“I vaccini sono arrivati tardi e i tempi per somministrarli sono stretti ma le dosi su cui possiamo contare sono sufficienti”. Così il dottor Luigi Greco, pediatra e consigliere dell’Ordine dei Medici della Provincia di Bergamo, traccia il punto della situazione sulla campagna antinfluenzale per bambini e ragazzi.
La Lombardia, prima regione in Italia, dopo Stati Uniti e Gran Bretagna, ha introdotto il vaccino contro l’influenza stagionale che si somministra come un semplice spray nasale, a due spruzzi, uno per narice, al posto della classica puntura. Abbiamo intervistato il dottor Greco per saperne di più.
Com’è cominciata questa campagna?
È iniziata con estremo ritardo, i vaccini sono arrivati settimana scorsa mentre di solito le campagne antinfluenzali finiscono in questo periodo. Il ritardo ci costringe a correre: i tempi sono stretti ma l’aspetto positivo è che quasi il 90% dei pediatri della provincia di Bergamo ha aderito alla campagna vaccinale. Per poter vaccinare tutta la platea dei vaccinabili bisogna fare sedute extra, anche organizzandosi per utilizzare sedi extra-ambulatorio per garantire il distanziamento e il rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid.
Come funzionava gli altri anni?
Questa è la prima volta in cui viene organizzata una campagna che coinvolge ufficialmente i pediatri: vaccinavamo i bambini cronici e quelli su richiesta dei genitori. Fino allo scorso anno – e tuttora – per i piccoli fra i sei mesi e i due anni affetti da asma grave, gravemente immunodepressi o che vivono con persone gravemente immunodepresse, viene ancora praticato intramuscolare. L’utilizzo dello spray nasale, invece, è previsto dai due ai sei anni, anche se ora è stato esteso a tutta la fascia d’età pediatrica: in Europa è registrato fino ai 18 anni.
Il ritardo che si è accumulato è tanto?
È un ritardo importante. Abbiamo potuto ritirare i vaccini dal 20 novembre. Chi non si è mai vaccinato dovrebbe ricevere due dosi e l’Aifa ha dichiarato che è possibile somministrarne una sola ma ovviamente non è la soluzione ottimale. Sembrerebbe, comunque, che la seconda dosa aggiunga poco vantaggio rispetto alla prima in chi non è stato vaccinato in precedenza. Sarebbe stato meglio iniziare al campagna a ottobre in modo da concludersi tra la fine di novembre e i primi di dicembre, invece la campagna ha preso il via a fine novembre e dovremmo terminare a metà gennaio. L’ampliamento della platea dei vaccinabili, inoltre, sicuramente rende l’organizzazione più onerosa.
Le dosi stanno arrivando?
Si, avevamo il timore che fossero eccessivamente razionate e invece ci sono e la deadline della campagna è prevista il 31 gennaio.
Il picco dell’influenza solitamente arriva a fine dicembre, giusto?
Si, ma il freddo di questi giorni non aiuta. Novembre è stato piuttosto mite e speravamo che il virus si attivasse con ritardo ma se comincia la circolazione nella popolazione infantile la possibilità che si diffonda è elevata. I primi ad ammalarsi, infatti, generalmente sono i più piccoli: l’uso delle mascherine, la sanificazione delle mani e il distanziamento, però, potrebbero essere dei deterrenti.
La vaccinazione non è obbligatoria ma consigliata: perchè è importante farla ai bambini?
I bambini – soprattutto quelli piccoli – hanno effetti sgradevoli e complicazioni da influenza addirittura superiori agli ultrassessantacinquenni. E negli anni scorsi come pediatri ci siamo sempre chiesti come mai non si procedesse alla vaccinazione soprattutto tra i sei mesi e i sei anni: dal punto di vista scientifico non c’è risposta, probabilmente si trattava di una questione economica perchè tutti i dati sono a favore della vaccinazione.
Dove è possibile vaccinare i bambini?
Dal proprio pediatra che in base a come si è organizzato le esegue nel suo studio, in altri spazi messi a disposizione dal Comune e dell’Ats oppure nei centri vaccinali.
I bambini cronici possono essere vaccinati con spray nasale?
Si, purchè non siano gravemente immunodepressi, non abbiano avuto un broncospasmo nelle 48/72 ore precedenti, non abbiano avuto attacchi d’asma tali da richiedere ricovero in terapia intensiva e non siano gravemente allergici all’uovo, alla gentalmicina o alla gelatina che sono eccipienti del vaccino. In questi casi c’è bisogno della vaccinazione intramuscolare. La stessa considerazione vale per i bambini sani che vivono con una persona trapiantata o reduce da un tumore e sta svolgendo terapia immunosoppressiva.
Per concludere, il vaccino antinfluenzale può aiutare nella gestione dell’emergenza Covid?
L’antinfluenzale svolge la funzione per cui è stato ideato: protegge dal virus dell’influenza, il patogeno prevalente durante l’inverno. Ci si ammala meno per uno dei virus che è in grado di allettare milioni di italiani, quindi alleggerisce la pressione sul sistema sanitario.
Foto tratta da Regione Lombardia – Lombardia Notizie
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