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L'UE e noi

L'ue e noi

Il nuovo piano europeo che rivede la formazione nell’era digitale

Monitorando dove c'è maggiore domanda di energia elettrica, è possibile intervenire per migliorare l'efficienza energetica e ridurre l'uso di combustibili fossili, che sono la causa principale del cambiamento climatico

L’attenzione verso l’ambiente, gli strumenti e le azioni per aumentare la resilienza nei settori sociali, economici e ambientali, e il piano di digitalizzazione rappresentano, per l’Unione europea, le sfide che dobbiamo affrontare nei prossimi anni.

La Commissione, con il costante e intelligente lavoro del Parlamento europeo ha varato il programma dal titolo significativo: il Green Deal europeo, ovvero il nuovo accordo, che vuole accentuare la sensibilità di tutta la società europea verso l’ambiente. Ma i cittadini europei devono essere in grado di manifestare questa sensibilità attraverso tutta una serie di azioni che non creino danni al mondo che ci ospita.

In questo processo di azioni tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e le macchine, tra la società e le amministrazioni e i servizi, i processi digitali svolgono un ruolo sempre più importante, perché semplificano i processi e riducono enormemente le emissioni di gas climalteranti nell’atmosfera. Nell’industria 4.0 la digitalizzazione della produzione consente notevoli risparmi, anche in termini di spostamenti della mano d’opera, dal momento che il primo dialogo tra uomo e macchina, si è ormai consolidato nel nuovo rapporto tra macchina e macchina.

Dal 1990, data nella quale collochiamo, con la diffusione di internet, l’inizio della terza rivoluzione industriale, che, dopo oltre cento anni, ha sostituito la seconda, sono passati solo vent’anni perché facesse capolino la quarta rivoluzione.

Ma già l’intelligenza artificiale e tutte le novità che la circondano, come la guida autonoma, la telemedicina, l’idrogeno come vettore e stoccaggio dell’energia, oltre a un diverso modo di concepire il lavoro dell’uomo, ci presentano, in uno sfondo assai prossimo, le prime immagini della quinta rivoluzione industriale. Ed è proprio il dispiegarsi e l’adattarsi dei processi, che sono alla base dei contenuti digitali, che ci conferma il nostro veloce ingresso nell’era digitale. Il COM (2020) 67, “Plasmare il futuro digitale dell’Europa” voluto dalla Commissione e dal Parlamento europeo, descrive un quadro ambizioso e organico, nel quale presenta le competenze digitali e il sistema educativo come priorità strategiche, per un reale cambiamento culturale, e indica la direzione per i programmi da attuare e i fondi che verranno messi a disposizione nel ciclo 2021-2027.

La comunicazione digitale, l’interazione e l’utilizzo sempre più frequente dei social media, il commercio elettronico e le imprese digitali stanno trasformando i rapporti tra le persone. L’espansione dei nuovi strumenti sta generando una quantità crescente di dati che, se messi in comune e utilizzati, possono portare a livelli di creazione di valore e a strumenti completamente nuovi. È però molto importante che l’era digitale riesca a interpretare il meglio dell’Europa, che si sintetizza in alcuni valori fondamentali: crescita culturale e democratica, equità, pluralismo e sicurezza.

Per mantenere saldi questi principi, all’interno di questa inarrestabile rivoluzione culturale, la Commissione e il Parlamento suggeriscono di concentrare le nostre azioni su tre obiettivi chiave, destinati a garantire che le soluzioni digitali aiutino l’Europa a perseguire una trasformazione che operi a vantaggio dei valori che sono alla base dei nostri trattati:

  1. Una tecnologia al servizio delle persone, cioè: sviluppare, e adottare tecnologie che migliorino sensibilmente il benessere delle persone.
  2. Un’economia solidale e tecnologicamente produttiva: che consenta di completare il mercato unico, nel quale le imprese e soprattutto le PMI possano rafforzarsi e sviluppare prodotti e servizi digitali e in cui i consumatori possano essere certi che i loro diritti vengano rispettati.
  3. Una società aperta, democratica e sostenibile: un ambiente sicuro, nel quale i cittadini siano autonomi e responsabili.
  4. La realizzazione del nuovo Piano parte dal riconoscimento della dimensione del problema, ben evidenziato da alcuni indicatori:
    – solo il 39% degli insegnanti nell’Unione Europea dichiara di sentirsi preparato adeguatamente per utilizzare le tecnologie digitali nel lavoro quotidiano (studio dell’OCSE nel 2019);
    – oltre un terzo dei lavoratori europei non possiede competenze digitali di base;
    – oltre un terzo degli studenti di 13-14 anni ha fallito il test per la valutazione delle competenze digitali e informative di base.

Alla luce di questa situazione di partenza, il Piano proposto dalla Commissione si articola su due priorità strategiche, una relativa al sistema educativo, suggerendo l’utilizzo di una nuova pedagogia della cultura digitale, e una seconda, rivolta alle insufficienti competenze digitali della popolazione europea. Come è nella tradizione delle politiche europee, viene posto l’obiettivo che il 70% delle persone di età compresa tra 16 e 74 anni disponga, almeno delle competenze digitali di base, entro il 2025. Per i processi formativi dei giovani, in particolare, devono essere pianificati: risorse e orientamenti sufficienti e l’uso efficace delle tecnologie digitali, per un’istruzione e una formazione inclusiva e di qualità, Per raggiungere gli obiettivi diventa indispensabile fornire infrastrutture e tecnologie digitali, le quali, però, devono essere utilizzati con un uso critico e mirato. Uno dei compiti prioritari della Commissione e del Parlamento è quello di sviluppare un quadro europeo dei contenuti per la formazione sul digitale, e di verificare la fattibilità di una piattaforma di scambio europea, per condividere risorse online certificate, e collegare le piattaforme esistenti, con l’obiettivo di realizzare un vero mercato unico.

Il nuovo quadro finanziario pluriennale dell’UE, dotato di circa 2 mila miliardi di euro potrà contribuire a realizzare questi obiettivi. Una vera trasformazione digitale deve iniziare dalla fiducia dei cittadini e delle imprese nella sicurezza dei prodotti e dei servizi. Quanto più siamo interconnessi, tanto più siamo vulnerabili alle attività informatiche dolose. Per far fronte a questa minaccia crescente dobbiamo essere in grado di stabilire regole coerenti per le imprese e meccanismi più forti per la condivisione delle informazioni corrette; e dobbiamo rafforzare le sinergie tra la società civile e le attività di contrasto e difesa, nell’ambito della cibersicurezza, sviluppando nuovi strumenti da utilizzare contro i criminali informatici. I dati sono diventati un fattore di produzione fondamentale e il valore che generano deve essere condiviso con l’intera società che ha partecipato a fornirli.

È per questo motivo che dobbiamo costruire un autentico mercato unico europeo dei dati: uno spazio europeo, basato sulle regole e sui valori condivisi. L’elemento digitale, come è stato detto in apertura, sarà cruciale anche per realizzare le ambizioni del Green Deal europeo e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Dal momento che i dati rappresentano potenti strumenti per la transizione alla sostenibilità, le soluzioni digitali possono favorire l’economia circolare, sostenere la decarbonizzazione di tutti i settori e ridurre l’impronta ambientale e sociale dei prodotti e dei servizi immessi sul mercato dell’UE.

Le soluzioni digitali, e in particolare i dati, consentono, inoltre, un approccio pienamente integrato e basato sul ciclo di vita, a partire dalla progettazione, passando per il reperimento dell’energia, delle materie prime e di altri fattori di produzione, per arrivare ai prodotti finiti, fino al termine del loro ciclo di vita. Ad esempio, monitorando dove c’è maggiore domanda di energia elettrica, è possibile intervenire per migliorare l’efficienza energetica e ridurre l’uso di combustibili fossili, che sono la causa principale del cambiamento climatico.

*Antonello Pezzini nasce in provincia di Novara nel 1941. Si laurea in filosofia e consegue due master, ha un trascorso da preside di liceo, da consigliere comunale della Dc a Bergamo, da presidenza della locale Associazione Artigiani a membro del CDA dell’Istituto Tagliacarne. Sviluppa uno spirito imprenditoriale nel settore dell’ abbigliamento e ha insegnato economia all’Università degli Studi di Bergamo. La passione per l’energia sostenibile è più recente, ma in breve ne diventa un esperto in campo europeo: oltre alla carica al Cese, è membro del CDA di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica e collabora con società di consulenza energetica.  Dal 1994 è membro del Comitato Economico e Sociale Europeo in rappresentanza di Confindustria.

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