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La lanterna magica di guido

“Mine”: fare un passo avanti

Intrappolato nel deserto a causa di un ordigno inesploso, il marine Mike Stevens si accorgerà che le colpe del passato riusciranno ad esplodere più fragorosamente di una bomba

Titolo: Mine

Regia: Fabio Guaglione e Fabio Resinaro

Anno: 2016

Genere: Drammatico, thriller

Interpreti: Armie Hammer, Annabelle Wallis, Tom Cullen, Juliet Aubrey

Durata: 106’

Valutazione: ****

Mike Stevens (Armie Hammer) e Tommy Madison (Tom Cullen) sono due tiratori scelti dell’esercito degli Stati Uniti inviati nel deserto nordafricano per eliminarne il capo di un noto gruppo terroristico.

Tutto è pronto: i due soldati sono in posizione e l’obiettivo sta per finire nella loro trappola quando per una banale esitazione Mike sbaglia il colpo, facendosi rilevare dagli antagonisti e costringendo sé stesso e l’amico a ritirarsi tra le dune del deserto.

Non conoscendo il territorio i due finiscono su di un campo minato e Tommy, meno fortunato del collega, calpesta un ordigno perdendo entrambe le gambe e suicidandosi poco dopo per l’eccessivo dolore.

Nel tentativo di aiutarlo Mike incappa a sua volta in un ordigno inesploso ma, sentendo l’innesco in tempo, riesce a non alzare il piede salvandosi la vita.

mine film

Il problema però è che l’uomo non può muoversi da quella posizione dal momento che alzare il piede significherebbe saltare in aria e, dopo aver recuperato la radio del defunto compagno di squadra, la situazione non migliora dal momento che la base gli comunica che a causa delle condizioni meteorologiche nessuno potrà andare a salvarlo prima di 52 ore.

Il dipanarsi degli eventi da quel momento diviene un viaggio mentale al limite tra il sogno lucido e la più folle immaginazione di un uomo la cui vita è letteralmente ad un passo dalla morte. Non potendo muovere nemmeno un muscolo del corpo un grandissimo Armie Hammer, prestato per l’occasione ad un film poco più che indipendente e lontano dalle grandi produzioni in cui siamo abitanti ad ammirarlo, inizierà a vagare mediante un organo molto più potente di qualsiasi tendine del nostro corpo: la mente.

Se poi a quest’ultima si affianca un compagno di viaggio scomodo come un cuore colmo di senso di colpa diviene subito chiaro come la guerra e le armi non siano altro che dei pretesti per raccontare una storia di redenzione tanto forte quanto sofferta.

La mina, da strumento letale che lo tiene bloccato in quella posizione per giorni, nel corso della trama si trasformerà ben presto in una trappola mentale che lo terrà sì bloccato, ma in dolorosi momenti della sua esistenza; così come tutti i predatori e le intemperie che il marine dovrà affrontare durante la sua permanenza nel deserto altro non saranno che i numerosissimi fantasmi che il soldato ha lasciato lungo il suo cammino, che si tratti di nemici uccisi o familiari trascurati.

Spettri da sconfiggere, zavorre di sensi di colpa da sganciare ed un perdono da concedersi per riuscire, finalmente, a fare un passo avanti.

Battuta migliore:

“E perché tu soldato?”

“Perché non avevo ragioni per restare, non avevo più nessuno ormai.”

“Perché più nessuno ormai? Diventa uomo libero. Tu devi andare avanti, anche strada sbagliata può portare a casa.”

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