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Zona gialla

Bergamo, aprono (quasi tutti) i ristoranti: “Tavoli prenotati in meno di tre ore”

Rialzano le saracinesche i locali di città e provincia: "Boom di richieste, una boccata d'ossigeno". Ma c'è anche chi tornerà a lavorare solo in settimana

La voglia di rialzare la saracinesca è tanta. Bar, negozi e ristoranti torneranno a lavorare (quasi) regolarmente da domenica 13 dicembre, quando Bergamo – così come la Lombardia tutta – diventerà zona gialla.

Dopo più di un mese di restrizioni saranno i ristoranti a trarre maggior beneficio da questo allentamento delle misure anti-Covid: la normalità resta comunque lontana, per ora i clienti potranno tornare a sedersi ai tavoli solo per il pranzo e comunque non oltre le 18. Ma è già qualcosa.

La risposta dei bergamaschi è stata fortissima: dei tanti locali che riapriranno i battenti, molti stanno facendo registrare il tutto esaurito per la giornata di domenica 13.

“Non appena Fontana ha annunciato la trasformazione della Lombardia da zona arancione a zona gialla, è iniziato a squillare il telefono – spiega Cristian Fagone dell’Impronte Ristorante di Bergamo -. In meno di tre ore ho raccolto tante prenotazioni da non poter più accettare nessun altro cliente. Anche a Natale ho esaurito i posti a disposizione. Non nascondo che per la mia attività questo pienone è una vera e propria boccata d’ossigeno”.

Non ci sarà nessun tavolo disponibile nemmeno al Lio Pellegrini di Bergamo: “Abbiamo il tutto esaurito – conferma il titolare del ristorante, Lio Pellegrini -. Me lo aspettavo: la gente ha voglia di tornare a vivere dopo tante giornate passate al lavoro o a casa. Questo 2020 rimarrà comunque segnato dai due lockdown che hanno fermato i guadagni, anche se io, personalmente, non posso lamentarmi più di tanto: nei mesi in cui siamo stati aperti abbiamo sempre lavorato benissimo. E poi, quando ce n’è stato bisogno, gli aiuti sono arrivati”.

Lio Pellegrini, ristoratore con anni di esperienza sul campo, vuole però guardare oltre la riapertura: “I due lockdown e le restrizioni sono solo la punta di quell’iceberg che rappresenta i problemi del nostro mondo – ci spiega -. Ci sono tante cose che possono essere gestite in modo differente, come i codici Ateco: non possiamo accettare che ristoranti e bar siano trattati nello stesso identico modo quando si cercano soluzioni per evitare gli assembramenti. Che assembramenti ci possono essere in un locale che ha dieci tavoli che sono sempre super distanziati, anche in tempi normali? Spero che una volta finita questa pandemia si possa iniziare a parlare dei tanti problemi che affliggono il mondo della ristorazione, sarebbe ora”.

Tra riaperture e pienoni, c’è però anche chi ha deciso di rimanere chiuso domenica 13. Come il ristorante Umberto De Martino del Florian Maison di San Paolo d’Argon, che tornerà a riaccendere i fornelli martedì 15 dicembre: “Non posso organizzare sala e cucina in un giorno, ho bisogno di più tempo. E finché non ho avuto certezze sulla riapertura ho evitato di muovermi col personale e con i fornitori – puntualizza lo chef Umberto De Martino -. Diversi clienti hanno chiamato, pensavano di venire a pranzo domenica, ma a tutti ho spiegato che prima di martedì non saremo operativi”.

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