fragili e pazienti potenzialmente positivi.

Rileviamo molte difficoltà nel tracciamento, i contatti diretti di pazienti positivi vengono allertati con notevole ritardo o per nulla.

Questo accade a Bergamo, dove i dati relativi al contagio sono sotto controllo, ma è dato diffuso al resto della Lombardia.

Visite di controllo ed esami diagnostici importanti, come le mammografie in pazienti oncologiche, vengono posticipate a data da destinarsi; esiti di biopsie, esami istologici con esiti preoccupanti, sono consegnati anche tre settimane dopo l’esecuzione.

Le vaccinazioni antinfluenzali sono in imperdonabile ritardo anche per i pazienti più fragili e non saranno disponibili per tutti. Le dosi aggiudicate da Regione Lombardia sono largamente insufficienti anche solo a coprire la richiesta dei malati cronici e dei pazienti over 65. Proprio nell’anno della pandemia, quando è di estrema importanza proteggere le persone e distinguere la sintomatologia Covid 19 da quella influenzale, le farmacie non hanno ricevuto né hanno potuto dispensare alcun vaccino alla popolazione.

In compenso è stato ed è possibile vaccinarsi pagando cifre esorbitanti nelle cliniche e negli ambulatori privati che hanno potuto acquistare vaccini all’estero.

Sono le inadempienze e l’inefficienza a costringere le persone a rivolgersi al privato, con costi significativi che non tutti possono permettersi (anche 60 euro per un vaccino, 100 per un tampone, 200 una visita privata, 400 per il pacchetto di telemedicina): tutto questo non è minimamente accettabile.

Tutelare la salute dei cittadini è una priorità essenziale.

Anche la necessità di assumere nuovo personale sanitario, grazie alle importanti risorse messe a disposizione dal Governo, vede in Lombardia l’introduzione di limitazioni inspiegabili come quella di non permettere l’assunzione di personale extra Ue pur in possesso di regolare permesso di soggiorno, opportunità prevista all’art. 13 del ‘Decreto Cura Italia’.

La sanità in Lombardia deve essere profondamente riformata dai vertici che, nonostante il fallimento di questi mesi, siedono ancora ai propri posti, fino alla base: cedendo risorse alla medicina di territorio e monitorando capillarmente l’organizzazione e le difficoltà negli ospedali.

Dovremmo aver imparato che in una società complessa e integrata come la nostra, soprattutto in situazioni di crisi, le inefficienze di un settore nevralgico, come quello sanitario, hanno ripercussioni vaste con costi umani, sociali ed economici drammatici.

In questo momento è più che mai necessaria da parte di chi ha potere decisionale una vera assunzione di responsabilità, operando con competenza e capacità di correggere errori, nell’interesse di tutti i cittadini.

Occorre quindi da subito rispondere in modo nuovo e adeguato all’emergenza ed avviare un percorso di riforma che sia incentrato su:

– La prevenzione, attraverso una corretta informazione alla cittadinanza, la disponibilità e trasparenza dei dati, il coinvolgimento dei professionisti impegnati in prima linea nella cura e delle risorse della società civile.

– La diagnosi, attraverso una medicina di prossimità, con ambulatori di diagnostica sul territorio e potenziamento della telemedicina.

– La cura e il welfare inteso come la presa in carico non solo della persona malata ma anche della sua famiglia, soprattutto se in presenza di fragilità

– Il presidio del territorio: un numero adeguato di medici di base che operino in rete con gli altri professionisti della salute, dalle Farmacie dei servizi all’Infermiere di comunità”.

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