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L'analisi

Zapata e Muriel mai così giù: ma a Udine domenica possono rinascere da ex

Entrambi vivono un momento poco brillante e hanno un passato bianconero: domenica cercheranno di riscattare la brutta prova offerta col Midtjylland

Saranno passati quasi 30 anni, la prossima settimana quando giocherà ad Amsterdam, dall’ultima vittoria in Europa a Bergamo: 1-0 sul Colonia, gol di Nicolini, il 12 dicembre 1990. E pazienza, vorrà dire che si aspetterà di rivedere il pubblico allo stadio, per festeggiare un successo nerazzurro, che sarebbe ancora più prestigioso in Champions.

Perché intanto l’Atalanta è già un passo avanti rispetto a un anno fa, quando (11 dicembre, 3-0 allo Shakhtar con gol di Castagne, Pasalic e Gosens) era costretta a vincere per passare, sperando anche in un risultato positivo del Manchester City. Oggi ai Gaspboys basta un pareggio quindi, si potrebbe dire, con ottime possibilità di continuare il cammino nella Coppa dalle grandi orecchie. Beh, diciamo buone chances per essere obiettivi, guardando anche allo stato di salute delle squadre, con un’Atalanta non proprio in formissima e un Ajax che, pur perdendo a Liverpool, con i suoi ragazzi terribili è capace di qualsiasi risultato.

Ad Amsterdam sarà sufficiente anche uno 0-0, ma sappiamo bene che non fa parte delle abitudini di Gasperini e di un’Atalanta macchina da gol, almeno nei momenti migliori. Comunque per restare nel campo dell’ottimismo, si potrebbe dire che gli attaccanti, i due cafeteros, possono solo migliorare. A loro sono legati tanti successi atalantini, tante rimonte come quella sull’Ajax a Bergamo con due gol spettacolari di Zapata. Ma Duvàn contro i danesi era la controfigura del Panterone che stende tutti gli avversari e sfonda la rete con la sua potenza, a volte dava proprio la sensazione di non reggersi in piedi. Discorso simile per Muriel, che con la sua agilità e le sue finte normalmente può superare qualsiasi difensore: Lucho, come si sente chiamare spesso durante la partita, ha un tiro micidiale e preciso, ma tutte queste qualità sono improvvisamente venute meno contro quello che apparentemente sembrava l’avversario più facile. E qualche segnale l’avevamo già percepito, visto quanto l’ha impiegato Gasperini nelle ultime partite.

I vichinghi del Midtjylland, che poi i danesi in campo erano solo tre, cioè il portiere, il capitano Scholz che ha segnato e Dreyer, hanno combattuto come se fosse l’ultima battaglia. In effetti lo era, per loro già eliminati e non erano certo la squadra spensierata della prima sfida, anzi hanno studiato molto bene il loro avversario.

Vero che hanno trovato un’Atalanta col freno a mano, troppo macchinosa e raramente capace di cambiare passo, che ha dato così sempre la possibilità ai danesi di chiudersi. Gomez ci ha provato più di altri a passare, finché è stato in campo: ha preso anche la sua solita dose di calci, sicuramente avrebbe voluto restare dentro anche per onorare le sue 250 partite in nerazzurro. Il Papu è comunque un esempio anche quando non riesce a dare il tocco magico: è lui che dirige il gioco, che distribuisce assist come ha fatto a Liverpool e sarà fondamentale anche ad Amsterdam. Come è stato a Karkhiv contro lo Shakhtar, quando anche senza Ilicic e Zapata la squadra ha risposto presente.

La tappa di Udine è molto insidiosa, ora che i friulani hanno trovato la quadra e non è bello affrontarli con un attacco spuntato, senza Malinovskyi, Miranchuk, probabilmente anche Lammers e Pasalic acciaccati. Però, Zapata e Muriel sono due ex e l’ultima volta, a fine giugno, i loro gol (tre) hanno portato tre punti: se le tradizioni contano qualcosa, se Duvàn e Lucho ci sono battano un colpo.

L’ultima chance è il gioiellino Diallo, che ha già segnato uno dei sette gol a Bergamo, contro l’Udinese. Prima di volare a Manchester, sponda United, avrebbe ancora qualche buona occasione per far felice l’Atalanta.

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