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In via monte grigna

Lega: “Degrado nella casa abusiva”, Gandi: “C’è una famiglia con minori da tutelare”

Il botta e risposta tra il vicensindaco e il gruppo consigliare del Carroccio

“Situazione di degrado, di sicurezza e di disturbo della quiete pubblica in Via Monte Grigna al civico 11”, l’interrogazione depositata per la seconda volta il 19 novembre (dopo essere stata già depositata il 12 maggio) a firma del gruppo consigliare del Carroccio con il deputato Alberto Ribolla come primo firmatario, punta l’attenzione sulla problematica nel quartiere di Celadina.

L’interrogazione, accompagnata anche da una raccolta firme degli abitanti della zona, parte a ricostruire la situazione dal 6 agosto giorno in cui “gli agenti della Polizia locale si sono presentati alla porta della palazzina di Via Monte Grigna 11 con alcuni tecnici Enel per staccare i contatori per motivi di sicurezza”, si legge del documento.

“Gli allacci erano abusivi, come da oltre cinque anni lo era anche l’occupazione degli appartamenti dello stabile. Dopo l’intervento, alcune persone rimaste ad abitare nell’immobile hanno iniziato ad utilizzare un generatore che, essendo stato posizionato a terra all’esterno dell’edificio, sul lato degli orti urbani, ha creato problemi di rumore e sicurezza, come hanno fatto presente più volte alcuni abitanti della zona. La concentrazione e l’abbandono di qualsiasi tipo di materiale, dietro la palazzina nella zona di confine con gli orti urbani, ha creato una discarica a cielo aperto che aumenta la percezione di degrado soprattutto per i condomini vicini”, continua l’interrogazione della Lega.

Chiedendo, infine, all’amministrazione comunale di “intervenire per risolvere i problemi sopra elencati segnalati più volte dagli abitanti del quartiere”.

La risposta da parte del vicesindaco e assessore alla sicurezza Sergio Gandi è arrivata il 3 dicembre.

“L’unità immobiliare occupata al civico 11 è soltanto una. La occupa un nucleo famigliare di origine bengalese composto da padre, madre e due figli, il più grande da poco maggiorenne e frequentante la scuola superiore, il più piccolo minorenne e frequentante la scuola media. Il padre svolge regolare attività lavorativa, la madre è casalinga, i figli, come detto, sono studenti. Si tratta di un nucleo famigliare residente a Boltiere. La Polizia Locale ha preso contatti con il Comune di Boltiere sollecitando l’intervento dei suoi Servizi Sociali affinché prendessero in carico il nucleo famigliare residente presso il loro Comune. Ad oggi, il Comune di Boltiere non ha individuato e posto in essere alcuna soluzione alloggiativa giudicata idonea a consentire il trasferimento altrove di detto nucleo famigliare“, scrive nella sua risposta Gandi, sottolineando anche come il Comune di Bergamo, non possa farsi carico, se non in via del tutto eccezionale, di cittadini non residenti nel territorio comunale.

Tuttavia, “Il Comune di Bergamo, tramite i propri sevizi sociali, aveva loro proposto una sistemazione temporanea in strutture dedicate che presupponeva, tuttavia, la suddivisione del nucleo famigliare, madre e figli da un lato, padre dall’altro. La proposta è stata rifiutata e, nel frattempo, sono subentrati i servizi sociali di Boltiere che, come detto, ad oggi non sono stati in grado di offrire una alternativa che fosse accettata”, continua la risposta del vicesindaco.

Non ritengo possibile né auspicabile un intervento “di forza” che “butti” letteralmente in strada minori e giovanissimi ragazzi al momento privi di alternative alloggiative. Non si può chiedere che si effettuino interventi repentini e traumatici su nuclei
famigliari che vedono la presenza di minori: le modalità operative che costantemente vengono adottate contemperano necessariamente ripristino della legalità e tutela dei minori e delle persone in generale”, conclude il documento indirizzato al Presidente del consiglio comunale.

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